In quattro contro il Casinò di Antonio Antonucci

In quattro contro il Casinò Oggi la sentenza per la rapina di Campione In quattro contro il Casinò José Escarpizo, capobanda dai molti nomi, è latitante - Con lui il complice André Fanget, che aveva inventato il « sistema » per vincere al « trente-et-quarante » - Dei due fratelli Ravizza, uno aveva in banca 90 milioni - E' un conquistatore di cuori femminili: in aula, appena è libero dalle manette, manda baci alle ragazze DAL NOSTRO INVIATO Como, lunedì mattina. Oggi la Corte d'Assise di Como pronuncerà la sua sentenza in merito alla rapina effettuata al casinò di Campione il 10 settembre 1960 e che fruttò il cospicuo bottino di oltre centoventi milioni di lire. Gli imputati sotto quattro: José Escarpizo, Andrea Fanget, e i fratelli Riccardo e An■ drea Buratti Ravizza. I primi due hanno preferito starsene all'estero; sul banco degli imputati, non ci son quindi che i due fratelli. Il pubblico accusatore ha chiesto per tutt'e quattro la pena di sette anni di carcere, ponendoli così sullo stesso piano. Il che, giuridicamente, è ineccepibile. Ma le loro figure sono piuttosto diverse. Vediamole un po' da vicino, cominciando dall'in' dubbio autore materiale della rapina, José Escarpizo. Secondo VInterpol (la poli' zia internazionale) il suo vero nome sarebbe Julio Ignazio Escapisio ma se ne serve di rado. Egli si chia' ma pure José Louis Panis sa o Lombardi, Julio Go mez, Pedro Lombardini, José Louis Rico. Jasos Julio Brisegno, ed altro ancora che la polizia non ha potuto appurare. José Escarpizo ha nel sangue il gusto della roba altrui. Forse glielo ha trasmesso il padre, borsaiolo di fama internazionale. L'Escarpizo, nel giugno del 1960, .è a Campione. Egli, insieme con i due fratelli Buratti Ravizza, e certi Necchi, Giavari, Pianetti, si proponeva di assaltare lungo la strada Campione-Lugano il furgoncino che trasporta regolarmente ogni decade gli utili del casinò. Minimo prevedibile, una settantina di milioni. Un bel colpo. André Fanget, francese, risulta ricco e dichiara che tutta' la sua ricchezza gli deriva dal giuoco. Egli un « sistema » per vincere al « 30 e 40 ». Questo giuoco di carte gode fama di essere tra i più benigni ver so i puntatori. Francesco Blanc, fondatore di Montecarlo, diceva che avrebbe dato in sposa le sue due figlie a un giocatore di « 30 e 40 » ma non già a uno di roulette. Per ogni buon caso la diede a un principe Radz' will e al principe Rolando Bonaparte. A lungo andare, il « 30 e 40 » è rovinoso come ogni altro gioco d'azzardo. Più che un «giocatore di professione» il Fanget può essere catalogato un giocatore forte, cioè di « alte quote », favorito periodicamente da una fortuna eccezionale. La polizia internazionale non crede affatto al suo « siste ma » per vincere e lo sorveglia nel settore degli stupefacenti. I « casinò » della Francia, che sono più di 150, gli vietano l'ingresso come « sospetto corruttore» del personale di gioco. Una figura equivoca, quindi, come l'ha definita senza perifrasi la Pubblica Accusa. Andrea Buratti Ravizza è amico del Fanget, così amico che egli lo ha messo al corrente del suo famoso «sistema». Egli è un bel giovane di 34 anni, il quale dichiara di non aver mai fatto altro che giuocare Verso questo genere di fan nulloneria pericolosa lo ha spinto, magari, un eccezio naie affetto di mamma che gli ha dato anche il denaro necessario alla vita di fannullone. Egli non frequenta circoli, o bische clandestine; egli va da un casinò al l'altro, e ne esce ora trionfante ora a terra. Si spiega così come mai dopo essere riuscito a met tere in banca fino a 90 milioni di lire, finisce magari col trovarsi indebitato e lo lusinga fino al massimo del la tentazione il progetto di quella rapina su strada Egli ha lo spirito del «con quistatore ». Se fosse vissuto all'epoca delle compagnie di ventura, si sarebbe forse arruolato lì, diventando ma gari un condottiero; se al l'epoca della pirateria, gli avrebbero fatto gola le av venture di mare. Nel mondo d'oggi, non c'è che ripiegare sul giuoco e sulle donne. E le donne par che turbinino intorno ad Andrea Buratti Ravizza. Di certo, al processo, prima di ritirarsi con i carabinieri a udienza finita, egli manda baci al pubblico con tutt'e due le mani. Ed è sottinteso che vanno soltanto alle giovani donne che lo ammirano come un « eroe » dei romanzi insoliti. Resta da considerare Ric¬ cardo Buratti Ravizza. Fu lui che, con la sua automobile, portò i rapinatori a Basilea, filando velocemente oltre Lugano mentre la polizia puntava le sue ricerche verso Chiasso. Egli ha confessato cinque volte la sua complicità. In udienza ha ritrattato, dicendo che lo avevano picchiato per farlo parlare. Ritirata infantile che diventa poi infantilissima quand'egli giustifica la sua gita a Basilea con una fuga alla ventura per cercare lavoro all'estero in quanto aveva litigato con la mo¬ glie e voleva farsi una nuova vita. Egli è la figura più scialba dell'intera avventura. Egli è il « parente povero » di casa Ravizza. Egli è una specie di disperso sociale «senza arte né parte» ma non cattivo e meno che meno malvagio, Per lui, la pubblica accusa, pur chiedendo i sette anni, ha detto che se i giudici popolari vor ranno mostrarsi indulgenti, è nei suoi confronti che questa indulgenza sarà la più meritoria ed è anche augurabile. Antonio Antonucci

Luoghi citati: Basilea, Como, Francia, Lugano, Montecarlo