Dice di avere inventato la rapina per mandare i soldi ai figli in Sardegna

Dice di avere inventato la rapina per mandare i soldi ai figli in Sardegna La confessione del «benzìnaro» di Tortona Dice di avere inventato la rapina per mandare i soldi ai figli in Sardegna Per il suo lavoro come custode del chiosco era pagato sedicimila lire al mese - Ha nascosto l'incasso in una calza, poi ha detto di essere stato aggredito - L'ingenuo racconto fu creduto per qualche ora (Dal nostro inviato speciale) Tortona, 30 marzo. (f.) E' finito in carcere, per simulazione di reato, e per appropriazione indebita aggravata, il benzìnaro Gesuino Loi, di 32 anni, di Triei in provincia di Nuoro, che ieri sera aveva denunziato d'essere rimasto vittima d'una rapina. Gesuino Loi dalla Sardegna si è trasferito nel settembre dello scorso anno nell'Alessandrino, e tre mesi fa è stato assunto come garzone nel distributorio di benzina della B. P. all'inizio della strada per Novi Ligure, alle dipendenze del titolare Angelo Rivarolo. Il suo salario era di quattromila lire la settimana-, più vitto e alloggio. Ogni sera alle dieci e mezzo il principale andava a prenderlo in macchina e lo portava ad Alessandria per dormire. Ieri sera all'arrivo del Rivarolo il Loi gli annunziò che un paio d'ore prima era stato rapinato. Una macchina con due sconosciuti si era fermata al distributorio, egli aveva fatto il pieno; dando il resto di una banconota di cinquemila lire si era vista puntare una pistola, mentre il bandito apriva il cassetto e ne arraffava il contenuto, oltre quarantamila lire. La macchina si era subito eclissata a luci spente in direzione di Novi, ed egli non era riuscito a leggerne il numero di targa. Il racconto fu poco uopo ripetuto ai carabinieri, e furono immediatamente iniziate le ricerche mentre in varie località venivano attuati posti di blocco. Intanto da Pozzolo Formigaro giunge notizia del rinvenimento di una < 1100 » scura abbandonata sul ciglio della strada, con una gomma sgonfia. Si pensa che sia quella dei rapinatori, e i posti di blocco vengono tolti. Ci si dedica un po' di più ora a Gesuino Loi. Egli appare ancora emozionato, ha l'espressione cupa, trema, talora scoppia in pianto. Il tenente Baldino Bonechi assistito dai suoi sottufficiali gli fa ripetere varie volte il racconto della rapina, e ogni volta qualche particolare viene modificato. Vengono rilevate alcune contraddizioni. I banditi erano a viso scoperto o mascherato? Avevano la barba? Di che tipo era la macchina? E l'arma, era una rivoltella o una pistola? e di che tipo? Hanno parlato con accento dialettale? e dì che regione? Le risposte a queste domande, elementari in un'indagine, non erano sempre le stesse. I carabinieri cominciarono a tentennare la testa, a stringere le labbra. Possibile che fosse ancora l'effetto della paura a confondergli le idee e i ricordi? C'erano altre cose poco convincenti. Perché il rapinato aveva aspettato due ore, e cioè l'arrivo del suo principale, per annunziargli la rapina? (!nMMiiiiiMMMiini!iMiiiiMi]iiip.iiMMiiiiiiiiin» Perché non si era precipitato j al vicino bar a telefonare ai carabinieri, alla polizia stradale? Un rapinato queste cose le fa. I sospetti dei carabinieri che si trattasse d'una mistificazione erano diventati giganteschi nella loro mente. Alla fine ti tenente piantando girsi di fronte con un dito minaccioso disse: « Non li avrai addosso tu i quattrini, magari in una scarpa? ». Sbalordimento e indignazione del Loi. Poco dopo egli chiese di recarsi al gabinetto. Lo accompagnò il carabiniere Michele Vicalvi. Oltre l'uscio chiuso egli sentì uno strano fruscio, e subito dopo lo scroscio dell'acqua. Aprì immediatamente. Il Loi stava infilandosi una scarpa. Uno sguardo fece intravvedere al carabiniere un groviglio di carta; velocissima la sua mano s'immerse nel foro, ne tornò con un mucchio di moneta per l'ammontare di 41 mila 500 lire. Piangendo Gesuino Loi ha raccontato una storia triste. «Ero disperato, avevo assoluto bisogno di denaro per mandarlo alla mia famiglia. In paese ho lasciato mia moglie e due bambini, soffrono la fame. Io sono fuggito in Piemonte per lavorare e provvedere a loro. Ma ho trovato un lavoro insufficiente. Guadagno quattromila lire la settimana, lavoro quindici ore il giorno, il vitto che mi vien dato non mi basta. Non potevo mandare quasi nulla alla famiglia. Ho avuto una cattiva ispirazione >. Una cattiva ispirazione davvero. Per il momento gli ha fruttato una duplice denunzia e l'arresto.

Persone citate: Angelo Rivarolo, Baldino Bonechi, Loi, Michele Vicalvi

Luoghi citati: Alessandria, Gesuino Loi, Nuoro, Piemonte, Pozzolo Formigaro, Rivarolo, Sardegna, Triei