Come un sarto di Novara divenne generale in India di Paolo Monelli

Come un sarto di Novara divenne generale in India VITA STRAORDINARIA DI PAOLO SOLAROLI Come un sarto di Novara divenne generale in India (Dal nostro inviato speciale) Nuova Delhi, maggio. Sardhana è un borgo come ce ne sono a decine di migliaia in India, a meno di cento chilometri da Delhi. Si annuncia di lontano con una leggera piantata di palme che hanno il tronco liscio sottile e contorto ed un rognoso ciuffetto di foglie in cima. Sono casupole di fango intonacato, le più ricche, con una strada diritta nel mezzo che è tutta un mercato, le botteghe appiccicate l'una all'altra, ombreggiate da stuoie tese come vele; e davanti ad esse c'è il solito brulichio di gente che non si vede mai comperar nulla. Eppure questo grosso villaggio fu capitale di un giaghir, cioè uno stato feudale creato alla fine del secolo XVIII dall'imperatore mongolo Shah Alam per premiare i servigi di un avventuriero tedesco. La storia è complicata e cercherò di sbrigarmene in fretta. La seconda metà del secolo XVIII capitò in India un certo Walther Reinhardt, da Treviri, che si arruolò nelle truppe della Compagnia inglese delle Indie. Dopo dieci anni di oscure vicende lo si ritrova comandante o proprietario di una compagnia di ventura, inquadrata e istruita all'europea, con ufficiali irlandesi, olandesi, francesi, svizzeri, tedeschi, al servizio di questo o quel ragia in lotta con gli inglesi. Era gran guerriero, grande gaudente, aveva un serraglio di ragazze giovani, e per farsi perdonare questi peccati voluttuosi s'era messo a proteggere le varie missioni cristiane del paese. Per il colore oscuro della sua pelle, e il suo carattere taciturno, lo chiamavano Sombre. Il Sombre nel 1767 pose assedio per conto del ragia di Bharatpur alla città di Delhi e in breve vi entrò vincitore; e lì prese una cotta per una mussulmana giovinetta che non passava i quindici anni venuta con la madre dal Kashmir; e madre e figlia per sbarcare il lunario danzavano in pubblico. Il Sombre pensò sulle prime di aggregare la giovane rotondetta e dagli occhi grandissimi e stupiti al suo harem; ma essa gli disse : « O matrimonio o niente », E allora se la sposò disinvoltamente col rito maomettano, pur essendo cristiano. Grato dei suoi servigi l'imperatore creò un giaghir con privilegio ereditario, uno stato abbastanza vasto con Sardhana per capitale; e quando il Reinhardt morì, l'anno 1778, la piccola danzatrice assunse il titolo di principessa Regnante, begum, e •si pose a capo del piccolo ma solido esercito. A capo sul serio, con programmi bellicosi. Venti sei anni combatté per l'imperato re; dirigeva le battaglie di dietro le tende calate del suo palanchino, fumando la pipa. S'era fatta cattolica poco dopo la morte del marito, ma aveva conservato l'uso mussulmano di farsi vedere a viso scoperto soltanto dagli intimi. Nel I804 concluse un trattato con gli inglesi che le riconobbero i suoi diritti sovrani; e allora voltò saviamente gabbana; e nel 1825 scese in guerra per gli inglesi contro l'antico signore del marito, il ragia di Bharatpur. Arrivò in quel tempo in India a cercar fortuna un giovane novarese di bell'aspetto, Paolo Solaroli. Del quale, e delle vicende per cui arrivò povero in India nel 1825, ed entrò nel 1830 al servizio della begum, e ripartì ricchissimo nel 1843, ho notizia da due fonti non del tutto concordi; una dirò così aulica, un volume stampato in duecentocinquanta copie a Torino l'anno 1906 da Vincenzo Bona, tipografo delle loro maestà e dei reali principi; ed un racconto di Augusto Alfani, noto filosofo e scrittore fiorentino del secolo scorso, che il Pascoli inserì nella sua antologia Fior da fiore. Lessi questa pagina da scolaro, anta anni fa; e una delle prime domande che feci a questa nostra ambasciata appena arrivato fu questa, « Sapete niente di un Paolo Solaroli venuto in India così e così? ». Sapevano molto, sapevano quasi tutto; e mi indirizzarono ai tre fraticelli cappuccini, padre Adeodato da Strada in Casentino, padre Antonio da Castel del Piano, padre Attilio da Roccalbegna che dirigono il Saint John's Seminary che ha sede nella vecchia reggia della begum. E dopo quel che ho veduto, credo la versione di Augusto Alfani sia da preferire a quella aulica. Scrive PAlfani che « Paolo Solaroli nacque povero in Italia, fece il soldato, e morì nel suo paese barone marchese e generale, dopo esser stato re di Sardhana ». Re no, ma uno degli eredi della vecchia begum, avendone sposato una pronipote, e suo successore nel comando dell'esercito. Da giovanetto imparò il mestiere del sarto, che gli venne buono quando andò soldato sì che i suoi commilitoni lo chiamavano una delle migliori lame dell'esercito piemontese. •Ma oltre che tagliare uniformi, sapeva anche combattere; partecipò ai moti del '21 con Santorre di Santarosa; e fallita l'impresa, passò a combattere in Spagna con quei liberali. Tornato in patria, pensò ad aprire una sartoria; ma un suo antico commilitone lo persuase ad andare a cercare fortuna nell'India. E nel suo bagaglio, oltre ai suoi brevetti militari, mise anche le forbici e il metro e il gesso e gli aghi del sarto. Stette cinque anni con le truppe della Compagnia delle Indie, fu ferito due volte, ottenne il grado di capitano; poi volle mutar padrone, e andò a offrire i suoi servigi alla begum di Sardhana. Qui trovò che la principessa voleva vestire a nuovo il suo esercito. Il Solaroli le disse che ci avrebbe pensato lui. Creò uniformi stupende, per i dignitari della corte, per il nipote della begum colonnello Dyce. Col panno avanzato tagliò per sé un'uniforme da generale piemontese. Con la quale fece innamorare di sé una pronipote della begum, Giorgiana Dyce. E se la sposò. Il generale lo fece davvero, condusse le truppe della begum contro le tribù vicine che insidiavano i confini del piccolo Stato. E quando la begum morì, ed il principato passò al colonnello Dyce, egli conservò il comando delle truppe del giaghir e le portò a combattere insieme agli inglesi contro l'Afghanistan. Nel 1843 la Compagnia delle Indie offrì agli eredi della begivn per la cessione del principato più di un milione di sterline di allora, più di due miliardi di lire d'oggi; ed al Solaroli deve essere toccata una pingue parte del prezzo pagato, perché verso la fine di quell'anno lo sappiamo tornato in Italia con sacchi di gioielli e casse di armi e oggetti preziosi e tappeti e stoffe da riempirne parecchie sale di museo, e si comprò vaste tenute che facevano parte dell'antico feudo di Briona nel Novarese; e re Carlo Alberto volle premiare tanta fortuna e tanta dovizia con il titolo di barone. Nel 1848 il barone Solaroli si arruolò col grado di colonnello del Genio nell'esercito piemontese, combatté a Pastrengo e a Santa Giustina, fu premiato con medaglia d'oro al valor militare. Promosso generale nella campagna del '49, continuarono a piovergli addosso onori e ricompense a iosa. Fu deputato di Novara per cinque legislature, fu membro di missioni militari e diplo¬ maclfmtctvscfnpllllllllltllllMlllllllillllillffllMllllll1lllllllllll!lilll matiche all'estero, fu nominato aiutante di campo del rè, e gran cordone di tutti gli ordini cavallereschi d'allora. Nel Saint John's Seminary i tre fraticelli cappuccini mi hanno mostrato una piccola stampa del tempo, ove si vede la begum vecchia e grassa in trono; e accanto ad essa e ai suoi ministri, in vesti indiane c'è anche lui, il sartorello, proprio con la faccia dell'italiano rubacuori, i baffetti gonfi, 1 capelli gonfi, snello nella uniforme che s'era tagliata per sé, con le spalline, le cordelline, i galloni su per il braccio. Paolo Monelli nilllllllllllllllllllllllllllltllllllllllllllllf lllllllM