« Caccia alle streghe» e intrighi politici in un modesto film di Otto Preminger

« Caccia alle streghe» e intrighi politici in un modesto film di Otto Preminger . L'AMERICA HA APERTO LA RASSEGNA DEI FILM IN CONCORSO A CANNES « Caccia alle streghe» e intrighi politici in un modesto film di Otto Preminger Tempesta a Washington si avvale di un eccezionale cast di attori (Pidgeon, Fonda, Laughton, Don Murray, Lawford, Franchot Tone) ma non è molto più che un verboso polpettone - Mario Soldati minaccia di dimettersi dalla giuria del festival per protesta contro la soppressione di un episodio da Boccaccio '70 (Dal nostro inviato speciale) | Cannes, 8 maggio. Dopo il frontespizio occupato da Giovanni Boccaccio e da Sophia Loren, la prima pagina del Festival di Cannes porta la firma di uno dei più popolari registi di Hollywood, l'austriaco Otto Preminger, la cui destrezza nel rasentare l'anticonformismo (L'uomo dal braccio d'oro, Anatomia di un omicidio) trova conferma in questo; panayision In bianco e nero Tempesta a Washington («Advtóe and consenta/dóve, novello Asmodeo, egli solleva la cupola del Campidoglio americano per farcene vedere i brutti intrighi. Il film deriva da un romanzo di Alien Drury, un vecchio corrispóndente da Washington dei giornali nord-americani, vincitore del premio Pulitzer e già passato con molto successo sui palcoscenici di Broadway; e la sua vicenda adombra, sotto falsi nomi, personaggi ed episodi appartenenti al periodo della cosiddetta « caccia alle streghe >. Le scene dei dibattiti senatoriali, che prendono gran parte della vicenda, sono state girate nel palazzo del vecchio Senato, e più precisamente, nella famosa c Caucus Room », dove il senatore Mac Carthy si rese tristamente celebre per le sue filippiche nazionalistiche. Preminger,' e prima dì lui Drury, hanno coraggiosamente bollato quella infelice politica nutrita di pregiudizi astiosi, senza tuttavia esagerare nella satira, che anzi si risolve in una apologia del costume democratico americano, capace di riconoscere i propri erroiri e di porvi tempestivamente rimedio. • Con tutto questo il soggetto è cosi strettamente legato alle faccende interne degli Stati Uniti, che difficilmente 11 nostro pubblico, già poco propenso ai film politici, vi potrà prendere un appassionato interesse. Dal suo canto il regista non ha portato luce'd'arte in questa vicenda dì intrighi elettorali che nonostante la intrusione di motivi drammatici o addirittura gialli (compreso quello, ormai di prammatica, della omosessualità) non è molto più che un verboso polpettone di grande pulizia artigiana. Ma il cinema americano, quando si sente debole su un lato, rinforza l'altro. Tempesta a Washington infarcisce il suo senato immaginario di autentici « senatori» hollywoodiani quali Walter Pidgeon, Henry Fonda, Charles Laughton, Don Murray, Peter Lawford, Franchot Tone e molti altri, dalle cui schermaglie (che meglio si godono nei timbri della lingua originale) procede tutto il divertimento. Franchot Tone, che somiglia un poco ad Eisenhower, è un presidente degli Stati Uniti minacciato nella salute e perciò ansioso di nominare un segretario di Stato. Contro la persona da lui designata, che è Henry Fonda, si erge terribile Laughton, senatore della Carolina del Sud, il quale ac cusa il candidato di fllocomu nismo. Sostenuto da Pidgeon, il saggio capo della maggioranza, Fonda deve sottostare a una commissione d'inchiesta presieduta dal giovane e intransigente senatore Don Murray; egli riesce a smantellare le prove prodotte dal suo ne mico, ma poi confessa al presidente che esse erano in parte fondate. Il senatore della Carolina trionfa, molto più che l'integerrimo Don Murray resiste alle pressioni presidenziali e intende procedere contro il mentitore. Ma egli ha un nemico personale che facendo finta di difendere il candidato del presidente vuole la sua rovina, e gliela procura mediante un ignobile ricatto che fa leva su un ambiguo rapporto di amicizia avuto da Murray con un commilitone al tempo della guerra di-Corea. Il giovane senatore, felicemente accasato, si vede perso, e dopo un tentativo di ribellione che lo porta a dare un-tuffo in un club di invertiti e a ritrarsene inorridito, cede alla disperazione e si toglie la vita. La tragedia apre molti occhi, e fa si che la lotta per la nomina del segretario di Stato proceda ad armi cortesi fino a dare una votazione perfettamente bilanciata tra i sì e i no. E proprio In quel punto di perfezione matematica muore per eccesso di tensione il presidente degli Stati Uniti; sicché la faccenda della nomina è rimessa al suo successore. Abbiamo dato a quegli uomini politici il nome dei loro bravi interpreti, perché sarebbe difficile separarli e persuadersi che quel presidente e quei senatori siano altro che personaggi cinematografici. Il film non cessa mai d'essere una decorosa finzione, un ludo di attori; e le cose più interessanti sono i tocchi documentari sui luoghi, le sedute e i retroscena del consesso, che risulta perfettamente « americano » così nel bene come nel male. Schiacciate ai margini sono due donne (Gene Tierney e Inge Swenson), che tengono controvoglia un piedino nella politica. Il successo è stato di stima, con molti applausi al regista ? agli interpreti presenti in sala. Il film del pomeriggio, il ce¬ coslovacco L'uomo del primo secolo, diretto da Oldrich Lipsky, può essere appena ricordato per dovere di cronaca. Narra l'avventura avveniristica di un tappezziere proiettato da un ordigno spaziale nell'anno 2477,.fra uomini e donne totalmente mutati fuorché nell'abitudine di fare all'amore. Le profezie sono sogni, e i sogni, ammonisce « Il Galateo >, è meglio tenerseli per sé e per il lotto. Cosi il primo giorno della rassegna è passato senza che di cinema se ne sia visto molto. Ancora si parla di Boccaccio "70 e del torto fatto al regista Monicelli, a proposito del quale si sono lette stamane in alcuni giornali francesi curiose dissertazioni su ciò che è boccaccesco e ciò che non è. Il caso Monicelli è grave, ma più grave è quello del Boccaccio eternamente frainteso. Intanto un giornale della sera porta la notizia che, per solidarietà col regista italiano, Mario Soldati ha minacciato di dimettersi dalla giuria. Gli incidenti non vengono mai soli. ^ 1. P- | Gene Tierney, Otto Preminger, la moglie del regista e Walter Pidgeon arrivano al Palazzo del Festival (Tel.)