La Polonia ha deluso a Cannes con una pietosa storia di circo

La Polonia ha deluso a Cannes con una pietosa storia di circo CONTINUA NELLA MEDIOCRITÀ9 LA RASSEGNA INTERNAZIONALE DEL CINEMA La Polonia ha deluso a Cannes con una pietosa storia di circo I polacchi, che avevano negli anni scorsi presentato pellicole di valore come «Madre Giovanna degli Angeli» e «Kanal», hanno perso quota con « L'impossibile addio » • E' un film antiquato, fiacco e prolisso - Curiosità e applausi per l'italiano « Mondo cane » - Festeggiato Harold Lloyd (Dal nostro inviato speciale) "Cannes. 12 maggio. Il primo dei tre film italiani «•"io concorrono alla Palma a'oro, Mpndo cane, è Btato proiettato oggi, due volte, alle 15 e alle 19, davanti a un folto pubblico, attirato dalla fama di « arrabbiato > che l'originale documentario di Jacopetti, Cavara e Prosperi si è procaccia*» anche in Francia. E la brama di forti commozioni non è andata delusa; quel repertorio di immagini scrupolosamente crudeli ha provocato squittii, raccapricci, tensione e applausi: quel che si voleva. Cette chienne de vie è il titolo che gli hanno dato in Francia. A rimettere lo stomaco sconvolto dalle droghe di Jacopetti, un brodo ci voleva. Ma non così lungo e scipito Una bella sconosciuta per interpretare in film la parte della partigiana Parigi, 12 maggio. Ne « Il giorno più • lungo», il film di Darrvl Zumi rk che rievoca lo sbarco degli americani in Normandia, la parte di una « resistente » francese è stato affidato ad una sconosciuta. « Niente vedette per incarnare una clandestina », ha dichiarato Zanuck. Egli ha scelto una rossa dagli òcchi verdi, che; fu « mannequin » di Dior e Givenchy: Irina Demich, di 25 anni, che ha scoperto a Saint-Tropez. E' figlia di emigrati russi, e non ha mai fatto del cinema. Zanuck ha rivestito il suo corpo perfetto con abiti da quattro soldi, ha fatto ridere o urlare di dolore la sua bocca un po' grande, ha fatto piangere i suoi occhi bellissimi, e torcere sotto la tortura dei nazisti il suo collo di statua. In questo film che sta per essere terminato a Parigi, attorno alla sconosciuta è stato lanciato un nugolo di attori famosi come John Wayne, William Holden, Bourvil, Jean Louis Barrault, Daniel Gélin, Bernard Blier e numerosi altri. egrgtcquale è stato Doto bea okten, («L'impossibile addio»), p're-^sentato dalla Polonia. Il cine-, ma polacco, che l'anno scorso aveva presentato a Cannes « Madre Giovanna degli- Angeli » di" Kawalerovicz, e più addietro, l'indimenticabile < Kanal » di Wajda (per tacere di altre dignitose opere esposte a Venezia), sembra avere improvvisamente perso quota con un film antiquato e fiacco, prolisso e inutile, il quale rifrigge i vecchi motivi dei film di circo nientemeno che alla romantica insegna del < ridi pagliaccio ». E dire che « L'impossibile addio » è l'opera prima di un regista di 29 anni, Stanislas Jedryka, un giovane a cui il cinema non dovrebbe ancora presentarsi come un campo di reminiscenze. Qualche promessa iniziale si disperde quasi subito. Siamo al momento in cui un piccolo circo di provincia entra in agonia: un ispettore del mini stero della Cultura, constatato lo squallore dello spettacolo e la miseria degli incassi, soltanto per compassione concede al complesso ancora un mese di vita. I poveri guitti si stringono intorno al loro direttore, combattuti e divisi tra l'avHimento e un resto di orgoglio. Perché naturalmente nessuno di loro, né la cavallerizza, né l'illusionista, né l'acrobata, né il pagliaccio eccetera si rende conto di non valere niente. Mentre ancora sperano e promettono di fare del loro meglio, un giovane vagabondo si viene a ficcare tra loro; lo riconoscono, è il figlio d'un celebre mimo, mimo egli stesso, qua e là, alla ventura. Invitato a dar saggio di sé, Robert imita uno scimmione, piace, è precipitosamente aggregato alla compagnia, e grazie al suo « numero », gli incassi cominciano a salire. Ora un primo guaio del film è questo mimo, il quale vi si dovrebbe dischiudere come un flore, impersonato dall'attore Wieslavv Golas, uno scialbo incrocio tra Ridollni e Danny Kaye, non è nulla di speciale nemmeno in senso relativo, in rapporto a quel modestissimo circo. Sicché peggio che inutile risulta la insistenza con cui il regista lo cerca, lo inquadra, e lo vagheggia. Acciaccato in questo importante congegno, il film ripiega nella convenzione. La presenza di quel Robert, che pareva la fortuna, è invece la disgrazia del circo; avvilisce i compagni che se ne sentono oscurati, mette in fuoco la di sunione tra ti direttore e sua moglie e la gelosia di questa per la giovane acrobata, dissolve, con la forza della Iettatura, quel poco che vi era ancora di saldo. Non ci sono risparmiati i singhiozzi del vecchio clown che bì picca di emulare il nuovo, i tracolli del campione di forze che vuole osare l'impossibile, l'incana gliamento del prestigiatore su bissato dal suo parodista. I carrozzoni ribollono di pathos; e il pensiero che si stava meglio prima (soprattutto il direttore che teneva a bada moglie e amante) al presenta con tanta evidenza, ■ che lo stesso Robert capisce e si allontana con tutta la pateticità del caso. Che cosa ci ha voluto dire il giovane regista? La tristezze, dei piccoli artisti? Ma non è stato, lui, abbastanza grande da farcela sentire. E si è avviluppato nella sua storia con la rosea compiacenza d'un manierista. Gli scatti d'un grande mimo li abbiamo invece ritrovati nelle vecchie comiche di Harold Lloyd, di cui è stato proiettato un estratto nella grande sala del Palazzo del Cinema, presente un pubblico di nostalgici che s'è ancora divertito a quei venerandi gags, fondati sulla dinamica del cinema muto. Il presidente del Festival, Le Bret, ha offerto all'attore una magnifica targa, opera del gioielliere parigino Lowenfeld, che .porta incise le immagini della paglietta e degli occhiali, gli emblemi di Harold, con la scritta in oro «Omaggio del Festival di Cannes al grande pioniere del cinema >. Nella mattinata altre feste sulla tolda della portaerei americana Independence, qui in rada, han¬ no rievocato, nell'ambiente piùadatto, l'epopea delle torte alla panna, di cui Harold Lloyd fu una delle maggiori espressioni. Leo Pestelli a o a a o o a l a i e Jean-Claude Brialy (da sin.), Jeanne Moreau e Anatole Litvak al Palazzo del Oinema