Sul balcone una donna arde come una torcia ysalva avvolgendola in una coperta

Sul balcone una donna arde come una torcia ysalva avvolgendola in una coperta La fiamma del fornello a gas si era appiccata ad una manica della vestaglia Sul balcone una donna arde come una torcia ysalva avvolgendola in una coperta Non è grave, ma ha riportato ustioni su tutto il corpo - Altro episodio: un girovago annega sotto il ponte di corso Regina Margherita mentre cerca di raggiungere il suo giaciglio - Un compagno gli ha praticato la respirazione artificiale, ma inutilmente In via Amedeo Peyron 34, su uno dei lunghi ballatoi che danno sul cortile della casa, una donna ha rischiato ieri di morire bruciando come una torcia. Una vicina di casa le ha salvata la vita soffocando le fiamme con una coperta. Protagonista del drammatico episodio è la signorina Bianca Delfiume, di 65 anni, che abita, sola, In due stanzette al terzo piano. Conduce un'esistenza modesta: non ha alcuna pensione e lavora come sarta. Ieri alle 13. finito di mangiare, la Delfiume metteva a scaldare sul fornello l'acqua per le stoviglie. Nel far questo deve aver sfiorato con la manica della vestaglia la fiammella, e il | i! Itessuto iha preso fuoco. Ma lei non se ne è accorta. Di 11 a qualche minuto è uscita sul balcone. Sentiva odore di bruciato ma pensava che venisse dal cortile e appunto si sforzava di capire da quale alloggio uscisse. Mentre la Delfiume stava appoggiata alla ringhiera, un soffio di vento è bastato ad alimentare rapidamente il fuoco. Le fiamme l'hanno avvolta tutta quanta, trasformando in brace ardente la vestaglia e gli abiti. La donna con un urlo disperato s'è gettata per terra rotolandosi sul ballatoio. Cercava di liberarsi dei vestiti, ma non vi riusciva, vinta dal panico e dal dolore delle piaghe Una vicina di casa, la signora Maria Fortezza, ha udito le grida. L'ingresso del suo alloggio è sullo stesso ballatoio. S'è affacciata, ha visto: e con molta prontezza di spirito ha afferrato una coperta ch'era stesa al sole e l'ha gettata sulla Delfiume. Stringendole addosso lo spesso tessuto ha cercato di soffocare le fiamme. Non sarebbe tuttavia riuscita nell'intento senza l'aiuto d'un altro inquilino, Pietro Baldizzono. Poco dopo, con un'ambulanza della Croce Verde, la Delfiume veniva portata al Maria Adelaide e ricoverata in osservazione. Non è in pericolo di vita, ma ha avuto ustioni di 1» e 2° grado in tutto il corpo. — Un povero «barbone» — Giù- seppe Bosa di 57 anni — è morto annegato l'altra notte nel Po.|mentre, ubriaco, cercava di rag- giungere la baracca di cartone rhe s'era costruito sotto il ponte di corso Regina Margherita, lato della collina. Alla sua dal fine penosa e miserabile hanno assi-stito un gruppo di sventurati che "ivono sotto la stessa arcata. Uno di essi, dopo averlo tratto faticosamente a riva dalle acque, ha corcato invano di rianimarlo praticandogli la respirazione artificiale alla luce d'un fuoco di sterpi. II Bosa abitava in questo luogo da molto tempo. I compagni, venuti tutti dopo, lo conoscevano col nomignolo di « Beffe » e Ignoravano quale vita avesse condotto prima di scendere fra i « barboni ». Sapevano unicamente che era nato a Sala Biellese. La sua baracca — un cubo fatto di scatoloni di cartone tenuti insieme con lo spago e un po' di fil di ferro, non più alta di due metri — era la più vecchia e la più sgangherata di tutte. Il Bosa viveva mendicando e sciupava buona parte del denaro ricevuto ubriacandosi nelle osterie. Più di una volta i compagni avevano dovuto riportarlo di peso al suo giaciglio, perché da solo non sa rebbe mai riuscito a percorrere la ripida stradetta che scende (lfll Parco Michelotti alla riva del fiume. L'altra sera, cioè nella notte di sabato, non c'era tuttavia nessuno ad aiutarlo. Era l'una passata. In fondo al sentiero il Bosa è inciampato, ha cercato inutilmente di afferrarsi al pochi sterpi della sponda ed è rotolato nel Po. Dov'è caduto l'acqua è profonda poco più d'un palmo. Ma il Bosa, con la mente ottenebrata dall'ubriachezza, non ha avuto la forza di sollevarsi, ed è rimasto bocconi, con la faccia nellamelma. Dopo pochi Istanti è passato di Il un altro « barbone », Mario Massa Pinto. Dalla sommità del sentiero aveva udito il tonfo e, arrivato alla sponda, ha scorto il corpo dello sventurato. E' sceso in acqua e gli ha sollevato il capo. Gli è parso che respirasse ancora. Il Massa Pinto ha gridato invocando aiuto, ma nessuno ha udito. Allora, da solo, s'è caricato 11 compagno sulle spalle e lo ha portato sotto 11 ponte. Uno ad uno gli altri « barboni » si son destati uscendo infreddoliti dalle baracche) Il Massa Pinto gli ha tagliato gli abiti di dosso e ha cominciato a praticargli la respirazione artificiale. Gli altri hanno raccolto un mucchio di paglia e hanno acceso il fuoco per scaldarlo. Quand'è parso che l'annegato accennasse a riprendersi — ma forse era solo un'impressione — il Massa Pinto è corso a telefonare alle ambulanze. Ma non è riuscito a farsi capire. Soltanto alle tre sono giunti i soccorsi. Il morto era stato rive' stito con degli stracci asciutti i tutti i « barboni » gli stavano intorno, seduti presso un gran falò silenziosi e smarriti. La salma è stata inviata all'Istituto di me dicina legale. Dai documenti tro vati nella sua baracca il Bosa ri sulta sposato. Farmacie aperte oggi Dalle ore 8,30: piazza Vitt. Veneto 10; p.za Lagrange 1; corso Francia 87; via Roma 24; p.za Repubblica; p.za Statuto 4; via della Rocca, via dei Mille; c. Giulio Cesare 48; c. Belgio 41; v. Tunisi 61: c. Stati Uniti 5; c. Casale 110; c. Vitt. .Emanuele 121; c. G. Cesare 168; v. O. Vigliani 160; v. Stradella 36; v. Cernaia, via S. Dalmazzo; v. Madama Cristina 30: v. P. Braccini 101; c. Sommeiller 31; v. C. Capelli 67; v. Po 14; v. Nizza 108; v. San Donato 55. Bianca Delfiume e la sua salvatrice, Maria Fortezza

Luoghi citati: Belgio, Casale, Sala Biellese, Stati Uniti, Veneto