Sana finiti per gli umanisti russi i tempi del riso clandestino e macabro di Enzo Bettiza

Sana finiti per gli umanisti russi i tempi del riso clandestino e macabro CON STALIN NON ERANO ALLEGRE NEMMENO LE BARZELLETTE Sana finiti per gli umanisti russi i tempi del riso clandestino e macabro Sotto il generalissimo, anche le storielle parlavano di terrore e di morte: come quella famosa dei poliziotti che fanno confessare l'età ad una mummia egiziana - La libertà è ancora lontana ; ma « Krokodil » ora può scherzare anche sulle elezioni all'unanimità 111 u 1111 111111 u i e n 1111111 ì 1111 n < 1111111111 m li i n i m (Dal nostro corrispondente) Mosca, aprile. Una analisi del senso del comico nella società sovietica non è facile. A differenza che nei regimi di estrema destra, la cui teatralità meccanica è essa stessa la prima e più inesauribile fonte di riso, qui lo spirito satirico presenta una gamma di sfumature proporzionate alla varietà dei problemi di un tipo di dittatura dinamica: aperta, dal giorno in cui nacque, alle più imprevedibili involuzioni ed evoluzioni. Il totalitarismo sovietico è più totalitario di qualsiasi altro, nel senso che investe capillarmente la totalità dei fenomeni della vita sociale, ma non è ridicolo, né- statico; è mosso da leggi che, come ha dimostrato lo stalinisnto^ possono portare ad autentiche mostruosità, ma che nascono comunque da una problematica seria. T,a, violenza e. il crimine 'sono presenti nella storia rus- sa da Ivan il Terribile a Pietro il Grande, dalla lunatica Caterina fino allo spietato Stalin, come strumenti politici che il potere di volta in volta scelse sistematicamente per creare lo Stato, europeizzarlo, industrializzarlo. Quando quarantanni fa fondarono il primo ed unico giornale satirico ufficiale, il Krokodil, esso medesimo divenne subito oggetto di un macabro umorismo. La gente sussurrava: « Avete già sentito che una rubrica del Krokodil sarà prossimamente giustiziata/ ». Tra l'esercizio della satira e quello della violenza si stabili presto, nella società sovietica, un intimo connubio. Del personaggio Stalin, cosi poco pittoresco nella sua modesta casacca militare^ priva di. lustrini e decorazioni, schivo dalle pose plateali, più che da ridere c'era da tremare; l'umorismo orale, vo,n jifflr,inlt>,,cb') ni sttni tempi circolava da voce a voce, è i ; 11 m 111 11 ! 11111 m 11111111111111 m n 1111111 n 1111 n i intinto di tetraggine, di sconsolata amarezza; più che la persona del tiranno, colpisce I tragici effetti della sua tirannide. Tre tipici esempi della barzelletta dell'era staliniana. Una donna qualunque, svegliata nel cuore della notte dal trillo di un campanello, apre e capisce subito che i due uomini che le si presentano davanti sono della NKVD. Dice: « Compagni, avete sbagliato porta. L'unico comunista che abita in questo stabile vive sopra, all'ultimo piano». Sui metodi della NKVD, circolava la barzelletta della mummia scoperta in Egitto, di cui nessuno studioso riesce a stabilire l'età. Finalmente si decide di chiamare alcuni funzionari della polizia politica di Stalin. Questi arrivano, scendano nella tomba, rifiutano risolutamente la presenza di coloro èhe si offrono^ di accompagnarli. Hiemergono dopo due ore e, senza battere ciglio, annunciano: < La mummia è vecchia esattamente 3085 anni >. Alla domanda esterrefatta di chi vuol sapere come abbiano fatto a precisarlo, ripetono freddamente: tSemplicissimo. La mummia stessa lo ha confessato ». L'elemento tra il macabro e il surreale che a quei tempi dava il colore alle reazioni comiche, venne portato alla perfezione espressiva nella storia di una turba di gatti russi che arrivavano, terrorizzati, alla frontiera tra l'Urss e l'Afganistan. Il capo dei gatti si fa avanti e, alle guardie afgane che vogliono sapere il perché di quella strana fuga in massa, spiega: < Nel nostro paese hanno deciso in questi giorni di uccidere tutti gli animali a ! cinque zampe » c Ma voi — dicono gli afgani — ne avete quattro ». Ribatte il gatto: « Si, ma nel nostro paese le contano | uopo >. Sepolto Stalin e giunta la destalinizzazione, il senso del comico è scattato vivacemente. Doveva scattare. Il rovesciamento spietato di tutte le gerarchie di valori che per trentanni erano state rigidamente imposte al mondo sovietico, il violento capovolgimento della nozione del vero e del falso, il sentimento di aver subito per u|lllllllllllllllIllllllIIIIIIIIIIIIM1lllllllfltl1ltllllllll nulla un inganno (ed il sovietico medio lo provò, nel momento in cui' gli dissero che i patimenti sopportati erano stati provocati dalle bizzarrie di un semifolle), non potevano non creare nel popolo un disagio al limite tra l'indianizione e la comicità. Il contrasto era troppo brusco per non far sgorgare, con il pianto, anche il riso. Il comico che non riusciva a trovare il punto d'attrito nella persona di Stalin vivo, lo trovo nel suo cadavere maltrattato dai destalinizzatori. L'espulsione della sua salma dal mausoleo, come il mutamento del nome di Stalingrado, hanno fatto scaturire una vena assai ricca dì battute che, sottobanco, circolano e si moltiplicano continuamente. La più famosa che i moscoviti si raccontano è quella in cui Stalin, cacciato dal mauuawjo e murulu neitu c'uiLer del Cremlino accanto a Kalinin, intreccia un dialogo con l'ex capo dello Stato. « Salute, Josef Vlssarionovic — gli fa Kalinin —, fino a quando pensi di star qui a riposare vicino a me?». « Fino al prossimo congresso, dopo me ne andrò ». c Andrai dove? ». « Dove il partito mi manderà ». Su Stalingrado ribattezzata in Volgogrado, è nato un aforisma satirico di poche e secche parole. Kruscev riceve un ■ 11 : i r 1111111111 r 11 e : 1111 f 111 j 11 r 111111111111 i 11111 r 1111111 telegramma dall'ai di là: « Molto bene. Sono d'accordo. Firmato: Volghln ». Con il kruscevismo e intorno ad esso fiorisce una satira più distesa, più ottimistica, non più ispirata dal terrore; predominano, come risvolto comico alla campagna per il benessere, i temi sulle difficoltà alimentari, sulla coabitazione, sulle code. Anche la satira ufficiale del Krokodil si è fatta più audace e, proprio giorni fa, ha toccato il limite del lecito. Alla vigilia delle elezioni per il Soviet Supremo, sono apparse nel giornale due vignette che avevano per soggetto le elezioni del presidente in un kolkos. Nella prima si vede un funzionario che, presentando all'assemblea degli elettori un kolkosiano abbrutito dalla vodka, con una bottiglia che gli fuoriesce dalla tasca dei pantaloni, dice: fVJUbill" che volano per il candidato, alzino la mano! ». Nei secondo quadro di questa pungente caricatura politica tutti gli elettori, in segno di sgomenta autodifesa, alzano ambedue le mani. Il funzionario annuncia gelidamente: « Eletto all'unanimità». All'epoca di Stalin, una satira del genere che mette il dito sulla piaga delle antidemocratiche unanimità del sistema stesso, sarebbe potuta circolare solo clandestinamente. Enzo Bettiza ■ 11 ■ 11 111 r 11111111 r 11 r 11111 m i i r 11 [ 111111111111 r 11 r i

Luoghi citati: Afganistan, Egitto, Mosca, Stalingrado, Urss