Uccisa dal dolore quando capisce che il figlio è morto poco prima
Uccisa dal dolore quando capisce che il figlio è morto poco prima Uccisa dal dolore quando capisce che il figlio è morto poco prima La donna era ricoverata all'ospedale di Trento - Il giovane, in casa, era stato avvelenato dal gas mentre faceva il bagno (Dal nostro corrispondente) Trento, 10 aprile. In una corsia dell'ospedale di Santa Chiara, a Trento, una madre è morta di crepacuore poche ore dopo la tragica fine del figlio, ila signora Giuseppina Bosco di 65 anni, moglie di un pensionato della Previdenza Sociale, era. stata ricoverata per uno scompenso cardiaco, ma le sue condizioni non apparivano gravi. Un suo figliolo, Renzo di 23 anni, che risiedeva a Finale Ligure dove lavorava come tecnico della « Teti-Siemens » di Milano, le era particolarmente affezionato e non mancava di farle visita una volta al mese, affrontando il lungo viaggio per starle vicino qualche ora. Domenica, egli giungeva a Levico, in Valsugana, dove si trova la casa paterna. Avuta notizia dell' infermità della madre, voleva proseguire subito per Trento, ma, data l'ora tarda, veniva persuaso a rinviare al giorno successivo la visitali padre, alzatosi di buon mattino, accese il gas per lo scaldabagno perché il figlio, che era ancora a letto, tro vasse l'acqua calda; quindi, dopo averlo avvertito, uscì di casa per fare alcune compere. Quando, un'ora dopo, fece ritorno a casa, chiamò il figlio, battendo ripetutamente alla porta dello stanzino da bagno. Non ottenne risposta. Con una spallata sradicò l'uscio e con indicibile raccapriccio scorse il figlio riverso sul pavimento, immobile. L'angusto locale era saturo del gas uscito dallo scaldabagno, evidentemente difettoso. Il pensionato aprì la finestra, cercò di rianimare il giovane che non dava più segni di vita. Tutto fu inutile. In preda alla disperazione, chiamò un medico, ma purtroppo non c'era più nulla da fare. Il giovane era morto per asfissia e intossicazione acuta Probabilmente era stato colto da malore alle prime micidiali esalazioni sprigionate dallo scaldabagno e, perduti i sensi, aveva continuato ad aspirare il gas. La signora Bosco intanto aspettava ansiosamente la vìsita del figlio. Passarono alcune ore di inutile attesa. Giunsero più tardi all'ospedale altri suoi parenti, i quali però ebbero la forza d'animo di celare la loro costernazione. Tutta¬ via, quando ella non vide giungere nemmeno il marito, rimasto accanto alla salma del figlio, fu colpita da una inquietudine sempre crescente. Cedendo alle sue insistenze, un familiare le rivelò, con ogni cautela possibile, che suo figlio aveva dovuto rimandare la visita perché, giunto stanchissimo da Genova, si era sentito poco bene. La signora Bosco, allora, guardò negli occhi il suo interlocutore e mormorò con voce appena percettibile: < Sento che il mio Renzo è morto e che non lo vedrò mai più». Impallidì, reclinò il capo sul guanciale e spirò. Il suo cuore materno, intuita la tremenda verità, non aveva resistito al dolore. I due fratelli di Renzo Bosco accorsi a Levico (sono entrambi sposati e vivono in località lontane) sono rimasti accanto al padre, il quale, all'annuncio del nuovo crudele lutto che ha colpito la sua famiglia, è caduto in un preoccupante stato di abbattimento Stasera alle 18 sì sono svolti a Levico i funerali ai quali ha partecipato l'intera popolazione. Madre e figlio sono stati inumati insieme in una tomba comune. a. n.
Persone citate: Giuseppina Bosco, Levico
Luoghi citati: Finale Ligure, Genova, Milano, Teti, Trento
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