Generali e ammiragli sull'attenti davanti a Salan rivelano gli intrighi che rovesciarono la 4° Repubblica di Michele Tito

Generali e ammiragli sull'attenti davanti a Salan rivelano gli intrighi che rovesciarono la 4° Repubblica Ima. ss e siÉ&M3-ssa contro il capo dcll'Oas attcsta per giovedì Generali e ammiragli sull'attenti davanti a Salan rivelano gli intrighi che rovesciarono la 4° Repubblica Il gen. Dulac, attuale comandante delle forze atlantiche nel Centro Europa, stringe ostentatamente la mano all'uomo responsabile in Algeria di innumerevoli massacri - L'ex-primo ministro Debré smentito per l'«affare del bazooka» - L'organizzazione clandestina in Africa Settentrionale era già costituita nel 1956 (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 21 maggio. Stasera è terminata l'escussione dei testimoni citati dalla difesa. Forse è terminata anche l'assurda vicenda, consentita dal tribunale speciale nominato dallo stesso De Gnulle, dell'esaltazione dell'imputato, della giustificazione del terrorismo fascista e delle accuse di tradimento, lanciate ora in termini velati, ora con parole esplicite, contro il potere legittimo. Si credeva che tutto l'inaudito fosse stato detto e tutto l'incredibile fosse stato registrato. Oggi c'è stato dell'altro, e di molto grave. Il generale Dulac, attualmente comandante delle forze atlantiche del Centro Europa cioè l'uomo che, dopo il comandante supremo, ha la massima responsabilità dell'orga- nizzazione difensiva dell'Occi dente, ha deposto in favore di Salan, è scattato dinanzi a lui in un rigido saluto militare. 1 111M M ! IM II 1111111 > ! 1111M11M11 ! 1111MIM11M MI certo con intenzione è rimasto a lungo immobile, poi gli ha teso la mano. Prima di lui l'ammiraglio Ploix, a cui il ministro della Difesa aveva inutilmente vietato di deporre, che è stato un ufficiale leale al tempo del putsch, che fu tra i primi a ribellarsi al governo di Vichy e da Pétain fu degradato e condannato ai lavori forzati, aveva detto di non approvare l'operato di Salan perché un ufficiale deve sapere obbedire, ma aveva aggiunto: « In certe circostanze ci si trova nella necessità di scegliere, tra la rivolta e lo spergiuro >; e anch'egli era scattato nel saluto dinanzi a Salan, e gli aveva stretto la mano e aveva cercato di trattenerla avviando con lui una breve conversazione. Ancora una volta non c'è bisogno di_rlferire nei dettagli le deposizioni di altri generali, in servizio o in congedo, con le loro argomentazioni che insistono nel distinguere tra l'onore e il dovere della disciplina, di altre personalità che, a diversi livelli, hanno favorito con i loro intrighi il crollo della IV Repubblica e degli esponenti della comunità europea di Algeria, e delle belle frasi e dei moniti solenni che sono risuonati nell'aula. Ma, anche se, già l'altro ieri, un prete, cappellano dei paracadutisti, aveva paragonato Salan a Giovanna d'Arco, e l'Oas alla resistenza contro tedeschi e aveva detto, strin gendo il proprio Crocifisso, che per Dio il diritto alla vendetta viene prima della carità cri stiana, nessuno si attendeva di vedere alla sbarra dei testimoni, a favore del capo ter rorista, un altro prete, il padre Pascal, che parlava con voce dolce, che sceglieva con cura le proprie parole, e men tre deponeva tenendo le mani giunte, sembrava stesse pregando. <Non sono venuto qui — ha detto — in nome dell'amicizia ». All'accusa che gli domandava cosa pensasse dei delitti dell'Oas e del comandamento di non uccidere, ha risposto: < L'abito che porto detta la mia risposta. Sul terreno del diritto canonico condanno la violenza. Ma, come uumo, so no debole >. Una pausa, si sono uditi dei singhiozzi, e il prete ha aggiunto con voce rotta: c Forse è un mistero, ma capisco Salan ». Gli avvocati si sono levati in piedi, e, questa volta, è stato Salan a tendere la mano, egli che concede questo gesto di amicizia solo ai generali, ai colonnelli e alle alte personalità politiche. Il prete stringeva tra le sue quella mano che ha guidato gli assassini, e piangeva. Quella odierna è stata una udienza lunghissima, confusa, agitata. E' tornato di scena l'affare del bazooka. // generale Dulac, smentendo Debré, aveva affermato che, quando egli era ad Algeri allo stato maggiore di Salan, ricevette l'ex ministro La Malene, inviato di Debré (allora mini¬ scztLlpp1111 e 11 ! i ! ì [ 11 m 11 ! 111 r 11 m 111 11111 r 1111m M1111 • m 11 [ , a stro della Giustizia), ed ebbe con lui una lunga conversazione. Debré aveva negato l'altro ieri di avere mai mandato La Malene in Algeria a prendere contatto con i collaboratori di Salan. Il generale Dulac non ricorda bene di che parlò con La Malene ma, quando la difesa gli esibisce gli appunti sulla conversazione che erario slati stesi a suo tempo dal colonnello Gardon, per un pro-memoria a Salan, afferma che il colonnello Gardon merita ogni fiducia e che, di certo, gli appunti esibiti riflettevano esattamente la conversazione. Ora, in quegli appunti è detto che Debré desiderava sapere se Salan avesse fatto opposizione ad una archiviazione del processo del bazooka e se, in caso contrario, si fosse opposto alla concessione della libertà 2>rovvisoria degli imputati. C'è stato dunque un intervento di Debré per l'affare bazooka, anche se il generale Dulac, stranamente si affida agli appunti di un collaboratore e non impegna la propria memoria. La difesa chiede la venuta alla sbarra del colonnello Gardon (ora generale) che è tra gli ufficiali cui il governo ha vietato di deporre. La richiesta è avanzata con parole veementi e con la minaccia di far tradurre Debré davanti ai magistrati per falsa testimonianza. Il tribunale decide in camera di consiglio di chiedere al ministro della Difesa l'autorizzazione per il generale Gardon a venire a deporre stasera stessa e, perché vi sia il massimo di chiarezza, viene anche chiamato a testimoniare l'ex ministro La Malene. La testimonianza del gene rate Gardon è lunghissima, ri fà la storia, in ogni dettaglio, delle vicissitudini processuali dei diversi dossiers collegati all'affare del bazooka. Se ne ricava un'impressione penosa di confusione, di conflitti di competenze tra le giurisdizioni militari e civili, tra Algeri e Parigi, tra governo ed esercì to, e tra esponenti dei diversi gruppi che erano confluiti nel colpo di Stato del 13 maggio. Gli appunti famosi che smen tiscono Debré si trovano con fermati, ma non in maniera cosi netta. Lo stesso generale Gardon non riesce ad essere d'accordo con se stesso su tutti i particolari. Poi viene un confronto con l'ex-ministro La Malene su notizie d'infima importanza: il confronto, condotto con calma, senza quasi interesse da entrambe le parti, non dà alcun risultato. Le cose rimangono come prima, con l'aggravante che risulta confermato che nes suno, a nessun livello, è esen te da responsabilità e che ogni accusa può essere ritorta contro gli accusatori quando non ci siano stati doppi giochi. Oltre tutto, l'affare del bazooka, potendo dimostrare al massimo che gli attuali accusatori di Salan già complottavano nel '57 per rovesciare la Quarta Repubblica e si ponevano fuori legge, rimane estraneo al processo, che dovrebbe essere quello dei delitti consumati dall'Oas. L'organizzazione clandestina era costituita, nella sua prima ossatura, nel 1956, da alcuni personaggi che conservavano la nostalgia dei servizi segreti di cui avevano fatto parte, durante la guerra, sotto la guida di Soustelle. Ad essa erano collegati almeno due o tre consiglieri gollisti della IV Repubblica, l'esercito, in un primo momento estraneo, fu lentamente interessato alla faccenda a partire da alcuni colonnelli, freddamente furo no montati scandali, artatamente furono preparate crisi di governo e complicato il lavoro dei Gabinetti ministeriali: c'era bisogno di screditare la IV Repubblica perché si pensava che essa meditasse, dopo la vittoria del fronte delle sinistre .del '56, di trattare coi ribelli algerini. L'avv. Biagi che era incaricato dell'* agitazione » nella metropoli s'è vantato alla sbarra dei testimoni d'aver consentito che nel suo ufficio, con false voci e falsi documenti, venissero montati scandali diretti a screditare le istituzioni. E' così che si giunse alla vigilia del 13 maggio. Il generale Dulac ha rivelalo che il 28 maggio del '58, De Gaulle lo incaricò di comunicare a Salan che era necessario te¬ nersi pronti per l'attacco dei paracadutisti a Parigi. Queste rivelazioni dovrebbero servire a dimostrare, secondo la. difesa, che gli accusatori di Salan si credettero nel giusto quando complottavano contro la IV Repubblica per mantenere l'Algeria francese, e non possono perciò pretendere di avere ragione oggi se l'Oas si batte per l'Algeria francese. E la difesa ha potuto produrre anche alcuni documenti, non si sa come pervenutile, che dimostrano che, una volta andati al potere, gli uomini del 13 maggio non esitarono a versare alcune somme a titolo di « rimborso spése » ai loro meno fortunati compagni di cospirazione. Piii d'un mito di disinteressata attività per una nuova repubblica è caduto oggi nella vergogna. Un'infinità di dettagli e di miserie con, uomini bruciati negli intrighi, altri perduti nel doppio gioco, altri ancora, sacrificati oggi alle necessità della difesa di Salan. I maggiori si salvano, com'è sempre • accaduto, le figure minori fanno le spese di questa specie di regolamento di conti. Nessuno è in grado di approfondire i particolari, il tribunale se ne è deliberatamente disinteressato: in fondo, le origini oscure della V Repubblica non devono interessarlo. Domani, per richiesta concorde della difesa e dell'accusa, non vi sarà udienza. Dopodomani cominceranno le arringhe. La sentenza è prevista per <jiovedi. Michele Tito — «-♦- Il vice-ammiraglio Ploix giunge per deporre come testimone al processo contro l'ex generale Salan (Tel.)

Persone citate: Biagi, De Gaulle, Gardon, Giovanna D'arco, Soustelle