Una rara opera del '700 apre il Maggio fiorentino

Una rara opera del '700 apre il Maggio fiorentino "Aniigona,, di Tommaso Traetta Una rara opera del '700 apre il Maggio fiorentino (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 12 maggio. Bisogna pur narrare, in breve, l'avventuroso soggetto delVAntigona, che, obbliata da circa duecento anni, ha festosamente, mondanamente, aperto nel Comunale il XXV Maggio musicale, e presentato un preclaro operista, Tommaso Traetta, pugliese, ed un buon librettista, Marco Coltellini, toscano, assai stimati fuori più che in patria. Polinice, che per ascendere al trono tebano aveva portato le armi contro la patria, duella col fratello Eteocle, l'uccide e ne è ucciso. Il maggiorente Adrasto offre la corona a Creonte, di cui il figlio Emone è fidanzato con Antigone, sorella dei caduti, quindi regale erede. Creonte vieta ad .,'Antigona e alla sorella Ismene *la sepoltura di Polinice. Antigona prowederà comunque a dar pace alla spoglia, bruciandola. Durante la notte la fa deporre presso una porta della città, e accende il rogo, poi affida l'urna con le ceneri a Emone, affinché la sotterri nel sepolcreto dei re. Scoperto, Emone sì dichiara colpevole, ed è incarcerato. Antigona lo smentisce, e dal tribunale presieduto da Creonte è condannata e richiusa in una tomba. Adrasto informa che Emone, fuggito dalla prigione e precipitatosi da un'alta rupe, è forse perito. La severità di Creonte vacilla. Emone, che vuol morire insieme con la fidanzata, la raggiunge. Stanno per pugnalarsi a vicenda, allorché Creonte interviene e li grazia. Fu Caterina II e la sua corte a godere la primizia delVAntigona, composta nel 1772 dal maestro bitontino. che sette anni guidò la cappella pietroburghese, e la lasciò, 'stanco, come altri italiani in quel secolo, del clima e dei mutevoli umori degli aristocratici e dei burocrati. La dignità let teraria e l'appassionato intreccio del libretto, derivato da Sofocle, e il fervore della composizione, in più aspetti complessa e insolita, certamente piacquero all'intelligente sovrana, edotta delle polemiche in Europa per un rinnovamento dello schema del melodramma metastasiano, avvizzito nella pratica di troppi librettisti e musicisti scìattoni, ossequenti a boriosi belcantisti. Non intenderebbe il pregio dell'Antifona e l'importanza culturale di questa rievocazione fiorentina chi trascurasse di ricordare che in quel secolo, propugnatore di < riforme » anche teatrali, letterati italiani, tedeschi, francesi, avevano sollecitato innovazioni melodrammaturgiche, quelle che librettisti ed operisti nostri cominciarono ad attuare, e che Gluck proseguì con alta potenza lirica e con ardita volontà. Anche è da ricordare che i più progressivi italiani poterono continuarle fuori d'Italia, dove il gusto del pubbli co era meno edonistico e le condizioni più propizie. NelVAntigona, nuovamente forma ta, il Traetta si giovò anche della numerosa orchestra e de gli ottimi coristi della cappella imperiale. E per ricalcare la moda della tragèdie lyrique del che non sapremmo in verità lodarlo, fornì la musica a molti balletti, e consentì perfino che le parti dì Eteocle 6 di Polinice fossero solamente mimate, il che parve stravagante. Non mancava un divertissement pel lieto fine. Ma un'opera non vale, si sa, per le strane novità formali, né per le idee, come suol dirsi, precorritrici. E nell'A>i/f gona è da cercare, oltre la cordialità e fecondità melodiosa dei meridionali, l'entità drammatica. L'interverrto del coro, per esempio, reca talvolta un tragico accento, come diretta partecipazione sentimentale agli eventi, così nella scena del rogo e nell'invocazione della grazia a Creonte; talvolta si stringe a una voce solista, talvolta è indifferente. Le arie intonate dalle sorelle rifletto no per lo più il loro diverso affanno, lievi quelle- di Ismene, e frementi e tormentate o lamentose, spianate, e bellis sime, quelle della protagoni sta, la quale, se si sbriglia in qualche faticosa e Inutile c aria di bravura >, declama energicamente in gagliardi recitativi accompagnati, come nella scena della tomba. Con questi rapidi accenni si è implicitamente risposto al quesito della consistenza totale. Indiscusse la maestria e la piacente vena del Traetta, il vigore creativo ora riluce, ora si offusca. Alla suggestione delle proposte librettistiche, cioè alla sollecitata espressione lirica di sentimenti e passioni di propri personaggi in vari momenti vitali, la sua emozione e fantasia rispondevano occasionalmente, intense o svagate. La quasi alternanza incuriosisce. Ma è vano tentare ipotesi, poiché il difetto in•timo è iavidente. E' tuttavia verosimile che al proponimento, anzi alla sensibilità stimolata dal vagheggiamento d'un alto teatro si siano opposte lcq l'usata maniera di comporre, grave pigrizia, e l'influenza del cattivo gusto del pubblico, attratto dal mediocre anziché dall'elevato godimento. Non si dimentichi che una diva del canto, la Gabrielli, era adorata anche a Pietroburgo, e che per il piacere delle sue melodiose carezze voluttuose la maggior parte degli uditori avrebbe rinunciato al meno adorno, ma più urgente, temprato, scandito, drammatico recitativo congiunto a eloquenti espressioni armoniche e orchestrali. E per tutto ciò il pensiero ritorna, ammirato, nella cerchia di siffatti melodrammi, ai massimi di Gluck. Numerosi forse quanto gli italiani meno preparati, gli spettatori stranieri, americani specialmente, hanno accolto con interesse e soddisfazione questa primizia, presentata con uno sfarzo perfino esagerato di comparse, danzatori, mimi (coreografia di A. Millos), coristi, costumi, e tralasciamo ogni commento alle omissioni e alle aggiunte, parimenti ingiustificate. In massima, la regìa di A. Fersen, l'allestimento del Caliterna, i bozzetti del Ghiglia, son riusciti, come volevano, oltre modo spettacolosi. Correttamente il maestro Aldo Rocchi aveva dichiarato i modi della sua revisione. Sempre pronto, 11 maestro Sanzogno ha provveduto con vivacità alla concertazione. Efficaci, per le voci squillanti e la dizione nitidissima, i tenori Picchi e Lazzari, anche la contralto Companeez. Meno felice, la cooperazione delle soprano Udovick, protagonista, e Rota; la declamazione è parsa frequentemente offuscata dall'oscillazione sonora. A. Della Corte

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