In Assise sette camorristi che con la violenza esigevano "tasse,, dai commercianti napoletani

In Assise sette camorristi che con la violenza esigevano "tasse,, dai commercianti napoletani Dinanzi ai giudici due bande di malviventi accusati di estorsione In Assise sette camorristi che con la violenza esigevano "tasse,, dai commercianti napoletani Agivano sul mercato degli abiti usati - Acquistavano tessuti pagando con un assegno - Poi, con la minaccia delle armi, se lo facevano restituire - Il capo delle « gangs » è morto in carcere - Trenta grossisti ricattati per anni - Tutti gli accusati si dicono innocenti (Dal nostro corrispondente) Napoli, 21 maggio. Ha avuto inizio stamane in Corte d'Assise il processo ad una banda di sette camorristi specializzatisi nel pretendere delle « tasse » dai commercianti, taglieggiandoli e minacciandoli in tutti i modi. I fatti si svolsero a Resina, ove sin dal lO-'iS si svolge uno dei più singolari mercati del dopoguerra: quello degli abiti usati provenienti dagli Stati Uniti. Il mercato, che si estende per una lunghezza di 12 chilometri da piazza Fontana all'abitato di Pugliano, frazione di Resina, utilizza migliaia di balle di stoffa spedite ad un prezzo d'eccezione (oggi si aggira sulle 2000 lire al quintale) e contenenti in realtà non « stracci » ma spesso ottimi vestiti per uomo e per donna, di lana, flanella, cotone, seta ed inoltre pellicce — sia pure un po' logore — e calzature. Per almeno dieci anni,-fino a quando il flusso delle merci non ha preso la direzione di Prato, il mercato di Resina ha rifornito non soltanto Napoli e la Campania, ma gli ambulanti di tutta l'Italia, rivolgendosi di preferenza al pubblico delle fiere di paese. Una. delle imputazioni dice che i sette si erano associati < allo scopo di imporre la camorra (sic'.) prevalentemente ai commercianti all'ingrosso di indumenti usati e stracci sottoponendo costoro ad ogni sorta di angherie, di ricatti, di violenze e di minacce ». Un rapporto della Squadra Mobi le, trasmesso il 2 agosto 1958 alla Procura della Repubblica, nell'accusa di « estorsione aggravata» a tutti i responsabili e riferendosi a una trentina di commercianti periodicamente taglieggiati, spiegava: < Su questi commercianti, da tempo, imperava la camorra, es sendo loro, stessi tenuti in soggezione da parte di un grup «llllIlllllllllllllllIllllllIIIIIIIIIIlllllllIflIllllllllI po di pregiudicati, i quali, mediante violenze e minacce, si facevano consegna °, periodicamente somme varie e quantitativi di merce che non pagavano ». La sentenza di rinvio a giudizio narra come avvenne In scoperta della «gang». Infatti più di una volta polizia e carabinieri avevano cercato di veder chiaro in tutta la oscura vicenda, senza però mai riuscirvi < perché i commercianti, flIllllIItllllllItllllllllllllHlllllllItlllIlllllllllllllll esi inaun ti aea ui, per paura di rappresaglie, preferivano tacere». Il SI luglio 1S.58 il maresciallo di P. S. Mario Di Luca, trovandosi in una via di Resina dove non era conosciuto, udì un colloquio noncitato fra due passanti. Un tale chiedeva all'altro < a titolo di camorra» (questa frase è presa dai documenti processuali/ 20.000 lire. Poiché l'interpellato si rifiutava, il primo alzava la voce minacciandolo. Fu a questo punto lllllllllllllllItllllItllllllllllllllllllIIIIIIIIIlIIIIIItlllB che il maresciallo si fermò e invitò i due a seguirlo in Questura. Il prepotente si chiamava Giuseppe Cacace; la sua vittima Francesco Rizzo. Rassicurato il Rizzo sulla protezione da parte delle autorità, egli, piangendo, narrò una storia quasi incredibile di soprusi e di pericolo perma ncnte in cui da lungo tempo vivevano lui e altri commercianti di Resina, tutti bersagliati da un gruppo di camorristi. Fu invitato a rivelare i nomi delle vittime ed egli, che era informatissimo, fece un lungo elenco dei danneggiati: Giorgio Bartalommeo, Luigi Dutti, Pasquale Del Prete, Vincenzo Cozzolino, Giovanni Salvamarco, Alfio Papale, Raffaele Montella, Armando Del Giudice, Achille Dionisio, Francesco Maddaluno, Mattia Gorgia, Mario Noto e moltissimi altri nomi. La Questura rintracciò ad uno ad uno tutti quelli che, per anni e anni, avevano subito l'opera delittuosa del racket ed essi, vedendo che c'era già chi aveva detto la verità, parlarono, offrendo quindi gli elementi per colpire i responsabili. Le indagini accertarono che capo della camorra era Pacifico Liberato e che egli aveva diviso i camorristi in due bande: una era diretta dai fratelli Giuseppe e Antonio Sannino, l'altra da Francesco Genovese. Una <tecnica> di estorsione comune alle due bande consisteva nell'acquistare tessuti o stracci e pagare con assegni buoni o emessi a vuoto. Successivamente t gangsters », a mano armata, esigevano la restituzione degli stessi assegni. In tal modo impedivano alla loro vittima la riscossione della somma (se all'assegno corrispondeva un credito) o un'azione penale se esso era stato firmato senza alcuna copertura. Inoltre la restituzione dell'assegno eliminava ogni prova almeno più visibile. Le estorsioni non si limitavano al commercianti di tessuti. Questi rappresentavano soltanto l'abituale campo da mietere. Non mancavano altri episodi. Una volta due € guappi », Pacifico Liberato e Giuseppe Sannino, cercarono di costringere un esercente, Gennaro Nappi, a non aprire una macelleria soltanto perché quel commerciante non voleva accettare, tra i propri oneri, anche la « tassa » della camorra. Un altro guappo, Francesco Genovese, tentò di obbligare la proprietaria di un bar, Carmela Esposito, a non cedere in gestione il suo locale, al n. 132 Ai via Pugliano, nel comune di Resina, a Nicola Gagliozzi che voleva fittarlo. Durante la lunga istruttoria il « cervello > del racket, Liberato Pacifico; mori in carcere. Gli imputati sono: i fratelli Giuseppe c Antonio Sannino, Giuseppe Cncnce, Francesco e Ciro Genovese, Salvatore Lucarelli e Francesco Madonna. La prima udienza, oggi, è stata impegnata dalla lunga esposizione dei fatti e dall'interrogatorio di vari accusati, che si sono detti tutti completamente innocenti. E' stato udito anche il maresciallo di P.S. Mario Di Luca, che compì le indagini iniziali assicurando la banda alla Giustizia. C. g. processati giungono Napoli. (Tel.)

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