Glias, "volontario del carcere,, di Alberto Ronchey

Glias, "volontario del carcere,, Glias, "volontario del carcere,, Già stretto collaboratore di Tito, ha scelto di lottare in patria per una trasformazione liberale del regime - La sinistra, anzitutto italiana, non può disinteressarsi della sua sorte Il governo Jugoslavo fu 11 primo a ripudiare lo stalinismo e si è spinto più innanzi di ogni altro sulla via del « revisionismo » comunista. Ma persino in Jugoslavia si rischia tuttora la prigione a causa di un libro, ossia di un « reato » di puro pensiero. Milovan Gilas è di nuovo in carcere per un libro di memorie sulle sue conversazioni con Stalin, in corso di stampa presso la « Harcourt, Brace and Co. » di Nuova York. William Jovanovic, presidente della società editrice, è corso a Belgrado promettendo di sospendere la pubblicazione se lo scrittore verrà liberato; ma la sua proposta è stata respinta. Sulla soglia dei quarantot¬ to anni. Gilas ha già trascor so gran parte della sua età adulta in carcere o sotto processo. Imprigionato come sovversivo durante l'antico regime, fu tra i capi della rivoluzione partigiana e del movimento comunista clandestino insieme con Tito, Kardelj e Rancovic; quindi vicepresidente della Repubblica nel '45, ed in seguito presidente dell'Assemblea nazionale. Incoraggiò Tito nella ribellione all'egemonia russa, ma nella sua scelta non v'era solo la volontà di indipendenza nazionale e l'avversione personale del maresciallo Tito a Stalin, bensì anche la speranza di avviare la Jugoslavia verso un socialismo di tipo laburista Fu espulso dal partito nel '54, a causa di una serie di articoli sulle angustie del regime e condannato a 18 mesi di carcere, con la condizionale per tre anni. Nel '56, secondo processo, per una intervista concessa all'agenzia France Presse, in cui lamentava che il delegato jugoslavo all'Onu si fosse astenuto dalla condanna dell'intervento sovietico in Ungheria, e per un articolo sulla crisi del mondo comunista, apparso nel periodico americano The New Leader. Dichiarò allora al giudici: « Non sono più comunista; sono un socialista democratico ». Fu condannato a tre anni di carcere duro con il cumulo della pena precedente e rinchiuso nella stessa cella della prigione di Sremska Mitrovica, che lo aveva ospitato durante l'antico regime. Trovò che il rigore carcerario s'era accresciuto dal¬ l'epoca della sua prima esperienza. Nel 1957, terza condanna: sette anni di carcere duro a causa del saggio La nuova classe (una copia del manoscritto originale era giunta in America prima dell'arresto). • Gilas era stato graziato e scarcerato sotto condizione appena un anno fa. La vicenda, riaperta in questi giorni, può suscitare qualche dubbio in chi ancora suppone che siano sufficienti il ripudio dello stalinismo e le dottrine del comunismo nazionale a spegnere le tentazioni dispotiche di uno Stato-partito senza garanzie. Da otto anni Gilas, pagando di persona, pon la questione del potere. « Il partito unico — scriveva già nel gennaio '54 — ha svolto nel passato il suo compito, ma ora si sta trasformando in un freno alla vita ». E' ir solo intellettuale che lo abbia fatto in modo esplicito, senza tregua, vivendo In un regime comunista. Era al governo, ma scelse il banco dell'imputato e il carcere. Non ha difensori, se non l'opinione internazionale. In Italia è anzitutto dalla sinistra che dovrebbe muovere la sua difesa; non si può accreditare ogni giorno il presagio di una « liberalizzazione » del regimi comunisti come legge di tendenza storica, e abbandonare poi un uomo come Gilas. Se una concreta conversione liberale avverrà, non importa sotto quale forma, fra dieci o fra quarant'anni, sarà dovuta anzitutto a questi volontari del carcere, famosi o persino ignorati. Alberto Ronchey

Persone citate: Gilas, Milovan Gilas, Stalin, William Jovanovic

Luoghi citati: America, Belgrado, Italia, Jugoslavia, Nuova York, Ungheria