Il protagonista di «Accattone» condannato a 15 mesi di carcere

Il protagonista di «Accattone» condannato a 15 mesi di carcere Il protagonista di «Accattone» condannato a 15 mesi di carcere Aveva insultato degli operai che lavoravano e un vice-brigadiere di polizia - L'attore scoperto da Pasolini ha accolto con amarezza la sentenza : « Quando uscirò di prigione, tornerò a fare l'imbianchino » - Il suo amico ha avuto 18 mesi (Nostro servizio particolare) Roma, 15 maggio. Ritenuto responsabile di ubriachezza, di oltraggio ad un vice-brigadiere di polizìa e di offese ad alcuni operai incaricati di un pubblico servizio, Franco Cittì, protagonista del film di Pasolini Accattone, è stato condannato a 15 mesi e 15 giorni dì reclusione. Ad essi vanno a sommarsi altri due mesi di reclusione per una precedente condanna riportata nel maggio 1959 e sospesa condizionalmente. Il neo-attore do ' vrà scontare anche questi 60 giorni perché con la sentenza di oggi li beneficio della' condizionale gli è stato revocato. Per quanto fosse stato avvertito di non farsi eccessive illusioni su quello che avrebbe deciso il Tribunale, Franco Cittì ha accolto la sentenza con sorpresa e amarezza. Il suo amico Domenico Sèllarione è stato condannato a 18 mesi e quindici giorni. Per il giovane prelevato da Pier Paolo Pasolini in una squallida borgata di Roma ed avviato con successo nel mondo del cinema, attraverso l'interpretazione di Accattone e di Una vita violenta, la condanna di oggi ha un peso più grave dì quello di una pena qualsiasi. La sentenza del Tribunale, infatti, potrebbe distruggergli un'avvenire che gli si presentava roseo e lusinghiero. Quando venne arrestato la notte del 27 aprile, per essersi ubriacato, per aver insultato gli operai comunali che stavano dipingendo a piazzale Flaminio delle strisce pedonali e per aver offeso un vice-brigadiere di P. S. che lo aveva fermato, Franco ; Cittì' aveva da poco firmato il contratto per il suo film più impegnativo, Mamma Roma, nel quale avrebbe dovuto essere 11 partner di Anna Magnani. Ora, è molto difficile che il produttore del film attenda l'uscita di Franco Cittì dal carcere per continuare la lavorazione della pellicola, di cui sono già state girate numerose scene. Il Pubblico Ministero aveva chiesto per Cittì la condanna ad un anno e 7 mesi e 15 gior-|ni di reclusione oltre la revoca imiiiimmiimiimimimmMimimmmiimim ideila pena di due mesi Inflittagli per lesioni dal tribunale di Roma nel maggio 1959. < E* necessario essere severi — aveva spiegato II magistrato — perché quello accaduto la notte del 27 aprile scorso è un episodio di spavaldo teppismo forse determinato dalla eccessiva facilità con cui Franco Cittì ha raggiunto il successo. Mi rendo conto che vi è qualcuno, forBe, ancora più responsabìle di questo squallido giovanotto 11 quale riteneva di avere raggiunto la vetta e di non dovere rispondere più a nessuno delle proprie azioni. Ma questo non significa che la legge non debba essere rispettata ed applicata ». I difensori del Cittì, avvocati Nicola Madia e Giuseppe Berlingleri, avevano un solo obiettivo da raggiungere: ridimensionare l'episodio e ridurre la eventuale pena al minimo. « Si è parlato di teppismo — ha osservato Nicola Madia — ma in realtà si è trattato soltanto della bravata di un ubriaco che prima ha polemizzato con alcuni operai dai quali venne insultato, e poi si è lasciato sfuggire una frase di troppo allorché venne fermato dalla polizia. Teppismo è ben altro, teppismo significa insidiare la incolumità altrui. Franco Cittì si è limitato a scherzare, a prendere in giro». Per Franco Cittì, ogni speranza è nell'esito dell'appello contro la sentenza. Ma e una speranza molto esile. < Quando uscirò, tornerò a fare l'imbianchino », sembra che abbia confessato amaramente ad un amico che lo salutava, prima di ritornare in carcere. spusbiFranoo Cittì ascolta la requisitoria del P.M. che ha chiesto la condanna a 18 mesi

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