II Presidente deposto

II Presidente deposto II Presidente deposto La trentottesima crisi, com'era facile prevedere, è stata fatale a Frondizi; tutte le sue arti di « stregone politico » (secondo la definizione del New York Times) non sono valse ad impedire che i militari portassero alle estreme conseguenze il colpo di Stato, deponendo e deportando il legittimo presidente dell'Argentina, liberamente eletto dal popolo il 23 febbraio '58. All'ultimo momento, visto che ormai la partita era perduta, il Frondizi abile manovratore ha ceduto il posto al Frondizi fiero e fermo difensore della legalità democratica ; egli ha infatti rifiutato di dimettersi, per non coonestare neppure negativamente la violazione dell'ordine costituzionale, e si è comportato, nella dolorosa vicenda, con grandissima dignità. Quattro anni di spregiudicati equilibrismi, di vero e proprio machiavellismo, non hanno dunque spento lo spirito coraggioso e combattivo che Frondizi aveva sempre dimostrato in un quarto di secolo di costante opposizione ai regimi autoritari e alle dittature militari. Era poco più che ventenne (è nato nel 1908 da genitori italiani emigrati in Argentina) ed appéna laureato, che il colpo di Stato del generale Uriburu, nel '30, rovesciò il presidente radicale Irigoyen ; per protesta Frondizi si iscrisse subito al partito radicale (il partito della borghesia illuminata e progressista), del quale doveva molto più tardi divenire il capo. Benché perseguitato dai vari governi autoritari succedutisi da allora in Argentina, non desistè dalla resistenza; a maggior ragione si oppose come avversario irriducibile al peronismo, sin dalla prima marcia dei « descamisados » su Buenos Aires, nel '45. Nel '51, quando Perón confiscò La Prema, che era di proprietà del cugino di Frondizi, questi non esitò a chiamare i peronisti, in Parlamento, « delinquenti della politica ». Fu arrestato, ma lo stesso anno, candidato radicale alla vice presidenza della Repubblica, ottenne la metà dei voti di Perón. La sua ora venne infine con l'abbattimento della dittatura ad opera dei militari, nel settembre '55 ; ma intanto la lezione del peronismo era stata capita da Frondizi, uomo di studio e di cultura oltre che di attività pratica. Egli comprese la necessità, cioè, che ad un liberalismo progressista di tipo ottocentesco se ne sostituisse uno adeguato alla seconda metà del XX secolo; nel caso dell'Argentina, quindi,' un'impostazione politica che facesse proprie le giuste esigenze del peronismo, rigettandone la dittatura e la troppo facile demagogia. Il dramma di Frondizi, cominciato si può dire lo stesso giorno che entrò alla Casa Rosada, è consistito nell'impossibilità di attuare la giustizia sociale in un regime ' di' libertà. La responsabilità, maggiore, è noto, spetta non tanto a Frondizi quanto alle forze oggettive che egli non ha potuto né saputo dominare (e in questa mancanza sta la sua parte di colpa) : anzitutto la situazione fallimentare lasciatagli in eredità da dieci anni di peronismo e due e mezzo di regime provvisorio militare. Perón aveva cominciato un'industrializzazione sbagliata, aveva messo in crisi l'agricoltura ed aveva inoltre follemente largheggiato sul piano sociale; ma i militari, a loro modo e nel loro interesse, non erano stati da meno, attribuen dosi addirittura la metà delle spese del bilancio argen tino, mentre sotto Perón riu¬ scivano ad averne solo un quarto. Sembra incredibile, ma l'Argentina, paese che nessuno minaccia, mantiene un esercito di settanfamila uomini di leva, quindicimila sottufficiali e cinquemila ufficiali di carriera, comandati da ben quaranta generali, oltre alla marina (dieci ammiragli) ed all'aviazione. I militari, d'altra parte, sono la longa manus di quella esigua minoranza di grandi proprietari fondiari e dirigenti industriali, l'« oligarchia », che pretendeva addirittura di rifarsi sui lavoratori della compressione cui il peronismo l'aveva sottoposta (più a parole che a ratti). Si pensi che tredicimila latifondisti posseggono ognuno fino a duecentomila ettari (il 60% complessivo delle terre coltivate) e si comprenderà facilmente come la modesta riforma agraria tentata da Frondizi, con rimborso per i proprietari espropriati, sia rimasta lettera morta. E la riforma agraria, si sa, è la premessa dell'ammodernamento in tutta l'America Latina; riforma indispensabile, a parte i motivi umani e sociali, per ragioni tecniche, ossia per mettere a coltura un po' più del misero 2% del terréno oggi coltivato nell'America Latina. Con la riforma agraria, perché l'emisfero occidentale esca dalla fase agricolo-coloniale, si deve accompagnare l'industrializzazione ; ma anche su questo piano Frondizi incontrò gravissime difficoltà, soprattutto per le onerose condizioni imposte dai finanziatori stranieri. . Così è fallito miseramente il tentativo di risolvere la crisi di crescenza dell'America Latina; proprio nel paese più progredito e colto; e l'aspetto più grave del fal¬ limento, significativo per la intera America Latina e per gli Stati Uniti, sta nel fatto che la via scelta da Frondizi era la stessa proposta da Kennedy nella sua « Alleanza per il progresso ». Con questa Alleanza Kennedy sperava di creare in venti anni una classe media stabile nell'America Latina, predicando l'uso della ragione: « Sono convinto — aveva detto in dicembre a Bogotà — che i dirigenti, gli industriali e i proprietari fondiari dell'America Latina sono pronti ad ammettere gli errori passati e ad assumere le nuove responsabilità ». E invece, ci si perdoni il sarcasmo, l'unica responsabilità che costoro hanno saputo assumersi, per mezzo dei militari, è stata quella di rovesciare Frondizi. Se fossero degli agenti di Castro, non avrebbero potuto rendergli un servizio migliore. Il colpo è duro per l'Alleanza di Kennedy. Forse, come dice il Lippmann, occorrerà rivederne le basi. Ferdinando Vegas 10 hanno svegliato alle 7^6 dandogli appena il tempo di vestirsi. Quindi lo hanno < invitato » a salire su un'automobile che. si è diretta a forte velocità e sotto ingente scorta verso l'aeroporto della capitale, distante 11 chilometri. Qui l'ex-presidente è stato sollecitato a prender posto su un < Dc-3 » della Marina che attendeva con i motori accesi. Si apprendeva poi che l'ex-presidente era stato trasportato a Martin Garda, una piccola isola al centro dell'estuario del Rio della Piata ad una quarantina di chilometri a nord di Buenos Aires vicino alla costa uruguayana. Frondizi si trova ora nella stessa prigione dove per pochi giorni fu rinchiuso Perón nel l'J.',r>, prima della controrivoluzione del 17 ottobre che lo riportò al potere per i successivi dieci anni. La notizia dell'arresto del Presidente si era appena diffusa a Buenos Aires che un migliaio di persone si ammassavano nella < Plaza de Mayo > chiedendo a gran voce la liberazione dell'esautorato Capo di Stato. Intervenivano immediatamente numerosi poliziotti ohe ricorrevano al lancio d.i parecchie bombe lacrimogene per disperdere la folla. 1 dimostranti reagivano e ne seguivano delle violente zuffe nel corso delle quali gli agenti, caricavano i più eccitati a colpi di sfollagente. La dimostrazione veniva sciolta, ma i manifestanti si raggruppavano poco dopo nella vicina < Avenida de Mayoy inneggiando al Presidente deposto. Le forze dell'ordine erano costrette ad intervenire una seconda volta, riuscendo finalmente a riportare l'ordine. La giunta militare insediatasi al potere si trovava intanto ài fronte al problema di scegliere un nuovo capo dello Stato, anche per evitare spiacevoli I ripercussioni nell'opinione pub- j blica internazionale. TI coman- '■ dante dell'esercito gen. Raul | Poggi e i due Capi di stato mag ! giare, della Marina contrammiraglio Agustin Peilas e dell'Aviazione gen. Antonio Algina. non riuscivano a trovare un accordo. A sera avanzata veniva comunicato alla radio che 11 presidente del Senato, José M. . Guido, cui spetta costituzionalmente il potere in caso di « impedimento » del presidente, aveva risposto positivamente alle sollecitazioni di una parte dei militari ed alleva accettato la carica di capo dello Stato, prestando subito giuramento presso la Corte Suprema. saA questo punto, nuovo colpo I di scena. Reparti dell'esercito, agli ordini del comandante generale Raul Poggi, occupavano di nuovo la « Casa Rosada », a ventiquattr'ore di distanza dall'azione di ieri sera, meno di mezz'ora dopo l'tnseàiamento di Guido. Un portavoce dell'esercito dichiarava che la nomina del presidente del Senato a presidente della Repubblica è incostituzionale perché Frondizi non ha inviato le sue dimissioni al Congresso. Da questo momento le riunioni dei comandanti militari si sono susseguite senza interruzioni. Lo stesso José Guido si è recato, alle 19 (ore 22 italiane) al ministero della Difesa, e poi alla « Casa Rosada » dove i militari del terzo reggimento che presidiavano gli uffici gli permettevano cortesemente di entrare. L'ingresso non è stato invece consentito ad alcuni senatori e deputati che lo ac- compagnavano. llltMIIIIIMIIIIIIIIIIlItllllllMIIMIIIIIMHIIIIIIII Al termine della riunione è stato reso noto che l'Esercito aveva deciso di < accettarlo » come presidente. Il giuramento sarà ripetuto domani a mezzogiorno alla « Casa Rosada ». José Guido assumerà così le funzioni di presidente della Repubblica, ma con poteri limitati da precisa clausola ancora da stabilire, José M, Guido, che è un vecchio e cordiale amico di Frondizi, aveva dichiarato alla stampa di voler recarsi Martin Garda per parlare con il deposto Presidente ma l'incalzante successione degli av venimenti determinata dall'im pazienza dei militari gli ha evidentemente impedito di attuare il suo proposito. José Maria Guido ha 51 anni ed è dottore in legge, è entrato nel la vita politica più per caso che per vocazione. Egli venne eletto senatore nella sua prò vincia adottiva, Rio Negro,-nel 1958 e allorché il presidente del Senato Alessandro Gomez fu costretto a rassegnare le di missioni, egli, che era stato nel frattempo nominato dall'Alta Assemblea vice presidente, ne divenne automaticamente il successore. Da allora Guido ha più volte sostituito nella ca rica di Presidente della Repub blica Frondizi quando questi si è recato all'estero. Sul piano internazionale la situazione è seguita con atten zione da tutti i governi. Le relazioni dell'Argentina con i Paesi stranieri, compresi gli Stati Vnìti, sono sospese finn a che non si abbia un nuovo Capo di Stato. Un portavoce dell'ambasciata di Washington ha spiegato che il governo di Buenos Aires non ha preso alcuna iniziativa per sospendere le relazioni. a. p. Kiitmiiitifiif tiitiniMiiiiDtiiiiiiiiiiii ti Frondizi in auto viene condotto sotto scorta all'aeroporto per essere deportato nell'Isola di Martin Garcia (Tel.)