E' morta anche la zia della piccola Daniela

E' morta anche la zia della piccola Daniela E' morta anche la zia della piccola Daniela La bimba, di due anni, ha perduto nel disastro i genitori, la sorella, due zìi, il cuginetto - Le vittime della catastrofe sono salite a 63 (Dal nostro inviato speciale) Voghera, 1 giugno. La sessantatreesima vittima dei disastro ferroviario di Voghera è morta all'ospedale civile oggi alle 13,50. E' Giuseppina Crispiatico, una sposa di 30 anni, che abitava a Soresina di Cremona, coniugata con Serafino Legori, di 34 anni, operaio, morto anche lui alle 8 di ieri, dopo una straziante agonia. I lutti in questa famiglia sono sei: sono deceduti anche il figlio dei coniugi Legori, Agostino, di 4 anni, la sorella di Giuseppina, Annunciata, 31 anno, suo marito Enrico Gritti, 34 anni, muratore, abitante a Milano, e la loro figlia Agostina, di 5 anni. S'e salvata, ed è ricoverata all'ospedale fortunatamente in condizioni non gravi, una seconda figlia dei coniugi Gritti, Daniela, di 2 anni, che continua a invocare la mamma e si dispera perché le suore non gliela portano vicino al lettino. La famiglia stava recandosi a Final Marina per le vacanze estive. Giuseppina Crispiatico, la donna morta stamani, era rimasta imprigionata fra i sedili del suo scompartimento; aveva la faccia a un palmo da quella di suo marito e nessuno dei due poteva compiere il minimo movimento, se non roteare gli occhi, si guardavano, si parlavano anche e chiamavano disperatamente il loro bambino, che però non rispondeva. Un supplizio che è andato avanti dalle 2,35 della notte fino alle 8 per il marito e fino alle 9,30 per la donna. Verso le 8 l'uomo ha incominciato a perdere i sensi; di tanto in tanto li riacquistava, vaneggiava e poi li riperdeva. li medici non riuscivano ad arri-j vare fino a lui con le siringhe: e l'apparecchiatura per le trasfusioni, soccorsi che invece potevano portare, seppure con molta fatica, a sua moglie. La donna era in parte schiacciata dal corpo di una compagna di viaggio, Giulia Fornasiero, di 23 anni, da Milano, per la quals si rendeva necessaria l'amputazione di una gamba. E i medici — i dottori Ferrari, Anselrr e Cervi, del locale ospedale — hanno tagliato l'arto in quelle condizioni. Alle 8, quando si è capito che il Legori stava per morire, 1 .medici hanno iniettato alla moglie dei tranquillanti perché potesse rendersi meno conto di quanto stava succedendo. Questa mattina s'era diffusa là voce che era stata rinvenuta un'altra salma, un bambino, tra le lamiere contorte del locomotore. La voce non aveva fondamento. Cera una bara contrassegnata con una X perché conteneva una bambina dell'apparente età di 8-10 anni non identificata. Una signora, Anna Calvi, abitante a Milano in corso Buenos Aires 53, che aveva già riconosciuto fra i morti la suocera Ida Spotti di 63 anni, e che aveva trovato all'ospedale il marito, Guido Calvi di 38 anni, non riusciva a rintracciare la salma della propria figlia, Maria Francesca di 4 anni. Nelle bare non sigillate non c'era. A un certo momento si è pensato che la bambina fosse rimasta in una fessura delle lamiere del locomotore ed il Procuratore della Repubblica ha autorizzato il dissequestro e la spiombatura del locomotore stesso per permettere agli operai di lavorare con la fiamma ossidrica. Ma essi hanno rinvenuto soltanto una scarpa, due camicie e alcuni album di fumetti. Si è allora pensato eh" la bambina potesse essere in una delle bare sigillate, per le quali era già avvenuto il riconoscimento. E cosi, era infatti. La piccola Maria Francesca era stata rinchiusa nella cassa di Lucia Mazzoni in Baroni, credendo che fosse la sua figlioletta Patrizia di 6 anni. Questa donna e Maria Francesca Calvi erano state estratte insieme dai rottami e s'era pensato che fossero madre e figlia: d'altra parte la bambina era tanto sfigurata che anche i parenti avevano creduto di poterla riconoscere per Patrizia. Soltanto poco prima dei preparativi per i funerali è statp possibile ridare all'angosciata madre Anna Calvi la salma della sua bambina e rimettere fra le braccia della defunta Lucia Mazzoni in Baroni la Bua vera figlia. Negli ospedali locali sono tuttora ricoverate ventidue persone: di queste soltanto due versano in pericolo di vita: la signorina Giulia Fornasiero, che fu sottoposta all'amputazione d'una gamba sul treno, e la signora Giulia Mariani in Ripamonti, di 31 anno, da Milano. Delle 63 vittime due devono ancora essere identificate: un giovane sui vent'anni e una donna sui trenta. L'uomo è morto all'ospedale e, prima di esalare l'ultimo respiro, pronunciò alcune parole, con accento che sembrava toscano. Chi era ad assisterlo, credette di comprendere questo nome: Silvano De Matteis, e il nome d'un paese, Cusano ■ Milanino. Le crocerossine hanno telefonato all'anagrafe di questo comune, ma il De Matteis risulta sconosciuto. La donna, che era morta al momento dello scontro, si dice che sia la zia del ragazzo; Le due bare, dopo i funerali, sono state riportate all'obitorio del cimitero, in attesa dell'identificazione delle salme. p, 1.

Luoghi citati: Cremona, Cusano ? Milanino, Milano, Voghera