Venezia contempla con gelosia la crescita prodigiosa di Mestre di Gigi Ghirotti

Venezia contempla con gelosia la crescita prodigiosa di Mestre Uomini e fiochezze fuggono temila "Serenissima, W9 Venezia contempla con gelosia la crescita prodigiosa di Mestre Nel 1951, la città era quasi il doppio dei suoi « sobborghi »; oggi Mestre e Marghera hanno 160 mila abitanti contro 130 mila del « centro storico » - E' la conseguenza del rapido, immenso sviluppo dell'industria petrolchimica A consolare i veneziani, non basta la certezza che gli improvvisati quartieri di terraferma siano «mostruosi» In settèmbre un convegno di architetti di fama mondiale per salvare la bellissima città dall'asfalto e dai topi (Dal nostro inviato speciale) Mestre aprile. In coscienza, non lo ai può negare: siamo in testa nella classifica generale del brutto. A Venezia, quando sono disposti all'indulgenza, parlano di Mestre con fastidio: « Ti gà visto el mostro t ». <El mostro» è questo qui: quattro piazzalotti malnati, grattacieli cresciuti in fretta, case occupate prima che il geometra abbia finito di progettarle. Cammini per le strade di Mestre e ti sembra di passeggiare dentro i visceri, le vene, le arterie, i ventricoli d'un animale dalle sette teste. Sarà suggestione? Alzi lo sguardo e il < mostro > fuma da mille froge, sputa fiamme in un cielo sporco e scarruffato, laggiù verso Marghera. II fatto è che laggiù verso Marghera si drizzano le ciminiere degli stabilimenti. < Ulteriori sviluppi — è la Camera di Commercio di Venezia che parla attraverso il suo bollettino ufficiale — sono previsti per l'ammoniaca sintetica, per la petrolchimica, con speciale riguardo per' le materie plastiche e le resine sintetiche, la cui produzione nell'ultimo decennio è salita di dodici volte per le resine polistirollche e di ben quarantanove volte per le resine viniliche... Poiché il consumo prò capite delle materie plastiche in Italia è ancora molto basso, è facile prevedere un certo aumento In questi campi per diversi anni ». In dieci anni, da un censimento all'altro, Mestre e Marghera sono cresciute quasi del doppio. Venezia si mangia il fegato a parlarne. Ma questi sono 1 fatti: nel '51 la città storica contava 168 mila abitanti, Mestre e Marghera 96 mila. Nel '61, Venezia 129 mi la; Mestre, Marghera e dintorni 160 mila. Cent'anni fa, la città dei dogi raccoglieva l'ottanta per cento della popolazione, il dieci l'entroterra, 11 dieci le isole. Ora le proporzioni sono queste: Venezia, 40; terraferma, 45; isole della Laguna, 15 per cento. Se contìnua di questo passo, il «mostro» finirà per succhiare da Venezia altra gente L>-.e chi resta» resterà come--guar-,-•diano, di museo, venditore di cartoline, falso-passante che si Offre per guidare stranieri in qua e in là per le calli sconosciute, Ano alla trattoria gestita dal compare. Dieci anni fa (quésto lo ha scoperto il comune di Venezia attraverso un sondaggio) non c'era cittadino nato sotto il campanile di San Marco che si dichiarasse disposto a trasferirsi in terraferma. Oggi le interviste danno questi risultati: 51 per cento del venezia\ ni disposti al trasloco anche subito, nove incerti, quaranta decisi a non muoversi. Il peggio è che tra i 40 fedelissimi deve annoverarsi, appunto, la folla degli intromettitori in attesa delle comitive di passo: «Desidera visitare una vetreria? Giusto anch'io sono indirizzato da quelle parti. Le faccio strada, se permette ». Malinconia delle nobili decadute! Venezia, che ha inventato nei secoli l'imposta sui redditi, la statistica, 1 buoni del tesoro, il gioco d'azzardo, la denuncia anonima, gli specchi, il taglio di Suez e lo specifico contro la peste e non rifiutava udienza a nessuno, nemmeno a chi le veniva a proporre un colpo di mano contro il re di Spagna, ora si tormenta d'Inverno e si droga d'estate con 1 forestieri Bulla Riva degli Schiavoni, il Festival, la Biennale e quattro congressi: Mestre, intanto, lavora alle resine e ingrossa 11 portafogli. C'è un fatto nuovo, nel Veneto, che scombussola un ordine di valori che sembravano fissati per 1 secoli: è l'autostrada, che collega rapidamente Brescia alla Laguna, passando per Verona, Vicenza, Pàdova e Mestre- Già si disegna una figura nuova nella carta geografica della regione: le città venete accorciano le distanze tra loro, diventano unità d'un'unica convivenza che prenderà in pochi anni aspetto di metropoli. . In poco più di un'ora di macchina, da Verona si arriva a Venezia (120 chilometri); in tre ore da Milano alla Laguna. Ci sono le condizioni d'un Lombardo-Veneto aggiornato: due regioni integrano la propria economia, ai lati del lungo corridoio d'asfalto. Il capolinea è Venezia: ma come ci si arriva? Il piazzale Roma è di uno squallore e d'un disordine sconsolanti. I vaporetti Impiegano, per raggiungere il Lido, quanto un veronese in macchina per raggiungere la Laguna. Il problema dei costi, poi, è quasi insolubile: una corsa In motoscafo dalla stazione a San Marco costa quanto 11 viaggio Venezia-Roma. Venezia senza un sistema di trasporti efficace rischia di sprofondare nel suo isolamento; frana verso la soluzione più ingrata: un pezzo d'antiquariato per soli turisti. In città si urtano due correnti: runa, che fa capo a Teresa Foscari («Italia Nostra») i per l'integrale conservazione di tutto ciò che rimane in piedi. L'altra, «Venezia Viva», fa capo ad un altro Foscari, Adriano, e sogna isole-grattacielo, elicotteri in piazza San Marco, ponti girevoli, metropolitane, strade sublagunari. «Vorrebbero asfaltare il Canal Grande», dicono i critici. Le cose volgono al peggio rapidamente: sono in pericolo almeno cinque su dieci tra i palazzi più fastosi. I balconi sul Canal Grande sono per metà chiusi; le dimore patrizie in gran parte deserte e all'asta per pochi milioni. Si può chiedere ai novelli sposi di andarle ad abitare? C'è una legge per i « beni rovinosi »: chi compera e restaura un edificio cadente, riceve qualche aluto dal governo. Ma deve impiantare l'ascensore, rifare i tetti sfondati, le scalee in frantumi, 1 pavimenti devastati, le cantine mangiate dalla salsedine. Alla fine, il «bene rovinoso » lo ha mandato in rovina. Il comune? Non dorme. Alla Fenice è stato messo l'impianto d'aria condizionata, il teatro Goldoni sta per essere restaurato (ed è l'unica ribalta di prosa nella città goldoniana, dove nel '700 agivano trenta teatri nella stagione di Carnevale): ma il turismo ha bisogno d'ossigeno, la città di idee e di miliardi. I miliardi ci sono, ma i. Mestre, nascosti tra il fumo e le fiamme del «mostro» di terraferma. E' nata, così, l'idea di un consulto: moderni urbanisti, contro le tesi dei «vitalizzatorl » di Venezia, opinano che la città sia da salvarsi così come sta: è l'unica, in tutto il mondo, che abbia realizzato la separazione del traffico dei veicoli da quello del pedoni; l'unica in cui sia rispettata la «misura umana» che avevano le vecchie città, nel loro stato di grazia. La Fondazione Cini ha convocato a dibattito, nell'isola di San Giorgio, tutti i più famosi specialisti, inven tori e « guaritori » di città del nostro tempo, da Le Corbusier a Niemayer (il costruttore di Brasilia), a Neutra, Pevsner, Gropius, Mumford, ai nostri Piccinato, Astengo, Quaronl. . i '. ■■' Il convegno avrà luogo a settembre e sarà la prima, grande assise del nostro tempo sul tema di salvare Venezia dall'asfalto e dal topi. Gigi Ghirotti dIdahdgtd(dcpdipaqvldgfsitldAutoenrdsiniiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Astengo, Foscari, Gropius, Le Corbusier, Mumford, Neutra, Piccinato, Teresa Foscari