Il malcontento della Germania comunista salva dalla disgrazia lo «stalinista» Ulbricht

Il malcontento della Germania comunista salva dalla disgrazia lo «stalinista» Ulbricht Le voci di destituzione sono sempre smentite dai fatti Il malcontento della Germania comunista salva dalla disgrazia lo «stalinista» Ulbricht Odiato dai sudditi tedeschi, è antipatico anche a Kruscev - Ma ai russi non conviene sostituirlo: «liberalizzare» il regime di Pankow, sarebbe rischiare un'insurrezione più violenta di quella ungherese - La Repubblica « popolare » è strettamente controllata da 22 divisioni -d abitata da 17 milioni di potenziali ribelli - La crisi dell'agricoltura si è aggiunta all'oppressione politica (Nostro servizio particolare) Berlino, marzo. Da quando il 22° Congresso di Mosca ha indicato la stra da della destalinizzazione, ci si chiede a Bonn che cosa accadrà a Walter Ulbricht, dittatore incontrastato della Germania Est ed ultimo dei grandi esponenti stalinisti europei. E' un fatto che il « nuovo corso » krusceviano ha posto Ulbricht in una situazione diffl cile. Il capo di Pankow nonha.mai nascosto le sue simpatie per Stalin, del quale ha sempre imitato i metodi di governo; ma è altrettanto vero che egli sa adattarsi abilmente al mutamenti di umore del Cremlino. Ha rimosso le statue diStalin, ha cambiato il nome alle vie ed alle città dedicate ! al tiranno scomparso; parlando tempo fa ad una' radio americana, non ha esitato ad affermare che la destalinizzazione non era necessaria nella Germania Orientale, « non essendoci mai stato alcuno stalinismo >. E tuttavia continua a correre la voce di una sua imminente sostituzione. Il memorandum sovietico del 27 dicembre scorso a Bonn sembrò manifestare il desiderio di migliori rapporti fra la Russia e la Germania Federale; se il desiderio è sincero, si pensò a Bonn, è chiaro che Ulbricht deve andarsene. Anche il muro di Berlino parve un pretesto sufficiente perché Kruscev si liberasse definitivamente del dittatore di Pankow. Sebbene Ulbricht abbia sostenuto nella Provila, l'autunno scorso, che il vallo fu eretto per impedire il drenaggio di uomini e risorse attraverso Berlino Ovest (e l'emorragia — scrisse — aveva fatto fallire fino ad allora gli sforzi per edifl- care il < socialismo >), la Germania Est non ha compiuto alcun progresso dal 13 agosto 1961, giorno in cui è comparso il «muro della vergogna ». La situazione economica, al contrario. . è peggiorata. Il raccolto delle patate, barometro della produzione agricola, è sceso del 40 per cento rispetto all'anno precedente. La resistenza passiva dei contadi ni continua. Il nuovo slogan re*zione aperta degli occiden « produrre dì più a tempo e salari eguali » ha ridotto enormemente la volontà di lavorare. Ciò che è più grave, la popolazione si è ripresa dallo choc del muro di Berlino e sembra rassegnata al suo destino dopo le speranze di una tali. Non si avverte il minimo segno di una rinascita dello spirito nazionale, come in Polonia e più recentemente in Ungheria. A diciassette anni dalla fine della guerra, la Germania comunista rimane una colonia amministrata direttamente da Mosca e controllata dalla forza bruta di ventidue divisioni sovietiche. Ulbricht è il simbolo di questo nuovo colonialismo. Ad onta della destalinizzazione, dei tentativi di appeasement verso Bonn e dei ripetutljnsuccessi di Ulbricht, non si vede alcun sintomo che la Russia intenda mutare gli strumenti della sua politica a Pankow. Lo stesso memorandum Inviato ad Adenauer in dicembre dimostra, in ultima analisi, il desiderio di ottenere grossi vantaggi senza concedere sostanzialmente nulla. Il dilemma per Mosca di fronte alla Germania comunista è del resto assai semplice: o impone mutamenti troppo modesti per essere davvero po¬ polari e rafforzare il regime; o prende decisioni radicali e sostituisce Ulbricht, rischiando tuttavia di provocare reazioni violente e dalle conseguenze imprevedibili. L'insurrezione nella Germania Est (1953) e soprattutto la rivolta d'Ungheria (1956) hanno reso i sovietici estremamente circospetti. Essi si rendono conto che potrebbero trovarsi di fronte a situazioni assai più esplosive che in Polonia o a Budapest. La Germania Orientale occupa solo un terzo dell'intero territorio tedesco, e la popolazione (17 milioni di abitanti) coltiva in fondo un unico ideale: l'unità del- Paese. Possono i russi « liberalizzare » questa loro colonia senza minare le basi del regime che essi hanno impo- j sto? La vera conseguenza del siluramento di Ulbricht potrebbe essere infatti la necessità dì sostituirlo con un uomo del suo stesso stampo, che dovrebbe tenere il Paese con il pugno di ferro ricorrendo nella medesima impopolarità. La Germania Est è certamente un neo nell'impero comunista d'Europa; ma non è sull'orlo del collasso. I russi hanno accordato di recente a Ulbricht un prestito di 200 miliardi , di lire, dimostrando di essere ben decisi a prevenire la crisi ed a sostenere il regime. Gli operai sono abulici ed i contadini passivi, ma la presenza delle 22 divisioni sovietiche soffoca ogni velleità di rivolta. Lo stesso Ulbricht non è amato dal popolo, e non è ben visto neppure dai russi; ma è un servitore fedele. Soppesati vantaggi e svantaggi, a Mosca conviene ancora tenerlo in sellaCopyright di « The Times » • per l'Italia de «La Stampa»