Poste telefoni telegrafi sempre di male in peggio

Poste telefoni telegrafi sempre di male in peggio Wss. dii&sswirixio generale Poste telefoni telegrafi sempre di male in peggio «Meglio portare una notizia di persona che affidarla a una lettera» - Disorganizzazione, scarsi mezzi, promesse non mantenute - Al telefono: due ore per ottenere Genova, 15 minuti per parlare con il 14 - Un telegramma arriva dopo 36 ore « Se dovete annunciare a vostra madre in Calabria che vi è nato il primo figlio prendete il treno del Sole, fermatevi a Firenze due o tre giorni per visitare la città e lo stesso fate a Roma, poi ripartite: arriverete certamente prima della lettera che un altro parente, più ottimista di voi, avrà scritto tì giorno stesso della vostra partenza*. Con queste scherzose parole un giovane avvocato di Catanzaro, da poco residente a Torino, è intervenuto nella polemica sul disservizio postale. La sua è una delle tante lettere che in questi giorni ci giungono sulla lentezza della corrispondenza. Il discorso è stato aperto, per l'ennesima volta, da un lettore su « Specchio dei tempi >: < La scottante questione, dopò tante autorevoli promessa ufficiali di porvi rimedio, è decisamente peggiorata*. Da allora le proteste sono diventate fiume, con una sola voce a difesa: quella, ovviamente interessata, del capo ufficio stampa del ministero, il dott. Provini, c Per Torino la direzione ha organizzato un servizio decentrato di distribuzione, creando uffici staccati, e aumentando il numero dei portalettere il cui carico e sempre superiore a quello regolamentare >. Accennava anche alla massa di pósta da recapitare enormemente accre sciuta, « all'ampio programma di recapito motorizzato che comporta un grave onere .per il bilancio*. Questa riserva ha spazienti to i cittadini, che da tempo non credono più alle promesse delle Poste. E' stato osser vato: < se è aumentata lamas sa delle lettere, sono pure aumentati gli introiti*; e ancora: < il ministero delle Poste dev'essere la copia dell'inferno, tappezzato di buone intenzioni*. Oppure: <ma che cosa ci vengono a raccontare di se di decentrate e sollecita distribuzionef Ho ufi yfficig invia Alfieri a due--fatati 'dalla Posta centrale: la <prinur corrispondenza mi viene 'recapitata alle 11. La mia abitazione è sulla riva sinistra del Po: qui !a posta arriva verso mezzogiorno! Sono io l'unico in tutta Torino f ». E' giunta al giornale un'al tra lettera del dott. Provini temendo di non essere stato capito, sottolinea che < l'au mento notevole del volume del traffico, conseguenza naturale delle crescenti esigenze delio sviluppo urbanistico e com merciale nelle grandi città, ha comportato per l'Amministra zione delle Poste complessi problemi di snellimento e di meccanizzazione, che la impegnano nello studio di servizi tecnico - organizzativi - scientifici che comportano per l'automazione investimenti finanziari assai sensibili... Sono allo studio apparecchiature elettroniche costose*. A guardare i postini che giungono trafelati nelle nostre case, curvi sotto carichi sempre più pesanti, viene da pensare che il ministero delle Poste, per ora, si limiti a vagheggiare sogni. La posta viaggia molto lentamente, viene distribuita con i sistemi di 60 anni fa, arriva quando può. Abbiamo imbucato una lettera per Torino alla stazione centrale di Roma; così abbiamo fatto da Piacenza e da Venezia. Risultato: da Roma, sei giorni, da Piacenza due giorni, da Venezia tre giorni. Evidentemente nell'organiz¬ HNliHNMiiiiiiiinMiiiMiiiimimmiiimMiHMli zazione ci sono difetti imponenti aggravati per quanto riguarda la fase distributiva dalla deficienza degli uomini, troppo pochi per una città come Torino, da mezzi quasi anacronistici, dall'impossibilità di far fronte con la sola buona volontà ad uno dei servizi pubblici di maggiore importanza. Scrivere, per chi ha fretta, è sconsigliabile. Telefonare allora? Peggio che mai. Nei giorni scorsi le lamentele per i telefoni sono andate crescendo. Lunedi un lettore ha chiamato Genova alle 16,25 e dopo 15 minuti di attesa prima di parlare con il 14, ha ottenuto finalmente la comunicazione alle 17,40; mercoledì ha ripetuto la stessa chiamata alle 17 e ha potuto parlare alle 19. Una società petrolifera, che si serve delle intercomunali da 20 a 30 volte al giorno, ha dovuto rinunciare a diverse comunicazioni telefoniche con Genova, Palermo e Venezia. Un'agenzia commerciale ha atteso un'ora e un quarto per parlare con la filiale di Alassio. Finché questo succedeva nei giorni dopo le feste di Pasqua e le centralinìste dello Stato si scusavano dando la colpa al lavoro arretrato, le giustificazioni potevano avere anche un fondamento. Ma adesso? Con Parigi, con Londra si parla nNqCgczrvuasdztlpgndgscssjiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiii nel giro di brevi minuti: per Novara occorre mezz'ora, tre quarti per Vercelli, Biella e Cuneo. La teleselezione ci collega, fuori Piemonte, soltanto con Milano. Secondo la direzione dei telefoni le linee dirette con Roma e Genova dovevano entrare in funzione già un anno fa. Il collegamento appariva imminente, poi tutto si è arenato. I soliti conflitti di competenze tra amministrazioni private e pubbliche? E allora, pensa il cittadino, telegrafiamo. Una volta il te legramma era un mezzo sicuro per comunicare a distanza nel giro di due o tre ore. Adesso non è più cosi. A parte il pe riodo pasquale, in cui, a causa della nota agitazione, i telegrammi venivano fatti viaggiare con le lettere, 1 ritardi sono oggi inBpiegabili. Tempo fa le poste, per accelerare il servizio, avevano escogitato il sistema di leggere il testo per telefono al destinatario. Le proteste sono state parecchie, soprattutto per la possibile violazione del segreto epistolare. Risultato: il fattorino dei telegrammi in bicicletta continua il suo lavoro di un tempo. Con la differenza che essendo aumentata la mole dei messaggi, un telegramma impiega anche 36 ore per giungere a destinazione. ppltmcsvdnsnfdpdcptcvnecfnciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Alfieri, Provini