Rivoluzione, guerre e stalinismo nei 50 anni di vita della «Pravda» di Enzo Bettiza

Rivoluzione, guerre e stalinismo nei 50 anni di vita della «Pravda» Discorso di JSOusreev al Om*gmmi1£mio Rivoluzione, guerre e stalinismo nei 50 anni di vita della «Pravda» Alla direzione del giornale-guida si sono avvicendati i capi del comunismo russo, da Trotzki a Molotov, a Bucharin • Una lettera di Lenin alla redazione nel 1912: "Perché avete assassinato il mio articolo sui socialisti italiani?" - Nessun accenno al periodo del "culto della personalità" e dei grandi processi (Dal nostro corrispondente) Mosca, 5 maggio. Il giornale-guida del mondo comunista, la Pravda, ha compiuto 50 anni di vita: dal 5 maggio 1912, giorno in cui venne fondata a Pietroburgo, ad oggi, essa ha raggiunto i 16.000 numeri e le centomila pagine. Continuatrice dei primi fogli clandestini ispirati da Lenin, come Visiera, la sua storia è stata intimamente legata alla preparazione e allo scoppio della rivoluzione, alla guerra civile e poi a tutti 1 drammatici eventi del partito comunista russo; per la sua redazione, come organizzatori, amministratori, scrittori politici, passarono i grandi nomi del bolscevismo, Lenin, Stalin, Trotzki, Molotov, Sverdlov, Scripnik, Bucharin, Radek e altri. Invano, nelle lunghe e solenni commemorazioni odierne, abbiamo cercato un riflesso degli agitati avvenimenti nei quali la famosa testata è stata di fase in fase storica coinvolta. Nella mole del materiale celebrativo pubblicato dalla stessa Pravda e dagli altri giornali abbiamo trovato un solo elemento aneddotico che ci dicesse qualcosa, una lettera di protesta Inviata da Lenin, proprio nell'anno della fondazione, alla redazione che gli aveva cestinato un articolo sul congresso del socialisti italiani del tempo: «Perché avete assassinato il mio articolo sul congresso italiano? In genere, sarebbe opportuno informare gli autori sugli articoli non pubblicati. Non è affatto una richiesta eccessiva. Scrivere per il cestino è una cosa assai triste: gli articoli non pubblicati dovrebbero essere restituiti. Ogni collaboratore, anche in un'giornale borghese, chiede la stessa cosa». Per il resto, i silenzi sulla vera storia .del giornale sono più significativi degli elogi rituali spesi per commemorarne 11 cinquantennio. Della funzione che. Molotov, per esempio, ebbe nel cruciali giorni del 1917, quando praticamente svolgeva nel giornale mansioni direttoriali (in tale veste fu uno dei pochi a sostenere la tesi di Lenin sulla necessità di scatenare l'.lnsu'rrezìone con,tro 11 governo, provvisorio di Kerenski) non è stata fatta parola: l'attuale direttore della Pravda, Satjukov, ai festeggiamenti tenuti quésto pomeriggio al Cremlino, ha ricordato Molotov, insieme con Kaganovlc e Malenkov, solo per dire che è un « rinnegato ». Lo stesso Satjukov ha sorvolato disinvoltamente i trenta anni in cui la Pravda fu, nelle mani . di Stalin, uno degli strumenti più maneggevoli del terrori:smo ideologico e politico; e ha det^o invece che in quel periodo il quotidiano lottò contro « trotzkisti e frazionisti ». Del ruolo che ebbe la Pravda e tutta la slampa sovietica nella montatura dei processi contro gli oppositori, veri o presunti, di Stalin, delle parole di fuoBo tratte dal più violento linguaggio del pubblico accusatore Viscinskì che apparivano nelle sue colonne, della folle beatificazione di Stalin vivo, esaltato quotidianamente nei titoli e negli articoli, non si è naturalmente parlato. Non si è desiderato vedere neppure indirettamente la profonda correità del giornalismo sovietico del tempo nella costruzione del mito della personalità. E' stato sufficiente mutare il nome della tipografia della Pravda, che una volta si chiamava Stalin e si chiama Lenin da oggi, dopo una breve parentesi di anonimato, per cancellare il passato. Molti ritengono che la Frauda, la quale secondo la piccola enciclopedia sovietica tira 6 milioni di copie giornaliere, non sia ancora del tutto allineata sulle posizioni del dinamismo krusceviario e faccia, al contrario delle Isvestia, una maggior fatica a tenere il passo con le innovazioni che si avverano di fatto o premono in potenza in ogni settore della vita sovietica. La stessa forma del giornale, gli articoli sempre troppo lunghi e sovente noiosi, la mancanza di vivacità, sembrano non identificarsi con il nuovo clima. Non è a caso che negli stessi ambienti sovietici si faccia con insistenza il nome di Agiubej, genero di Kru scev e giornalista tra i migliori nella cornice russa, come successore di Satjukov alla direzione dell'organo del pcus. Così, come è fatta oggi, la Pravda resta comunque, per la maggioranza della stampa sovietica, il prototipo del quotidiano: le sue varie consorelle repubblicane o regionali (Pravda Ucraini,' Leningrad skaja Pravda, ecc.) ne imitano la testata, 1& lunghezza degli articoli, il tono ufficioso, l'ostracismo alla cronaca giudiziaria e alla moda, l'avarizia nelle informazioni dall'estero. I so vietici, parafrasando la loro Costituzione del 1936, sostengono che in Urss la libertà di stampa è assicurata dal fatto che lo Stato metto a disposizione del lavoratori e delle loro organizzazioni le tipografie e 1 depositi di carta. Lenin, più francamente, sosteneva nei primi anni dopo la presa del potere: «Perché un gover¬ no che fa ciò che ritiene giusto dovrebbe permettere che lo si criticasse? Esso, in realtà, non può permettere una opposizione fatta con armi letali, e le idee sono molto più letali dei fucili ». Nella solenne riunione al palazzo congressuale del Crem lino, alla presenza delle massime autorità dello Stato e del partito, è stato celebrato l'anniversario e Kruscev ha svolto la parte del presidente d'assemblea. Ha tenuto un breve discorso e poi di volta in volta ha annunciato gli oratori ufficiali. Fatto significativo, quando è giunto il momento degli ospiti stranieri, ha dato per primo la parola al direttore del Quotidiano del Popolo di Pechino, Cen Ziun, il quale, tra gli applausi, ha tenuto un discorso politico. Non ha mancato tuttavia dì sottolineare che il partito di Mao Tse-tung marcia sotto le « tre bandiere rosse », cioè la trinità del balzo in avanti, della linea generale, delle comuni popolari, sconsacrata come dogma dì fede dal sovietici. Alla Pravda è stato conferito, per decreto del Soviet supremo, l'Ordine di Lenin e sono state assegnate decorazioni e insegne a tremila persone, tra giornalisti, tipografi, ecc. Kruscev ha poi presentato all'assemblea un messaggio del comitato centrale del saiilimiilllllll 111111111 u t ■ 1111111111 »t 111 ■ i j ■ i i 1 partito al giornale ed ha inscenato, nell'occasione, una parodia delle regole e dello spirito democratico. Ha invitato ì convenuti ad approvare il messaggio, del resto già stampato nella Pravda di stamane. Tutti hannno alzato la mano. Kruscev: «Non precipitatevi ad approvarlo così in fretta, se nù i nostri avversari diranno che siamo antidemocratici ». Ha proseguito, strizzando sornionamente gli occhietti: i Dunque, vediamo un po': chi voterà contro? ». Gli rispondono grandi risate e ride lui stesso. «Chi si astiene?». Altre risate. « Allora — ha concluso Kruscev — 11 testo passa, approvato ad unanimità ». Così si è concluso il festeggia^ mento del cinquantenario del primo giornale sovietico. Enzo Bettiza » ■

Luoghi citati: Mosca, Pechino, Pietroburgo, Urss