Negli alunni della «De Amicis» vive ancora lo spirito di «Cuore»

Negli alunni della «De Amicis» vive ancora lo spirito di «Cuore» Simpatica incontra con i ragazzi di una scuola dementare di Piacenza Negli alunni della «De Amicis» vive ancora lo spirito di «Cuore» Avevano inviato alcune lettere a "Specchio dei tempi" per esprimere desideri che definivano irrealizzabili - Li abbiamo voluti conoscere - Abbiamo così scoperto quattro episodi commoventi (Dal nostro inviato speciale) Piacenza, 24 maggio. « Al termine dell'anno scolastico, ti mando alcune letterine scritte in pochi minuti dai miei scolari. Non ti chiediamo nulla, le lettere esprimono eolo desideri irrealizzabili, semplici come i piccoli che li hanno manifestati: vorrei che tu le accettassi come ringraziamento per tutti i momenti belli che ci hai dato durante l'anno, e che ci darai ancora >. Queste le lusinghiere parole «he l'insegnante della quarta elementare maschile « Edmondo De Amicis », signor Luigi Macellari, ha inviato a Specchio del tempi insieme alle toccanti letterine dei suoi scolari. Non potevamo lasciarle senza risposta, perché Spècchio dei tempi ha sempre considerato i bambini come i suoi amie; più sinceri. Una visita agli alunni di Piacenza era doverosa anche per un'altra ragione: la loro scuola — che si tro- va nel rione di Porta Roma, uno dei più industri e popolosi della bella città emiliana — è intitolata ad Edmondo De Amicis, un nome caro al ragazzi di tutta Italia ma specialmente a quelli di Torino, dove trascorse gran parte della sua feconda esistenza. Un terzo motivo, infine, ci suggeriva di andare subito a trovare 1 piccoli amici piacentini: i desideri dei ragazzi non sono mai irrealizzabili, quando sono semplici e dettati dal etn-e. Questa mattina, inaspettati, siamo entrati nell'aula della quarta maschile. L'insegnante titolare — che da dodici anni si prodiga per i ragazzi della < De Amicis >, con spirito moderno e aperto alla pedag >gia più proficua — era assente, a causa dello sciopero. Lo sostituiva una giovane supplente, la signorina Roberta Rocardi. Il direttore didattico del quarto Circolo, dr. Giuseppe Paglia, ci ha accompagnati nella visita, con squisita cortesia Gli scolari erano confusi e commossi, non riuscivano a capacitarsi che Specchio dei tempi avesse fatto tanta strada per andarli a trovare ed esaudire i loro desideri. Maurizio Zaghis aveva scritto. «Un nostro compagno, colpito dalla poliomielite, viene a scuola di rado perché ha una gambina zoppa. Io desidererei che gli fosse regalato qualcosa che gli permetta di muoversi da casa sua a scuola: anche un semplice abbonamento all'autobus ». Al termine delle lezioni, insieme all'intera scolaresca, siamo andati a far visita allo sventurato ragazzo. I suoi compagni gli hanno portato in dono un sacchetto di caramelle e cioccolatini, Specchio dei tempi ha consegnato alla mamma un aiuto in denaro: servirà ad acquistare una bicicletta al ragazzo, quando starà meglio. Si chiama Giuseppe Biasini, ha 10 anni, è figlio, unico. A pochi mesi dalla nascita si è ammalato di polio. E' stato ricoverato all'ospedale fino a sei anni, ha subito cinque interventi. Nel marzo scorso era tornato a casa, cominciava a camminare senza eccessiva difficoltà. La mamma lo portava a scuola in bicicletta, Giuseppe era felice di studiare come i suoi compagni. Dopo venti giorni è scivolato in cucina, fratturandosi la gamba malata. Altre lunghe settimane di immobilità, con la perdita dell'anno scolastico. Adesso sta riprendendosi, ricomincia a muovere i primi passi. Ha accolto i compagni con un sorriso radioso, la mamma ha voluto offrire a tutti il tè con i biscotti, cercando di nascondere le lacrime. Un desiderio altrettanto commovente aveva confidato a Specchio dei tempi lo scolaro Maurizio Ferrari: «Nella mia casa abita un bambino muto, la sua mamma è morta per un attacco al cuore, vive con i nonni e gli zii. Io vorrei che tu gli facessi venire la parola e portassi un po' di serenità in quella famiglia». Mai come oggi avremmo voluto poter realizzare il toccante appallo del bravo Maurizia Pur¬ troppo, Specchio dei tempi non ha virtù taumaturgiche, non può sostituirsi al destino e alia scienza medica Abbiamo sostato nella casa di Carlo Agosti, il bambino che non riesce a parlare. Ha sei anni, è sensibile e intelligente, capisce tutto, ma dalle sue labbra non esce che qualche suono inarticolato. La nonna ci ha spiegato che 11 piccino è venuto al mondo con una malformazione, forse provocata dal forcipe. E' stato visitato da parecchi specialisti, 11 suo non è mutismo vero e proprio, può darsi che sviluppandosi riesca a parlare Ma è molto gracile, è restio a nutrirsi, 11 suo sorriso triste stringe il cuore. La mamma non è morta per un attacco cardiaco: l'ha uccisa, un anno fa, il dolore per la disgrazia della sua creatura. Il babbo è lontano, in Africa, i nonni — di modeste condizioni — affrontano sacrifici d'ogni genere per curare il bambino. Anche per Carletto abbiamo lasciato una piccola somma, con l'augurio che la serenità torni presto in quella casa, come desidera Maurizio. Un altro scolaro, Davide Rossi, aveva confidato: «Per la " festa della mamma " non ho fatto nessun regalo alla mia, e me ne sono pentito molto. Ma non potevo. Vorresti farglielo tu, un piccolo regalo, a mio nome? Sarei tanto contento ». Abbiamo chiesto a Davide quale dono avrebbe fatto piacere alla sua mamma Esitando, nel timore di chiedere troppo, ha risposto che la sua mamma sognava da tempo un orologino da polso. Ne abbiamo acquistato subito uno, di oro, di buona marca. Davide è corso a portarglielo, felice. La madre lo ha abbracciato con gli occhi lustri, non sapeva se ringraziarlo o sgridarlo. La abbiamo convinta a dargli un bacio, anziché uno scappellotto. Alberto Sivelli — un bel ragazzo biondo, il primo della classe — aveva inviato a Specchio dei tempi la lettera più ingenua e curiosa: « Io non sono povero, ma adesso che mio fratello s'è animato la mamma spende gran parte dello stipendio di papà per curarlo. Io ho un canarino che ormai è vecchio. Non voglio che muoia nella gabbia rotta in cui vive adesso, dove mancano le bacchette e c'è lo sportellino rotto, con il pericolo che la bestiola scappi. Desidererei che i suoi ultimi anni li trascorresse in una gabbietta nuova. Questo dono farebbe felice non solo me, ma anche il canarino ». Abbiamo accompagnato Alberto in un negozio di uccelli, perché scegliesse la gabbia più confortevole per il vecchio pennuto. Trionfante, il ragazzo è tornato a casa per traslocare il canarino nella nuova casa. Un'operazione laboriosa, perché anche i canarini si affezionano alla gabbia, come gli uomini alla loro abitazione. Comunque, ha Anito per accettare di buon grado il trasferimento, dietro compenso di una foglia di insalatina fresca. Concludiamo il nostro simpatico incontro con i bravi scolari di Piacenza citando la lettera di Marco Bisogni: « Caro Specchio dei tempi, noi della IV ti conosciamo e quasi tutte le mattine leggiamo le tue opere di bontà. Tra queste, ricordo il cappotto che donasti al povero montanaro cieco. Per me siete le uniche persone che abbia mai conosciuto che fanno tanto bene ai diseredati. Io sono un bambino abbastanza bravo e il mio nome è Marco Bisogni. Ora non ho più nulla da dire, vi faccio tanti auguri di un felice proseguimento ». Noi, invece, avremmo ancora tante cose da dire, su questi ragazzi dal cuore grande come quello del maestro al quale è dedicata la loro ridente scuola. Ma 11 migliore elogio è l'attaccamento allo studio e l'animo gentile che hanno dimostrato nelle loro letterine. Giorgio Lunt Giuseppe Biasini, il piccolo poliomielitico, tra i suoi compagni di scuola

Luoghi citati: Africa, Italia, Piacenza, Roma, Torino