A Bari, città vivace, resiste una nostalgica eredità fascista
A Bari, città vivace, resiste una nostalgica eredità fascista II IO giugno «ella "Milano dal Stiri,, A Bari, città vivace, resiste una nostalgica eredità fascista Nelle ultime elezioni il itisi ottenne 33 mila voti, contro i 28 mila dei comunisti e i 53 mila dei de - Il travaglio della democrazia cristiana che vuol liberarsi dalle pesanti amicizie conservatrici - Il programma per un'industria ed un'agricoltura moderne '/Dal nostro inviato speciale) Bari, 4 giugno. Bari si definisce con orgoglio la «Milano del Sud». Città di antiche tradizioni mercantili (in tempi non lontani gli albanesi traversavano l'Adriatico per rifornirsi abitualmente su questo mercato), dallo spirito commerciale e borghese, ha fondamenta solide vistfuradzoo bci«pche si traducono in un certo | Pagazisuuvchrecorilegtoamtu(mmcnnpnpncsI pbfap16uordine della vita collettiva, nella pulizìa delle strade e delle case, nella mancanza del folclore politico che avvilisce tante città del Mezzogiorno. Pochi i disoccupati (forse 5000 effettivi su 318.831 abitanti), non imponente il giro di cambiali, sicché la ricchezza dei negozi, il gran numero di automobili, la vistosità dei palazzi non sono soltanto una facciata. Sorprende che questa Bari vivace e modernamente orientata custodisca eredità fasciste: Napoli ha una destra paternalistica impersonata da Lauro, Bari ha una destra msi impersonata da un ex ministro dei Lavori pubblici di Mussolini, Crollalanza. Alle ultime elezioni amministrative, nel giugno 1959, oltre 33.000 baresi votarono per il movimento sociale italiano (i voti comunisti furono 28.898, quelli democristiani 53.974) soprattutto per fedeltà al Crollalanza costruttore del lungomare e del porto. Il porto è pochissimo efficiente, ma questo non conta. Le prossime elezioni (163.000 iscritti) diranno se resiste il mito Crollalanza, fenomeno tipicamente locale velato di retorica e di ingenuità. Vota per lui una parte della borghesia, ma anche una parte dell'elettorato povero che si penserebbe orientato verso partiti più ricchi di promesse. Probabilmente il movimento sociale conserverà una certa forza, anche se il mito dovesse cedere; attirerà i voti di protesta, o di dispetto, degli elettori democristiani che non gradiscono il centro-sinistra e che non hanno tradizioni liberali. Il centro-sinistra è deciso. Sì farà se i democristiani, i socialisti e i socialdemocratici conserveranno le loro forze, anche se perderanno qualcosa: la de aveva 23 seggi, il psi ne aveva 10, il psdl ne aveva 1. Totale 34 su 60 (il pei ne aveva 12; 14 ne avevano msi e monarchici uniti, nessuno 1 liberali). Il calcolo aritmetico è semplice; nasconde però un lungo travaglio della democrazia cristiana, in passato fortemente influenzata da forze locali conservatrici e immobiliste. Dopo le elezioni del 1959 c'erano stati tentativi di giunte con appoggio socialista, ma erano finiti con risultato opposto: amministrazione socialcomunista, conclusa con l'arrivo di un commissario dopo le dimissioni del sindaco Papalia (psi), il celebre avvocato barese protagonista dell'incidente con l'arcivescovo monsignor Nicodemo: era 1*8 maggio del 1960, l'arcivescovo aveva definito un « insulto » la presenza del sindaco socialista alla processione per la festa del patrono San Nicola. Dopo quelle esperienze, Ba ri sembrava una città nettamente chiusa a sinistra, benché il socialista Papalia fosse visto da tutti come un moderato, ben lontano da ogni mas simalismo. Ma Bari è una delle città dove più forte è l'in fluenza di Moro. E Moro è riuscito anche qui ad ammorbidire, a convincere, a guadagnare preziosi silenzi o addirittura collaborazioni. Non dirò che l'intera de barese si sia convertita al centro-sinistra in un batter d'occhio, do po tanti anni di diverse sim patie. Tutti gli uomini del par tito si battono per la nuova formula, dopo averla accettata come unica soluzione per ridare un sindaco e una giunta alla città. Lo stesso arcivescovo avreb be pian piano attenuato la sua intransigenza. Un volantino, firmato da monsignor Ni codemo, invita i baresi ad essere « uniti nel voto per costi tuire \m valido argine ai gravissimi pericoli che tuttora gravar u sulla vita cristiana del Paese ». L'allusione sembra chiara. Ma un dirigente de mocristiano si rallegra: « Do po tutto è un invito a votare per noi, anche se proclamia mo di voler fare alleanza con i socialisti ». E' molto difficile, per il profano, seguire le valutazioni preelettorali. Ora il timone della de di Bari e della provincia è nelle mani di un gruppo di giovani amici o allievi di Moro, capeggiati dall'avv. Nicola Rotolo, ammiratore entusiasta del segretario del partito. Ad essi tuttavia si affiancano i rappresentanti della vecchia tendenza. Il prof. Nicola Damiani, guida della sinistra democristiana e indicato come possibile sindaco, anche se il candidato ufficiale è l'ing. Lozupone, ci dice: « Dobbiamo rompere col passato, finirla col sottogoverno, avere il coraggio di sfondare, anche a costo di perdere amicizie e anche a costo di fare un processo a noi stessi. Dobbiamo avviare una politica serta ». Lo stesso prof. Damiani spiega gli errori passati: nuo- mIdaptensc(pMnreinztrdinshsahqapPuleefloastsloilpramatlsccsdteccrt■sfppdFzpDv vi quartieri popolari senza strade, né acqua, né luce; confusi movimenti di manodopera; confusa amministrazione di aiuti della Cassa del Mezzogiorno, ritardato trapianto o insediamento di industrie, benché Bari sia stata la prima città del Sud ad offrire una «area di sviluppo industriale» provvedendo terreni, servizi Pubblici, forniture, oltre gli aiuti della Cassa del Mezzogiorno; centrali ortofrutticole andate a male per impreparazione e per mancanza di studi sui mercati. Si aggiunga che una classe dirigente moderna va formandosi soltanto oggi e che nulla è stato fatto per dare ai baresi, tradizionalmente commercianti e non inclini al rischio, il gusto della razionale industria moderna. La de di Bari parla un linguaggio nuovo: coordinamento dell'industrializzazione ed ammodernamento dell'agricoltura, piani urbanistici, scuole (mancano 500 aule per le elementari), controllo della speculazione edilizia e nuove zone verdi, serio studio delle finanze locali (il comune ha un passivo di 2 miliardi all'anno). I socialisti aggiungono propositi di municipalizzazione di molte Imprese, non tutti condivisi dalla de. I comunisti se la prendono con i socialisti. I missini eon i democristiani. Difficile, come sempre, fare previsioni. Ma sembra probabile che il centro-sinistra si farà, sia in comune che in provincia (dove la de aveva 16 seggi, il psi 5, il psdi 1, su un totale di 36) a condizione miMinniiiniimiiiimiiiiiiimiiHinniiiiiiiimi cnhoen sta 'S^iarS^proprio nella città dove i suoi dirigenti mostrano almeno la intenzione di sanare tanti errori passati. Se alle intenzioni seguiranno i fatti, la de contribuirà a cancellare vecchi luoghi comuni sul Mezzogiorno, in buona parte aggravati da quegli errori. Mario Fazio
Persone citate: Damiani, Mario Fazio, Moro, Mussolini, Nicola Damiani, Nicola Rotolo, Papalia
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