Tito accusa i dirigenti iugoslavi di provocare una crisi economica di Paul Yankovitch
Tito accusa i dirigenti iugoslavi di provocare una crisi economica Drammatico discorso del Maresciallo a Spalato sulla congiuntura Tito accusa i dirigenti iugoslavi di provocare una crisi economica Corruzione e imprevidenza all'origine delle gravi difficoltà attuali - Annunciati drastici provvedimenti e la sostituzione dei responsabili - Nuove tecniche per l'agricoltura, ma non si tornerà ai kolkos - E' urgente riorganizzare iì commercio con l'estero (Nostro servizio particolare) Belgrado, 8 maggio. Inaugurando la centrale idroelettrica di Spalato sul litorale adriatico, la più potente della Jugoslavia, il maresciallo Tito ha pronunziato un discorso dedicato per la maggior parte alle difficoltà economiche in cui il paese si dibatte ormai da alcuni mesi. Con una sincerità che ha stupito tutti, egli ha denunciato « gli errori e le responsabilità di certi dirigenti > ed ha criticato con una insolita severità l'organizzazione del commercio interno ed estero, il sistema che ha regolato la pianificazione e gli investimenti, l'aumento dei prezzi e dei redditi individuali attribuito non al lavoro ma alle speculazioni e alla corruzione. * Molti si chiedono — ha detto Tito — come siano potute accadere cose del genere. Alcuni ritengono che tutto dipenda dai rapporti più stretti con l'Occidente, per altri questi sono i risultati di una democrazia applicata con troppa larghezza. Ma personalmente sono certo che la nostra debolezza derivi dal fatto che i comunisti sono stati assai poco accorti. Del resto si sono avute manifestazioni poco edificanti sia tra i comunisti che tra i non iscritti al partito >. Per porre rimedio all'attuale situazione, il maresciallo ha annunciato una serie di provvedimenti che saranno applicati rigorosamente, e l'instaurazione di un sistema di < controllo sociale >. Il commercio interno sarà riorganizzato. Si farà a meno di tanti intermediari fra produttori e consumatore, I prezzi saranno sottoposti a un severo controllo e si agirà con decisione contro le frodi e le infrazioni economiche di ogni genere. Se queste misure si riveleranno inadeguate a risanare il commercio, si procederà alla sostituzione dei responsabili: <Ci sono dei casi — ha affermato il presidente jugoslavo — in cui i dirigenti di imprese e le autorità locali si mettono d'accordo e rendono impossibile ogni critica al loro operato. Ma chi usa simili sistemi sarà punito come merita, se non presterà ascolto a questo appello >. Dopo aver ricordato che il debito della Jugoslavia con gli altri paesi è di circa 900 milioni di dollari (pari a quasi 500 miliardi di lire italiane). Tito ha censurato aspramente l'attività delle ditte di importazione e di esportazione. Queste, infatti — più di 540 — sono guidate non di rado da < commercianti vecchi e disonesti », < speculatori >, < gente corrotta > che possiede conti in banca all'estero. I dirigenti viaggiano da un paese all'altro a spese delle loro imprese e trascorrono mesi interi fuori < passando da un caffè all'altro senza riuscire a trovare un cliente ». Gli affari conclusi con gli altri paesi hanno spesso costituito < un attentato al prestigio della Jugoslavia, provocato danni economici o complicazioni diplomatiche ». Anche il sistema degli investimenti si è rivelato pessimo. Sono state costruite opere inutili e troppo care; e molte fabbriche presto saranno costrette alla chiusura. Quanto all'agricoltura, deve essere riorganizzata, affrettan done la socializzazione. Questo non vuol dire però che la Ju goslavia tornerà ai kolkos ma solo che i contadini dovranno associarsi per applicare le te cniche moderne di coltivazio ne della terra. La violenta requisitoria del Capo dello Stato contro le « anomalie » di cui soffre Ve conomia ha suscitato più volte gli applausi delle 500.000 per sone presenti all'inaugura zione. «Certi comunisti — ha sot tolineato Tito — non badano che agli interessi del proprio rvmptorssusntSsnprcbmncbdpzlmpsbspllslrnimi ni intimi in nini iim ristretto circolo. E ciò ha provocato lo scontento politico e molte irregolarità nelle sei repubbliche. Inoltre certi scrittori borghesi e certe riviste ricordano con nostalgia il passato. Cosi stordiscono la nostra gioventù e incoraggiano un nazionalismo deteriore. Ma se non si difende l'unità, si favorisce la disgregazione di tutte le repubbliche, che esistono proprio perché c'è lo stato jugoslavo». In politica estera, il maresciallo ha riaffermato l'avversione per tutti gli esperimenti nucleari e la necessità di risolvere il problema del disarmo. Egli ha anche protestato contro le misure di discriminazione adottate, a suo avviso, dal Mercato Comune e ha confermato che è imminente una riunione degli esperti economici dei paesi neutrali. Paul Yankovitch Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de « La Stampa»
Luoghi citati: Belgrado, Italia, Jugoslavia, Spalato
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