Perché I preti non si sposano?

Perché I preti non si sposano? Perché I preti non si sposano? Il libro che padre Ernesto Balducci ha dedicato a un vecchissimo problema che negli ultimi tempi ha avuto qualche momento di attualità, cioè al matrimonio dei preti (Verche i preti non si sposano?, edizione Nuova Accademia), merita di essere segnalato con particolare riguardo. E non già perché in esso si trovino centrati due o tre punti essenziali della questione, ma soprattutto perché il discorso si riallaccia naturalmente a una questione ben più vitale, che è quella dell'amore fisico. Per quanto riguarda il tema stretto affrontato dall'intelligente religioso italiano, è chiaro che non ci si poteva aspettare delle proposte rivoluzionarie. In fondo, nulla di più veramente rivoluzionario del celibato e del voto di castità: da questo punto di vista il cattolicesimo ha dato alla questione un senso di assoluta novità; e giustamente il Balducci fa osservare come gli stessi protestanti — o almeno la parte più progredita del protestantesimo — sono arrivati a invidiare al cattolicesimo questa soluzione. Con ciò non si vuol negare tutta la parte di sacrificio, di dolore e di privazione in profondità, che il celibato impone ad una grossa famiglia di sacerdoti. Ala per quanto si sia disposti a riconoscere questa grossa frazione negativa, al momento di tirare un bilancio non si può non vedere che essa scompare di fronte all'utile, alla bontà della soluzione adottata. In altre parole, le virtù della soluzione casta superano di gran lunga gli errori e le sofferenze che essa comporta. Naturalmente un discorso come il nostro elimina tutto ciò the rientra nell'episodico e nel libro della cronaca: una zòna che per evidenti ragioni colpisce più facilmente le fantasie, ma non va mai oltre. Non è con l'adottare un regime di libertà che si riuscirebbe ad abolire le cadute, gli errori, i contraccolpi della passione amorosa. Caso mai, si allargherebbe l'area della competizione amorosa e i preti verrebbero troppo spesso a trovarsi nelle nostre condizioni. Il vivere con una donna — mi faceva osservare un maestro del diritto canonico — non significa che uno rinunci meccanicamente à tutte le altre occasiònrMl matrimonio,, quindi, non sarebbe una medicina per chi brucia più degli altri. A poco a poco anche i sacerdoti finirebbero per trovarsi schierati al nostro fianco su un campo di battaglia vastissimo, senza limiti, quale appunto sembrano esigere il nostro tempo e il nostro modo di vivere. Perché qui sta il punto vero della questione: a che cosa ha giovato spostare i confini, predicare l'assoluta libertà degli esperimenti, dei contatti, ridurre la attività sessuale a una serie di rapporti fugaci, epidermici, del tutto occasionali? Chi ha fatto esperienze del genere e abbia il coraggio di guardarsi dentro, è costretto a fare delle amarissime riflessioni: quello che ha imparato è insignificante, ma non basta. Spesso uno ha la sensazione che se_ fosse andato in tutt'altro senso, se, cioè, avesse condizionato l'esistenza con un principio di necessità, avrebbe accumulato un patrimonio molto più autentico e consistente. ■ Non c'è dubbio che l'uomo è legato a un giuoco di rapporti e non può fare delle scelte fondate sull'esclusione di una ' delle due parti. A voler separare 10 spirito dal sesso, e viceversa, si corrono due pericoli, ugualmente gravi. Padre Balducci ha al riguardo osservazioni molto acute: lo spirito da solo approda a una forma d'esaltazione arbitraria, ma allo stesso modo 11 sesso coltivato come unico obiettivo di vita si dimostra una prova vana di ripetizione meccanica. Proprio per quest'ultima ragione, tutta l'enorme letteratura che da molti anni si A dedicata a questa separazione, ha ottenuto il risultato opposto: ha avvilito il sesso, lo ha privato del suo rapporto spirituale che è altissimo ed indispensabile. Questa letteratura, in fondo, ha portato avanti un tipo di lettura cieca del mondo, per cui tutto si ferma all'apparenza, alla superficie, senza riuscire ad entrare mai in profondità. Il sesso è una questione essenziale della nostra condizione; ma separarlo dal resto dell'uomo, prenderlo come simbolo astratto è negargli qualsiasi verità, equivale a farne uno strumento mentre non è soltanto questo: è uno strumento della vita, meglio ancora uno dei due aspetti di direzione. Lo stesso va detto a proposito dell'importanza delle passioni e delle esperienze sentimentali, che ognuno di noi deve fare. Anche qui per un vieto luogo comune si pensa che la Chiesa cattolica respinga il valore delle passioni, mentre al contrario ne postula h presenza, e proprio per le sue qualità discriminatrici e critiche. Ma è chiaro che anche nel giuoco della passione ci deve essere una parte di con¬ trollo e di esame; assumerla come termine assoluto di vita, vorrebbe dire trasformarla in mania e in ossessione. Ripenso a quello che è stato il Triodo d: vivere di Gide, alla sua famosa disponibilità, al suo non volersi rifiutare a nulla; sennonché, perpetuando all'infinito tale atteggiamento, Gide non ha più saputo arrestarsi, diventando oggetto fra gli oggetti, mancando a quello che pure era stato il suo primo compito di ricercatore. Le immagini del vecchio scrittore all'inseguimento affannoso del piacere a tutti i costi mi appaiono oggi in tutta la loro tristezza. E ancora, forse che il vecchio Gide era andato più avanti nella scienza del cuore del primo Gide? No di certo, più frutti coglieva dall'albero separato e dimezzato, più diventava inquieto e insoddisfatto. ' Ma mi preme fare un'altra domanda: insegna di più l'esperienza nel male, o al contrario l'esperienza nel bene che non perda di vista il male? Ci sono state delle sante come Teresa ■miniiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii , o o di Avila che hanno gettato lo scandaglio là dove ben pochi uomini armati di tutte le armi solili scesi, mentre ci sono stati dei grandi dottori del male (pensate a Sade), che non hanno mai visto con tranquillità e sicurezza il senso intero della vita. Sono cose che ognuno di noi può constatare nell'ambito della propria storia: uno si illude d'aver fatto di tutto per strappare il segreto dell'esistenza e alla fine si trova con qualche pagliuzza di dolore, di sfiducia e di miserie in mano; e chi gli viveva accanto in silenzio, senza procedere a esperienze parziali, arrivava molto più in là e con un diverso carico di libertà. Che è poi il compito vero del cristiano, non perdere di vista l'uomo intero. Ora tutta la letteratura che punta sul sesso, isolandolo dal resto del corpo e facendone un equivalente di libertà e di verità; altro non fa che lavorare per la sua diminuzione, altro non fa che spingere l'uomo verso un mondo larvale, grigio e inerte. Carlo Bo ijiiiiiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiitiiiitiiitiiif iiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Avila, Balducci, Carlo Bo, Ernesto Balducci, Gide, Padre Balducci

Luoghi citati: Sade