I fratelli orafi falliti a Valenza hanno risarcito la Banca di Genova

I fratelli orafi falliti a Valenza hanno risarcito la Banca di Genova I fratelli orafi falliti a Valenza hanno risarcito la Banca di Genova S'è iniziato il processo per bancarotta di 300 milioni, truffa e falso in cambiali Ascoltati i due imputati minori e i primi testi - Il dibattito rinviato al 14 aprile 1( 11111111111111 ■■ 11 ■■ 111 1111FIM 11 1 11 ■ 1111II II 113 131 (Dal nostro corrispondente) Alessandria, 6 aprile. Al Tribunale di Alessandria si è iniziato il processo a carico dei fratelli Guido e Pasquale Marchese, rispettivamente di 56 e 53 anni, da Valenza. Devono rispondere di bancarotta fraudolenta e semplice, di ricorso abusivo al credito, truffa, falso in cambiali. Con loro sono imputati Dino Grumolato di 41 anno da Verona, chiamato a rispondere di appropriazione indebita, Vittorio Cantatore di 53, suocero di Pasquale Marchese, Antonio Menchini di 44 da Tolmezzo e Giuseppe Ferrara di 47 da Messina accusati di concorso in falso in cambiali. Il fallimento dei fratelli valenzani — già titolari di una avviata ditta di oreficeria a Valenza e concessionari per l'Italia di una casa svizzera produttrice di orologi — risale al giugno 1958. Il deficit fu di oltre 300 milioni. Inoltre il curatore accertò che i fratelli avrebbero distratto, con grave danno per la massa dei creditori, la somma di 59 milioni; di qui l'imputazione di bancarotta fraudolenta. Secondo l'accusa, i Marchese avrebbero fatto ricorso al credito presso parecchi istituti bancari per 424 milioni quando già le loro condizioni economiche lasciavano intravvedere il fallimento. Nella primavera 61. il Giudice Istruttore emise mandato di cattura contro i fratelli ma i Marchese riuscirono ad evitare l'arresto; si pensa siano fuggiti a Londra. Pure latitante il Grumolato, che, rappresentante della ditta, avrebbe trattenuto orologi per 31 milioni di lire. Essendo contumace anche il Ferrara, sul banco degli imputati sedevano oggi soltanto il Cantatore ed il Menchini, due figure di secondo piano nel processo. Il Cantatore e Guido Marchese sono accusati di aver indotto Antonio Menchini ad apporre la falsa firma del padre — Ferruccio, titolare di una ditta di Tolmezzo — su alcune cambiali. Il Cantatore, interrogato, respinge l'accusa ed a lui favorevole appare la deposizióne di Antonio Menchini, che asserisce di aver sempre firmato gli effetti per acquisti di merce dai Marchese con il nome del padre. Il presidente dà poi lettura degli interrogatori di Guido Marchese: «Le ingenti spese di pubblicità per la ditta di orologi di cui avevamo l'esclu siva — ha detto il Marchese in istruttoria —; il rinnovo degli effetti da parte di alcuni clienti e l'insolvenza e il fallimento di altri sono all'origine del dissesto. Nel marzo '58 le banche ci privarono del fido ed allora pensammo di giungere alla liquidazione dei beni, per evitare il fallimento. Tutti gli istituti bancari erano propensi, ma all'ultimo momento la Banca d'America e d'Italia di Genova presentò istanza di fallimento e l'operazione, sfumò. Non abbiamo fatto ricorso abusivo al credito (la responsabilità dell'azienda era divisa in parti eguali da me e da mio fratello Pasquale) ma ottenevamo il fido dalle banche scontando le cambiali dei clienti, cambiali che più volte dovevamo noi rinnovare». Ha quindi inizio l'escussione dei testi. Primo è il dott Ago stino Passadore, condirettore del € Banco Passadore » di Genova, nei confronti del quale i Marchese sono imputati di una truffa di 65 milioni. Il dottor Passadore spiega come 1 Marchese divennero clienti della banca nel '56, aprendo un conto ed ottenendo un fido grazie ad una esposizione non troppo veritiera della situazione economica. Di qui l'accusa di truffa. All'epoca del fallimento — dice il teste — la banca avanzava 65 milioni, ma oggi è stata integralmente risarcita. Proprio per questo motivo l'avv. Ciurlo, legale dell'istituto di credito, ha revocato la costituzione di parte civile. E' questo il primo punto a favore dei due maggiori imputati difesi dagli avvocati Punzo, Fracchia, Lunati e Paneri. Gli altri imputati sono difesi dagli avvocati Ballestrero, Gallo e Pistamiglio. Dopo l'escussione di altri testi, il processo è stato rinviato al 14 aprile e si concluderà con molta probabilità il 17 dello stesso mese. Mercoledì prossimo, comunque, il giudice Fiori ed il P.M. si recheranno a Vicenza per interrogare il teste Franco Marchiori, già rappresentante dei Marchese. Guido Marchese fu sindaco di Valenza. Tra i testi a difesa dovrebbero sfilare l'on. Pivano, primo prefetto di Alessandria dopo la Liberazione, il comm. Illario, presidente della Camera di Commercio di Alessandria e l'attuale sindaco di Valenza, dott. Lenti. f. m. Forse non si salverà Sta dormendo da quindici ore una bimba che ha ingoiato nove pillole di tranquillante Firenze, 6 aprile. Una bimba di 15 mesi, Lucia Olmi, abitante con i genitori all'Impruneta ieri sera non voleva addormentarsi. Per distrarla, la madre le poneva accanto alcuni oggetti, fra i quali un flacone di pillole tranquilanti. Lasciata sola per un stante, la piccola è riuscia ad aprire il tubetto e ha ingoiato nove capsule.Di li a poco Lucia è piombata in un sonno profondo. La madre si è accorta di quanto era accaduto e ha trasportato la figlia all'ospedale Mayer. La piccola dorme da più di quindici ore e le sue condizioni appaiono preoccupanti.