I duecento emigranti del «Venezuela» hanno già dimenticato la loro paura

I duecento emigranti del «Venezuela» hanno già dimenticato la loro paura L'avventura «lei transatlantico al largo di Cannes I duecento emigranti del «Venezuela» hanno già dimenticato la loro paura Buonumore e appetito sul treno speciale che riportava in Italia i passeggeri della nave incagliatasi - Come una bella gita offerta suo malgrado dall'armatore - «Ma le pare che siamo nàufraghi?» osserva uri pescarese diretto oltre oceano a fare il barbiere - Un trattorista con tre bimbi ammette: «In principio, si, abbiamo creduto d'andare a fondo» - Un solo contuso, un marinaio di Pizzo Calabro (Dal nostro inviato speciale) 1 Genova, 17 marzo. « Ma le pare che siamo naufraghi!-» dice l'uomo, addentando una coscia di pollo che ha estratto da un cestino da viaggio. Sorride, e altre sette bocche sorridono nello scompartimento di seconda classe, altre sette bocche che masticano petti, cosce, ali di pollo, prosciutto, cotolette alla milanese con patatine fritte. Una cosa è certa: l'avventura dell'incaglio non ha tolto l'appetito ai passeggeri del Venezuela. L'uomo è Gabriele Marchetti di Pescara: andava oltre oceano a fare il barbiere, con la speranza di trovarsi meglio che in Italia. < Non siamo affatto spaventati, come vede — egli continua — l'appetito ce lo siamo portato dietro intatto. Se non siamo spaventati, non siamo naufraghi, è chiaro. Per prima cosa il naufra- „n- diventa pallido e perde l'appetito ». Come si potrebbe definire al- ioral'avv^VtZrVdeì"^seggeH del Venezuela? <Un tras¬ bordo fuori programma* ri sponde uno degli otto, inghiottendo il boccone. Riviero Serrantonio, pure di Pescara, precisa: < Non abbiamo sofferto alcun pericolo, a quanto ci è risultato personalmente. Insomma, se pericolo c'è stato, non ce ne siamo accorti. Ma cosa vuole che le dica, non abbiamo preso nemmeno una spruzzata d'acqua di mare — a parte la pioggia* ben inteso — in quel trasbordo improvvisato nella baia di Cannes. Dunque, come potremmo esser chiamati naufraghi ! ». Insomma, è un titolo al qua le non tengono, e che respingono con vivacità. Sul treno dei passeggeri del Venezuela, tolta qualche faccia spiegabilmente assonnata, c'è l'atmosfera d'una gita fuori programma, offerta dalla società armatrice della nave. Sbarcati nella stessa notte, i duecento passeggeri e la quasi totalità dell'equipaggio furono accolti nell'edificio della dogana, ben riscaldata e abbastanza comoda. « / francesi sono sta ti molto gentili — dice il trattorista Giorgio Dezzi, di Teramo — ci hanno offerto caffè e tè e latte, a volontà ». Questa mattina alle 10,30 il treno speciale ordinato dalla società armatrice, un convoglio di sei carrozze e due bagagliai, è partito per l'Italia: vi avevano preso posto duecentocinquanta' persone, cioè i duecento passeggeri e cinquanta marinai dell'equipaggio. Il treno è arrivato alle 8,30 alla stazione Principe di Genova. E' qui che li ho trovati mentre alcuni incaricati della società di navigazione distribuivano a ogni passegge ro due cestini da viaggio, e l'aria di gita domenicale, che già spirava tra i passeggeri, riceveva una efficiente conferma. Il più imbronciato di tutti sembra Michele Esposito: era diretto a Caracas, ha un contratto firmato nel portafoglio, il lavoro dovrebbe cominciare fra pochi giorni. Questa mattina a Cannes era disperato, quasi con le lacrime agli occhi ripeteva: « E ora come faccio! Il ritardo mi farà annullare il contratto. Era. il pane per me e la mia famiglia ». Ora si è abbastanza rasserenato; ha saputo che potrà ripartire fra qualche giorno ed essere in tempo a Caracas; comunque il ritardo sarebbe giustificatissimo dalla causa di forza maggiore. Percorro i corridoi, mi soffermo qua e là negli scompartimenti gremiti e, torno a ri peterlo, dove il buonumore non manca. Ma possibile che non vi sia un po' di dramma! Ne chiedo a un passeggero. E' Albino d'Amato, 50 anni, Napoli, barista del piroscafo, 34 anni di navigazione. « Ma guardi — mi fa — io me ne sono appena accorto. Della scossa, voglio dire. In quel momento i passeggeri erano al cinema, io mi ero messo a scrivere a casa, contavo di impostare oggi allo scalo di Barcellona. C'era un fortissimo vento, un verp ciclone, con pioggia sferzante e nebbia, ma il mare non era molto brutto. sttthgctmDgnieblszacd1tf«vga1mnvvnplc'A un tratto ho avvertito una m scossa e la nave si è fermata. Dopo un po' ha cominciato ad andare oranti e indietro per disincagliarsi) e infine hanno fatto scendere i passeggeri ». Un po' più colorito è il racconto d'i Giorgio Dezzi, ii trattorista trentaduenne di Teramo' di cui ho già accennato. Dal 'SO si trova nel Venezuela, guida i trattori, guadagna bene. Qualche mese fa è 1 evwtto in Italia a prendersi la moglie e i figli, e l'altrp giorno si imbarcarono a Napoli per stabilirsi tutti quanti laggiù. « Ieri sera — racconta Giorgio Dezzi — mia moglie era andata al cinema, io ero rimasto in cabina con i bambini. Alle undici e mezzo circa lei rientrò. 10 stavo sdraiato nella cuccetta. Dopo un po', una scossa forte, la nave traballò tutta*. « E vi siete spaventati! ». « Si capisce che ci siamo spaventati. Mia moglie si mise a gridare, i bambini pure. Io ne agguantai due, lei si abbracciò 11 più piccolo e ci precipitammo nel corridoio. Era già pie no di passeggeri, tutti gridavano, le donne piangevano, i bambini urlavano, non ' capi vano niente di tfuel baccano e urlavano ». « Credevate che la nave andasse a fondo! ». «Be', per un po', in principio, lo ab biamo creduto. Ma poi venne l'equipaggio, vennero gli ufficiali, a dirci che stessimo oal mi, non c'era nessun pericolo. Così abbiamo cominciato a calmarci. Abbiamo poi visto che le cose stavano effettivamente come loro dicevano. Infine vennero le lance, ci trasportarono a Cannes e ci accolsero nell'edificio della dogana ». Ma ecco un ferito, un uomo con la mano sinistra ingessata iiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiii e il polso fasciato. Non allarmiamoci. E' l'unico contuso dell'avventura. E' il marinaio Francesco Saverio Belvedere, SS anni. Pizzo Calabro, lui sfesso non sa dire come si è trovato con la mano malconcia. Una lussazione, un taglietto ricucito con due punti. Altri sguardi. Qui c'è un bambinello, occhi neri vivacissimi, aria spavalda. E' Antonio Giuliano, 8 anni, viaggiava con la madre Maria di J)0 anni e la sorellina Florinda di 12; la famiglia è di Avellino, e si recava nel Venezuela a raggiungere il capo di essa. Poi la scossa. < Hai avuto paura ! ». Lui, serissimo: « Io no. La mamma, si è spaventata ». Uno scompartimento vicino è pieno di bambini. Maddalena Pallotta, di Cervinara (Avellino), viaggiava con i suoi sette figli per raggiungere il marito nel Venezuela. Il maggiore ha 10 anni, i minori sono due gemelle, Nunziata e Carmela, che hanno due mesi. Lo abbiamo visto. Erano sulla nave della speranza. La nave ha avuto un piccolo inciampo, la speranza rimane, subisce soltanto un lieve ritardo. Il treno stasera dopo mezz'ora di sosta è ripartito snellito, con quattro carrozze, velocità di rapido. A Genova sono scese 75 persone tra passeggeri ed equipaggio dirette in città dell'Italia settentrionale. Ce7itosettantacinque proseguono per Napoli. Vanno a Napoli a imbarcarsi su un'altra nave, la Surriento della flotta Lauro. In attesa dell'imbarco sono considerati ospiti dell'armatore del Venezuela. La speranza subisce una breve sosta, poi riprenderà il cammino al ritmo delle eliche. Giuseppe Faraci naufraghi alla stazione di Cannes per prendere il treno che li porterà in Italia (Tel.)