I liberali vogliono doventare un grande partito di popolo di Giovanni Giovannini
I liberali vogliono doventare un grande partito di popolo Numerosi gli oratori al congresso dei pli a Roma I liberali vogliono doventare un grande partito di popolo Lo ha affermato il vice-segretario Ferioli sostenendo la necessità di intervenire anche come sindacato L'on. Alpino propugna una "opposizione globale alla de" - Tutti sono concordi con le tesi di Malagodi (Dal nostro inviato speciale) Roma, 6 aprile. Almeno un quarto dei settecento delegati al Congresso del partito liberale appare fermamente intenzionato a non rinunciare al suo diritto di prendere la parola: nonostante il tempo massimo — che il presidente Badini Confalonieri ha fatto rigorosamente rispettare — di un quarta d'ora per ogni intervento, già stasera si è dovuto ricorrere ad una seduta notturna e un'altra metterne in programma per domani. La prima trentina di discorsi che fra ieri pomeriggio ed oggi abbiamo ascoltato confermano le facili previsioni della vigilia: tutti indistintamente i congressisti sono senza riserve d'accordo co:i tutto quanto ha detto Malagodi. Vice-segretario e tra i dirigenti più popolari del partito, Ferioli ha semmai accentuato il tono polemico del suo leader: <Per la prima volta dopo l'unificazione risorgimentale il pli è stato messo brutalmente fuori dalla -porta; ciò era accaduto in precedenza una volta soltanto, all'avvento del fascismo ». Ha attaccato non solo Fanfani, ma anche Gronchi: «Quel dialogo della democrazia cristiana con 1 socialisti che l'attuale presidente del Consiglio afferma di aver cominciato nel 1957, trova in realtà la sua data d'inizio nel 1954, quando Giovanni Gronchi nel Congresso de di Napoli parlò espressamente di superamento dello stato liberale nello stato sociale: adesso co me allora noi diciamo invece che il superamento dello stato liberale porta solo allo stato marxista >. « I democristiani che discendono dall'insegnamento dossettiano o dalla corrente gronchiana — citiamo ancora Fe rioli — e che oggi hanno in mano il partito, vogliono una società che loro dicono cristiana ma che è in realtà comunistica, solo un poco più aperta di quella sovietica, con le chiese e la possibilità per tutti •di pregare, (analoghi concetti ha svolti in un applauditissimo intervento il bolognese on. Bignardi). Noi vogliamo invece una società sulle linee di un liberalismo nuovo, un vero e proprio neoliberalismo, conscio delle esperienze rooseveltiane, primo nel combattere le posizioni di strapotere di alcuni gruppi monopolistici capace di parlare a tutto il popolo con un linguaggio moderno e di agire dovunque, anche nei sindacati ». Sindacati: ecco un tema che mai in un congresso liberale era stato svolto così insistentemente, ripetutamente, come in questo. « Ci sono milioni di lavoratori che non hanno alcuna rappresentanza sindacale, insofferenti di quel vero e proprio monopolio partitico che caratterizza in Italia le attuali organizzazioni: di essi il partito liberale deve preoccuparsi per poter divenire, nell'interesse d'Italia, partito di popolo >. - A questo ambizioso obietti vo, additato tra grandi applau si da Ferioli, i liberali intendono avvicinarsi, è stato detto oggi, con un contributo non solo ideologico, ma di piani e proposte concreti: e già oggi almeno i due terzi degli oratori si sono dedicati a questo compito con diligente entu siasmo. Nel ribadire la necessità di una « opposizione globale alla de », l'on. Alpino ha sostenuto che solo i programmi liberali sono pervasi da una sostanziale, durevole e non demagogica socialità; e in tal sen so il deputato torinese ha citato varie proposte: l'azionariato popolare (problema illustrato nel pomeriggio da un altro delegato subalpino, il dott. Raimondo Bonis), la ri forma della previdenza sociale, « oggi gestita in forme anti-democratiche con enonh sperequazioni », la difesa della libertà sindacali « conculcate dalla mancata attuazione degli articoli 39 e 40 della Costituzione e della legge erga omnes che di fatto sottopone al vaglio del potere esecutivo 1-a contrattazione aziendale » L'interesse per il campo so clale ci sembra una delle ca ratteristiche principali di que sto IX Congresso liberale (uno degli oratori di oggi, il prof Valitutti, ha anzi rimprovera to alla Segreteria, ed è stata l'unica voce critica della gior nata, di aver troppo tardato nel far assumere al pli queste nuove posizioni), né potrebbe essere altrimenti per un partito che si ripropone il non facile compito di raddoppiare o quasi i suoi voti ed l suoi parlamentari nella speranza di « ridimensionare la de e soli damente condizionarla », realizzando < l'alternativa liberale » prospettata ieri dall'on Malagodi. Giovanni Giovannini
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