Si dimettono cinque ministridi De Gaulle: già sostituiti

Si dimettono cinque ministridi De Gaulle: già sostituiti Protesta contro la politica "europea,, del generale Si dimettono cinque ministridi De Gaulle: già sostituiti Teoricamente la crisi è risolta - Ma è probabile che il Capo dello Stato affretti la riforma costituzionale, sciogliendo le Camere e ordinando un nuovo "referendum" (Nostro servizio ■particolare) Paridi, 16 maggio. Cinque ministri democristiani si sono ribellati al generale De Gaulle e si sono dimessi: sono Pierre Pfiimlin, ministro di Stato incaricato della cooperazione con gli Stati africani; Maurice Schumann, ministro delegato presso il primo ministro e incaricato della sistemazione del territorio; Paul Bacon, ministro del lavoro; Robert Buron, ministro dei lavori pubblici, trasporti e turismo; Joseph Fontanet, ministro della sanità. nmeadlrassestècnUn rimpasto ministeriale si [aè reso necessario e George'ÈPompidou, dopo avere deciso di tenere per sé l'incarico che era stato affidato a Maurice Schumann, ha sostituito Pflim'lin con George Gcrse; Buron con Roger Dusseaulx, Bacon con Gilbert Grandval e Fontanet con Raymond Marcellin. Il rimpasto lascia vacanti i posti di sottosegretario di Stato agli esteri, ai lavori pubblici e al commercio estero, eh» gono stati soppressi. Teoricamente, quindi, la crisi è stata subito risolta, ma in realtà le dimissioni dei ministri democristiani ne aprono una molto grave perché avrà inevitabilmente ripercussioni alla Camera. E" opportuna un po' di storia ministeriale. Tre democristiani soltanto, Buron, Bacon e Fontanet, appartenevano anche al precedente governo di Michel Debré e il loro partito aveva ben precisato che vi partecipavano a titolo personale. Quando Debré dette le dimissioni e Pompidou fu chiamato a sostituirli, apparve chiaramente che per dare al nuovo ministero una base più larga occorreva uno spostamento verso il centro, giungendo possibilmente fino al centrorsinistra, e perciò fu chiesta la partecipazione dei socialisti, dei radicali e dei democristiani. I primi rifiutarono subito, i secondi esitarono; i democristiani, dopo molte tergiversazioni, accettarono invece di partecipare ufficialmente al potere mantenendovi i tre ministri che già c'erano e delegandovi in più Pierre Pfiimlin, presidente del partito, e Maurice Schumann. Subito ci si chiese a Parigi come la partecipazione ufficiale dei democristiani, favorevoli all'Europa supernazionale, potesse conciliarsi con la politica gollista di «Europa delle patrie » o « degli Stati >. Qualcuno affermò che il generale De Gaulle, abilissimo nel manovrare gli uomini, sarebbe riuscito a far fare a Pierre Pfiimlin una politica contraria ai concetti europeistici dei democristiani, come era riuscito a far fare a Debré una politica contraria alla «Algeria francese> di cui Debré era stato il più accanito sostenitore. Sin dal primo Consiglio dei ministri, però, Pierre Pfiimlin sostenne con energia le proprie idee ed il suo partito nel recente congresso della federazione parigina riconfermò la sua ben nota posizione con la stessa ostinatezza che metteva il generale De Gaulle nel ribadire la propria. Da quel momento negli ambienti politici si cominciò a ritenere probabile una crisi a scadenza più o meno breve. Stamr-3 i cinque ministri dimissionari si sono recati al palazzo dell'Eliseo, dove era convocato il Consiglio dei ministri e Pfiimlin è stato ricevuto dal generale De Gaulle, il quale ha tentato invano di fargli ritirare le dimissioni, dimostrandosi — dice un gior- CIccissssscmC naie — alquanto irritato. Poi, mentre il Capo dello Stato entrava nella sala dove lo aspettavano i ministri, quelli democristiani uscivano dall'Eliseo, provocando lo stupore dei giornalisti che non si aspettavano quel colpo di scena. Il segreto era stato osservato, tanto che la prima edizione di un giornale della sera era uscita senza la notizia della crisi. Il Consiglio dei ministri si è svolto in assenza dei democristiani e alle loro dimissioni non viene fatto il minimo accenno nel comunicato che È stato diramato alla fine del ztrmmcidftpdConsiglio. Il ministro delle Informazioni ha dichiarato che esse non sono state neanche commentate al Consiglio, il quale non avrebbe discusso sulle conseguenze della decisione. Le conseguenze si faranno sentire soprattutto quando si svolgerà alla Camera la discussione sulla politica estera che George Pompidou ha promesso per i primi di giugno. Cosa accadrà se verrà presentata una mozione di censura sulla politica europea? L'esistenza del governo Pompidou, nel quale figurano ormai, oltre ai gollisti ed i « tecnici », tre ministri che appartengono ai cosiddetti < indipendenti > (de stra economica), è considerata molto fragile. Si ritiene quindi che ciò potrebbe indurre il generale De Gaulle ad affrettare i suoi progetti di riforma costituzionale, a sciogliere la Camera e a ordinare un referendum sull'Europa e sulle istituzioni nazionali. Stanotte egli ha preso il tre no per Figeac, dove avrà ini zio un viaggio di quattro giorni nei dipartimenti poveri del centro e pronuncerà un discorso che viene " già definito importante. 1. m.

Luoghi citati: Algeria, Europa, Parigi