Geometra di Vercelli a giudizio per un dissesto di 300 milioni

Geometra di Vercelli a giudizio per un dissesto di 300 milioni Geometra di Vercelli a giudizio per un dissesto di 300 milioni Pietro Borasio è accusato di bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita - E' latitante - Il "crack" risale al '57 (Dal nostro corrispondente) Vercelli, 2 aprile. Dopo quattro anni di inchiesta giudiziaria il geom. Pietro Borasio, di 52 anni, da Vercelli, titolare di due società ed amministratore dei beni di molte aziende agricole del Vercellese, è stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita continuata con l'aggravante d'aver determinato danno di rilevante entità al patrimonio altrui. Il Borasio non è stato ancora arrestato perché resosi latitante; il mandato di cattura ha colpito invece, il 2 febbraio scorso," Armando Santantoni, di 34 anni, residente a Vercelli per aver concorso, quale coamministratore della Società « Reca», di cui era titolare il Borasio, nel solo reato di bancarotta fraudolenta. Il dissesto del Borasio — che coinvolse due istituti bancari e sarebbe stato determinato da un tenore di vita dispendioso — ammonterebbe a circa 300 milioni. Esso trae origine da tre fallimenti dichiarati dal Tribunale di Vercelli: quello della società «Reca » (vendita di oggetti casalinghi) del 12 novembre 1957 e quelli successivi della « Cis » (società immobiliare) ed in proprio del Borasio stesso, del 27 novembre dello stesso anno. In seguito a questi fatti e alle denunce presentate da alcuni agricoltori, clienti del Bo rasio, il procuratore della Repubblica il 31 gennaio '58 spiccava mandato di cattura nei confronti del commercialista. L'8 febbraio il geom. Borasio veniva arrestato nell'abitazio ne della medre a San Martino di Bareggio (Milano) mentre tentava di fuggire dal terrazzo dell'abitazione. Il 30 luglio successivo il Bo rasio veniva scarcerato su ri chiesta dei difensori; il P. M. ordinava la sospensione del procedimento penale in attesa di definizione del giudizio civi le, creato dall'opposizione alla sentenza di fallimento in proprio. Da- quel momento riprendeva corso — su richiesta del P. M. — il procedimento penale sfociato, in questi giorni, con la sentenza di rinvio a giudizio e con il rinnovo di un mandato di cattura (si leg ge nell'istruttoria) « troppo frettolosamente revocato ». L'accusa di bancarotta fraudolenta nel confronti del geom Borasio deriverebbe dal fatto che ' lo stesso avrebbe istituito una fidejussione per 100 milioni di lire con pegno di tutte le azioni della società « Cis » in favore della Banca Nazionale dell'Agricoltura « per garantire con tale negozio debiti personali verso la banca sud detta » ponendo, con tale dolo sa operazione, in stato di passività la società stessa. Il Santantoni, coamministrmtore della società « Reca », sarebbe imputato dello stesso reato per aver concorso con il Borasio a distrarre a favore di quest'ultimo 35 milioni di lire, ottenuti attraverso l'Istituzione di un debito cambiario con la Banca Generale di Credito di Milano in danno della società « Reca ». Inoltre il geom. Borasio quale amministratore di aziende agricole sarebbe imputato di appropriazione indebita di cambiali di clienti affidate alla Banca Nazionale dell'Agricoltura per lo sconto a proprio favore, quando le stesse erano già state pagate oppure convertendo a suo vantaggio altre cambiali in bianco, già sottoscritte dai clienti stessi. Ne avrebbero ricevuto un danno patrimoniale notevole da tale operazione gli agricoltori Fiorenzo e Fiorina Garavana per' 16 milioni, i fratelli Vittorio e Giovanni Coggiola per 8 milioni, i fratelli Vittore ed Eusebio Picco e Vittore Balzaretti per 12 milioni, y. n. uzione di un debito cambiario geom. Pietro Borasio

Luoghi citati: Bareggio, Cis, Milano, Vercelli