2 giugno

2 giugno 2 giugno Quando ero bambino il 2 giugno apparivano le bandiere abbrunate per l'anniversario della morte di Garibaldi; la prima domenica di giugno, parata militare, bandiere alle finestre (allora si pavesava ben più di oggi). Dal 1861 era quella « la festa nazionale per celebrare l'Unità d'Italia e lo Statuto del Regno » ; così suonava la legge; ma nel linguaggio corrente era la festa dello Statuto. Il decreto legislativo 28 maggio 1947 rese festa nazionale il 2 giugno 1947, « primo anniversario del plebiscito popolare che ha instaurato la Repubblica Italiana » ; la legge 27 maggio 1949 dichiarò il 2 giugno, « data di fondazione della Repubblica, festa nazionale ». Ma si assommano tutti i ricordi, anche quelli remoti, lo Statuto, l'Unità, Garibaldi. Questa possibilità di riunire, come in una sintesi, ricorrenze legate a generazioni diverse, si dà perché — devo scriverlo, pure sapendo di dare un dispiacere a qualche monarchico — se la Repubblica non ha che sedici anni, pare ci sia da sempre. E' come certi edi fici ben riusciti, che s'into nano così perfettamente al l'ambiente, da far dimenti care pure a chi è vecchio della città, che fino a pochi anni fa non c'erano. Questa Repubblica italiana non è nata né cresciuta al suon di fanfare. Naturale sia dispiaciuta nei suoi primi passi a chi voleva il Presidente decorativo, che magari salisse a cavallo, od almeno sapesse fare vibrare le folle parlando da un balcone. A me fa pensare agli inizi di certe famiglie operaie o piccolo-borghesi; sposi che si vogliono bene, ma non gridano la loro passione sui tetti, non curano che gli altri sappiano quanto sia intenso il loro affetto, che capacità di sacrificio ci sia in loro. Non sfarzi, niente più di quel che i mezzi consentono. Verrà su una famiglia sana, che resisterà alle tempeste, lascerà indietro molte altre che avevano avuto inizi ben più brillanti. Dio voglia che in questa sua natura la Repubblica non degeneri. In uno sguardo d'insieme il bilancio dei sedici anni è certo favorevole. E chi volesse cogliere i lati negativi dovrebbe pur tener conto di altri dati, essi pure generali: la stanchezza di un popolo, dopo tante sofferenze; una scarsa passione, uno scarso impegno per la - vita pubblica; la mancanza nelle masse di un forte anelito a riforme, che è il grande aiuto per i governanti. All'attivo di questo bilancio è da segnare un attutirsi degli odii di parte; ci si contrappone, ci si combatte, per interessi morali e materiali, ma diminuisce il numero di coloro che si muovono in base ad avversioni cieche; che vedono un nemico già in chi apre un certo giornale. Am che dove da generazioni c'era la chiusura, si cerca di comprendere; per il clero l'ateo non è più quegli che nega Dio per poter liberamente peccare, ma si cerca, rispettandolo, di giungere alle radici del suo diniego. Si comincia a prendere il gusto del dialogo; la televisione ci reca un beneficio che qualche anno or sono non ci saremmo mai atteso, portando al video gli uomini politici, che espongono i propri programmi, criticano, rispondono agli avversari. Si comprende l'importanza della istruzione; anche in ceti molto modesti, si vuole per i figli un titolo di studio superiore a quello dei padri; ed attraverso i figli si genera un interesse generale per la scuola, per tutti i problemi ch'essa pone. Restano chiazze scure in cui questi interessi non sorgono; è da sperare che si riducano presto, fino ad eliminarsi. Perché la condizione indispensabile per una sana vita politica è l'interessamento del popolo; l'instaurarsi delle dittature, dei regimi totalitari, ha sempre come premessa questa fase del disinteresse generale. Ms Al processo dei frati di Mazzarino il procuratore generale distinse tra i mafiosi, pochi, e l'abito mafioso, diffuso; è un discorso che si potrebbe generalizzare ; chi no» denuncia le malefatte, chi resta indifferente al torto che non lo tocca, chi di fronte ad una sistematica violazione di legge pensa al vantaggio che ne può trarre, ha l'abito del cattivo cittadino. E' in un tale clima che ogni gruppo pensa a sé e non si preoccupa se quanto chiede sia compatibile con l'interesse generale, che si avanzano richieste di autogoverni di gruppi, che tendono a rompere l'unità statale, a derogare alla regola costituzionale di un governo che deve poter rispondere al Parlamento di tutto quel che segue, senza essere arrestato da immunità. E' nel disinteresse per la cosa pubblica che ciascuno accampa diritti e dimentica i doveri. La festa della Repubblica quest'anno in molte città è vigilia di elezioni. Che il fervore di discussioni che accompagna questa vigilia non sia effimero, che ogni 2 giugno scorga gli italiani sempre più memori che la vicenda dello Stato è la loro vicenda. A. C. J emolo

Luoghi citati: Italia, Mazzarino, Repubblica Italiana