Le audaci proposte d'un parroco di Grenoble di Filippo Pucci

Le audaci proposte d'un parroco di Grenoble In riferimento ai prossimo Concilio Le audaci proposte d'un parroco di Grenoble Vuole che i cardinali e i vescovi vestano come i preti e rinuncino ai titoli di eccellenza e di eminenza e che il Papa rinunci alle guardie nobili, alle guardie svizzere, alla sedia gestatoria e ai musei vaticani facendo dono dei tesori artistici a un ente internazionale - Inoltre: che ai preti sia concesso di sposarsi e che sia riconosciuto il valore umano del socialismo Nostro servizio particolare Roma, lunedi mattina. c I vescovi, i cardinali lascino gli abiti violacei e rossi, portino la talare dei preti, rinuncino ai titoli di eminenza, di eccellenza, per essere chiamati semplicemente signori, come tutti gli altri. Basta con le mitre, il pastorale e le croci pettorate, sopprimiamo i " monsignori " e i canonici. Dove sta il Vangelo in tutto questo? ». A leggere queste parole, con il sentimento di implicita rivolta che esprimono, tutto si direbbe, fuori che siano state scritte da un ecclesiastico. Ma, la preparazione del Concilio e le attese che esso suscita in ogni parte del mondo, sembrano avere dato la stura alle opinioni più diverse e represse, personalistiche, giuste per una parte, affrettate per l'altra. Chi è che invoca una soppressione così drastica delle forme e dell'apparato codificati da secoli nella Chiesa? E' il parroco di San Marco, a Grenoble, in Francia, il sacerdote Georges Mollard, il quale dichiara di dire ciò che dice « rispettosamente e senza soggezione, riconoscendo che numerosi vescovi e il Papa, manifestamente, sono profondamente umili e sopportano il peso degli onori senza compiacersene ». Sostiene, però, che l'apparato ecclesiastico fa « molto male », è di ostacolo alla fede, è causa dell'asserzione di molti credenti : « Credo a Gesù Cristo, ma non alla Chiesa ». Il prete Mollard aggiunge : « Se il Papa si rendesse conto del male provocato dalla sua corte, sopportata dai più fedeli e più devoti dei suoi figli come un'onta di famiglia, egli non impic gherebbe molto a rimandare a casa guardie nobili, svizzeri e portatori della sedia gestatoria; si libererebbe del peso insostenibile dei suoi musei, facendo dono dei tesori artistici ad una istituzione internazionale. Se il Concilio entrerà in questa via, che dopo tutto non richiede un grande coraggio, sarà sostenuto dalla immensa approvazione del popolo cristiano, approvazione che è di un'altra qualità che non siano i baci degli anelli episcopali o gli applausi in piazza San Pietro ». Lo scritto del parroco Mollard è stato pubblicato dalla nota rivista francese di avanguardia « Esprit », in un numero dedicato a un'inchiesta tra i cristiani in merito al Concilio. Accanto a quello del sacerdote di Grenoble, vi appaiono articoli dei domenicani Chenu, Liegé e Congar — quest'ultimo consultore della commissione teologica preparatoria del Concilio —, di altri esponenti del laicato intellettuale cattolico, di rappresentanti delle confessioni ortodossa, anglicana e protestante riformata. Tra tutti, lo scritto del reverendo Mollard ha maggiormente colpito (per la audacia delle sue affermazioni) gli ambienti ecclesiastici romani. Il parroco di San Marco di Grenoble ritiene che il lavoro manuale darebbe ai sacerdoti la possibilità di uscire dalla troppo ristretta comunità parrocchiale, richiamerebbe su di loro la stima dei lavoratori, i quali giudicano nel lavoro la dignità dell'uomo, porrebbe chiaramente dinanzi agli occhi di tutti l'origine dei loro mezzi di sussistenza E non basta: Giovanni XX1H ha sostenuto e proclamato la bellezza e la elevazione del celibato ecclesiastico, il padre Mollard crede di dovere tornare sull'argomento per chiedere al Concilio di legiferare la possibilità del matrimonio per i sacerdoti. Egli afferma che lo stato matrimoniale non può essere considerato come una rinuncia, come una causa di « sacerdozio in ribasso », e scrive: «I militanti cristiani sarebbero lieti di vedere il prete posto in condizioni di curare religiosamente la totalità della loro vita, e poiché la vita familiare è uno degli aspetti maggiori nella esistenza dell'uomo e del cristianp, piacerebbe loro che egli fosse in grado di assumerla allo stesso modo. Non si tratta, dunque, assolutamente di disprezzo del celibato ecclesiastico, ma di altri valori cui fare fronte. Non domandano che tutti i preti siano sposati, ma che vi siano dei preti | sCugdndvutbtppircsepc sposati. Sarei felice che il Concilio ristabilisse l'antica usanza di ordinare preti degli uomini sposati, a condizione che questi non siano considerati come preti di second 'ordine. Se posti veramente sul piano di uguaglianza con i sacerdoti celibi, essi contribuirebbero a riprendere il dialogo tra il clero e il popolo ». Occupandosi poi dei rapporti tra la Chiesa, il capitalismo ed il socialismo, il reverendo Mollard dichiara che sarebbe necessario che « i cristiani, i quali si sono pronunciati per una economia socialista, come più razionale e più umana, cessino di essere sospettati nella loro fede, in modo che possano trovarsi a pieno agio nella assemblea cristiana. Ciò suppone — spiega — un atteggiamento diverso da quello di una semplice tolleranza; richiede, cioè, che la Chiesa riconosca il valore del grande movimento umano per la giustizia e per la pace che è legato all'avvento del socialismo ; richiede anche che la Chiesa, nelle sue dichiarazioni, non si ponga soltanto all'interno del capitalismo per frenare i suoi abusi, ma accetti di porsi allo stesso modo all'interno del socialismo, per giudicarlo da dentro ». Filippo Pucci

Persone citate: Chenu, Congar, Gesù, Giovanni Xx1h

Luoghi citati: Francia, Roma