L'operaio ucciso in fabbrica a Forno è stato pugnalato da un compaesano?

L'operaio ucciso in fabbrica a Forno è stato pugnalato da un compaesano? L'operaio ucciso in fabbrica a Forno è stato pugnalato da un compaesano? Rinviato a giudizio un giovane di 22 anni, che nega disperatamente - E' caduto in un cumulo di contraddizioni - Il perito psichiatrico Io giudica: « un primitivo » In un'atmosfera di omertà, U giudice dott. Barbaro ha concluso l'istruttoria per il delitto di Forno Canavese. Salvatore Ciccia, di 34 anni, nato a Mammola (Reggio Calabria) padre di tre figli, fu trovato ucciso, nel maggio del '61, in un reparto della fabbrica « Sferam ». Ora viene rinviato a giudizio, per omicidio, un suo compagno di lavoro. Salvatore Scandale, di 22 anni, nato a Petiglia di Policastro (Calabria). Con lui è stato denunciato, a piede libero, Nicola Ceravolo, di 38 anni, compaesano della vittima. Interrogato dal giudice a Rivara, un mese dopo il delitto, dichiarò che, la sera del crimine si era recato a Pont per stipulare un contratto di vendita d'un terreno di sua moglie: non era vero. Disse anche di non aver mai litigato con la vittima (altra circostanza non vera) e di non aver mai saputo che lavorasse alla « Sferam ». Il delitto, rimane misterioso. Alle 19,30 del 19 maggio '61, l'operaio Paolo Brunetto, uscendo dalla mensa e attraversando un reparto, trovò il Ciccia esanime sul pavimento. Ritenne che fosse stato colto da malore e, con l'aiuto del colleghi Pietro Grosso e Antonio Lorenzatl, lo trasportò nel magazzino. Ma 1 medici stabilirono che lo sventurato era morto per una ferita all'addome, profonda 8-10 centimetri. La perizia accertò la du¬ plice perforazione dell'intestino, con emorragia. I carabinieri di Rivara si trovarono in grave imbarazzo. Gli operai dello stabilimento erano divisi In due fazioni: meridionali e settentrionali. I primi non parlavano e gli altri sapevano ben poco. Il giorno dopo l'omicidio le impiegate Teresa Alice e Giovanna Marietti trovarono per caso, in un locale attiguo a quello dove 11 Ciccia era stato ucciso, l'arma del delitto. Era un rudimentale, ma affllatissimo pugnale, lungo un palo di spanne, ricavato da un pez^o di acciaio simile a quelli in lavorazione nello stabilimento. La perizia confermò che era macchiato dì sangue umano. II cerchio si strinse attorno al 31 lavoratori che, nella tragica sera, avevano fatto II turno dalle 14 alle 22. Salvatore Scandale attirò l'attenzione con una serie di menzogne: disse di essere sempre rimasto nel refettorio, ma un altro operaio, Guglielmo Obert, affermò di averlo visto insieme al Ciccia. Allora si corresse: precisò di aver subito lasciato il collega e di aver Incontrato suo fratello. Fu smentito. Gli Scandale furono entrambi fermali. Poi Tommaso fu posto in libertà e il 2 giugno venne spiccato ordine di cattura contro Salvatore. Un particolare Importante emerse dall'atteggiamento del giovane calabrese. Quando, in refettorio, si sparse la voce che « un uomo si era sentito male», a chi gli chiedeva perché non si muovesse con gli altri, lo Scandale rispose: « Quello non ò del mio paese ». Come faceva a sapere di chi si trattava? Salvatoro Scandale nega disperatamente. Non si conosce nemmeno la causa del delitto, che può essere nata da un litigio. La vittima era un | tipo ombroso, cosi lo Scandale che, sottoposto a perizia psichiatrica, ò stato giudicato un « primitivo » pur essendo sano di mente.

Luoghi citati: Calabria, Forno Canavese, Reggio Calabria, Rivara