La figura del «giocatore professionista» è molto squallida sotto l' aspetto brillante di Antonio Antonucci

La figura del «giocatore professionista» è molto squallida sotto l' aspetto brillante I PROTAGONISTI BEL PROCESSO PER LA RAPINA DI CAMPIONE La figura del «giocatore professionista» è molto squallida sotto l' aspetto brillante Andrea Buratti, giovane, attraente, amato dalle donne, recita la parte del « divo»; è sempre vissuto fra i milioni senza lavorare - Ma deve ammettere di aver passato « molte ore nere » prima di finire in carcere - Il suo amico Fanget, imputato latitante, afferma che la fortuna non l'ha mai abbandonato; la polizia pensa, invece, che i suoi guadagni non vengano dal gioco ma da traffici illeciti (Dal nostro inviato speciale) Como, 7 aprile. Malgrado la vistósa entità della rapina perpetrata al Casinò di Campione la sera del 10 settembre 1960 (oltre centoventi milioni di lire), il relativo processo alla Corte d'Assise di Como — che si concluderà forse domani — ha destato ben poco interesse fin quasi all'epilogo, quando si è parlato di due «giocatori di professione» e di Edy Campagnoli, la cui fama televisiva non si è ancora spenta. Allora, la curiosità si è acuita. Uno dei due « giocatori » è Andrea Buratti Ravizza, imputato in stato d'arresto. Come alibi materiale e morale, egli dice che, all'ora del delitto, stava giuocando a St. Vincent, in Val d'Aosta, con 11 suo amico francese Andrea Fanget (altro imputato ma libero in Francia). L'amico possiede un «sistema» infallibile per vincere al « 30 e 40», essi sono soci di fatto, puntano 1 massimi consentiti; in poco tempo, tra i vari casinò, hanno vinto da cento a duecentocinquanta milioni di lire, non hanno quindi bisogno di ricorrere a mezzi violenti e illegali per far passare nelle loro tasche i tesori delle case da giuoco. L'alibi materiale risulta esatto, quello morale resta discutibile. Se il Ravizza e il Fanget non sono otati il < braccio » del delitto, molto lascia sospettare che ne siano stati la «mente». Difatti, all'indomani del 10 settembre, essi lasciano improvvisamente Saint Vincent, dove pure han vinto parecchio: non è forse per correre alla spartizione del bottino, che dicono sia avvenuta a Nizza un paio di giorni dopo? Andrea Buratti Ravizza dice di no. E si appoggia a un alibi suppletivo. Egli ha trascorso quattro giorni a Milano, dove ha frequentato la casa del padre di Edy Campagnoli, è andato più volte a passeggio con lei. Il Ravizza, fu un mezzo fidanzato della Campagnoli. Qualche ritorno di fiamma? La curiosità, se maligna, resterà ben presto delusa e, se gentile, soddisfatta. Tra i due non c'è che una buona amicizia, ed anche amicizia di giuoco perché Edy giuoca volentieri, e suo padre anche più di lei. Rimane intatto il fascino attrattivo dei due « giocatori di professione » per di più ad alto livello. E' una professione realizzabile? Il francese Fanget assicura di essersi arricchito così, ed è veramente ricco. Egli si mostra con donne di lusso e automobili di gran prezzo. Possiede ville qua e là (una delle quali nel Canton Ticino) ed è cointeressato in varie industrie. Tutto per merito del giuoco (dice), e del suo sistema infallibile al «30 e 40». La polizia francese e quella internazionale « sospettano » invece traffici di stupefacenti. Guardiamo il nostro. Andrea Buratti Ravizza è un bel giovane di 34 anni, alto, dal largo petto, dalla muscolatura armoniosa, dai folti capelli neri che, alla nuca, lascia straripare sul collo, con una studiata noncuranza da sbarazzino, quella stessa per cui si annoda la cravatta a sghimbescio. Il suo sorrìso, aprendosi su labbra sottili che sembrano sdegnose, pur non essendo scintillante, è di una cordialità che attira subito la simpatia; lo sguardo, sotto l'arco cupo di sopracciglia dense, sembrerebbe aggressivo se non lo temperasse un'umiltà formale e costante. Egli recita una parte di primo attore, di uomo fuori-serie. Al giuoco, brillerà per la sua audacia e per un enorme brillante al dito. Il giuoco è tutto per lui, non ne ha fatto mistero. Egli non ha mal espletato nessuna attività lavorativa, nemmeno marginale, se non un vago commercio in pizzi. Non appena in età di poterli frequentare, i Casinò lo Inghiottono. E' la sua unica attività di giocatore. I primi fondi non gli vengono dai pizzi ma dalla madre. Egli è «Aglio di mamma», il prediletto. Anche la fortuna gli vuol bene, ma non esageratamente, fino al 1954, quando egli stringe amicizia con 11 francese che gli trasmette la sua sapienza in fatto di « 30 e 40». Da allora, egli può ave re un deposito in banca di 90milioni di lire e gode di iar-go credito ai Casinò ohe gli prestano denaro quand'egli rimane a secco. E gira di qua e di là, conosciutissimo. Le donne lo amano. Improvvisamente — rovescio della medaglia — lo troviamo con tre milioni di debito. Che cosa è successo? Dicono egli perdesse alla roulette ciò che guadagnava al « 30 e 40 ». Io gli ho chiesto: — Esiste proprio un sistema per vincere al «30 e 40»? — Egli si è stretto nelle spalle, alzando jrii occhi al cielo. In realtà, egli ha avuto le sue ore nere in ogni qualità di giudeo, e sarebbe un errore credere che il «30 e 40» sia meno pernicioso di ogni al tro. Nella sua storia, c'è soltanto un inglese che riuscì a calcolare matematicamente la possibilità di puntare senza ri schio sull'ultimo colpo dei sei mazzi di carte che compongono il giuoco. Diventato semi cieco, egli confidò il suo segreto a un italiano e ben presto lo seppero tutti, comprese le case da giuoco che corsero ai rimedi, togliendo cinque carte all'inizio di ogni smazzatura e non mostrando quali siano. Da allora ogni calcolo diventa sterile. E' impossibile rendere favorevole con qualsiasi « siste ma» un giuoco sfavorevole in partenza. La casa ha un vantaggio che permette di < assicurare » nella misura dell'uno per cento. Puntando un milione, il Fanget e il Ravizza, cominciavano quindi col perde¬ .re 10 mila lire ogni colpo: se, |come dicono loro, ne puntava no cinque, erano cinquantami la* lire. A lungo andare tutto ciò si risente. La rovina, se non aiutano « sospetti » di connivenza con i croupiers, è questione di tempo. Antonio Antonucci

Luoghi citati: Canton Ticino, Como, Francia, Milano, Nizza, Val D'aosta