Segni invita a diffondere la fiducia tra i popoli per accelerare il disarmo

Segni invita a diffondere la fiducia tra i popoli per accelerare il disarmo Mobile €Ìisscax*sso stila CoM*£ex*ejnxa dei IT a Ginevra Segni invita a diffondere la fiducia tra i popoli per accelerare il disarmo lì ministro insiste sulla necessità di raggiungere al più presto risultati concreti, in modo da dissipare l'atmosfera di sospetto - «Vogliamo assicurare quei Paesi che si contrappongono al nostro per differenti concezioni di vita che in noi, appartenenti ad un'antica e grande civiltà, non è alcun desiderio di interferire nel loro pacifico progresso» - Consensi fra i neutrali - Gli interventi dell'India, del Brasile e della Cecoslovacchia (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 16 marzo. Ispirato a fiducia, il discorso pronunciato stamane dal ministro Antonio Segni contiene qualche interessante indicazione programmatica, qualche utile suggerimento di metodo, ma soprattutto esso ha importanza per la dichiafazione finale in cui si danno garanzie di pace ai popoli appartenenti al blocco sovietico: <Noi vogliamo assicurare quei popoli che si contrappongono ai nostri per una differente concezione della vita — ha detto il ministro degli Esteri italiano — che in noi, appartenenti ad un'antica e grande civiltà ispirata ai princìpi della libertà, non è alcun progetto e nemmeno alcun desiderio di interferire in qualsiasi modo sul loro pacifico progresso ». Ciò che difatti è necessario, come preliminare condizione di ogni possibile intesa, è dissipare l'atmosfera di sospetto e di paura che continua ad avvolgere i popoli determinando la funesta spirale della corsa agli armamenti: ed è per questo che Segni ha raccomandato di puntare sul raggiungimento di alcuni primi risultati, visibili anche se modesti, i quali potrebbero far nascere una fiducia reciproca e incoraggiare, spingere verso méte ulteriori. A giudizio di Segni, i primi risultati immediatamente realizzabili sono quelli indicati dal segretario iiiiiiiiiimiiiiimiiiiiiiim i illuminili lillllllllllllllllllllllllllMIIIII lllllIIIIIIIlllIlldi Stato americano Dean Rusk nel suo discorso di ieri, e cioè la riduzione del SO per cento dei mezzi vettori delle armi termonucleari, la conversione ad usi pacifici di SO tonnellate di materie fissili — uranio 2SS ed un'intesa per la cessa zione degli esperimenti < .'ornici di interesse militare. « Ci vuole sangue freddo per abbandonare le armi», ha ammésso Segni continuando ad insistere sulla necessità di instaurare una reciproca fiducia tra i popoli,' ed al riguardo ha assicurato che l'Italia è pronta a compiere tutti gli sforzi e a sostenere tutte le prove, accettando ad esempio « qualsiasi forma di controllo, anche la più severa, che sia internazionalmente concordata ». A giudizio di Segni, il lungo lavoro già compiuto in passato senza apparente costrutto non è stato, in realtà, inutile avendo servito a dissodare e a preparare il terreno: ora, quindi, s\ tratta di perseverare decisi, senza prestarsi al gioco di pretestuose interruzioni, in modo da consentire in futuro che la conferenza salga di livello mercè la partecipazione degli stessi capi di governo. Per raggiungere al più presto questo scopo, rallegrandosi del contributo che si apprestano a dare i rappresentanti dei paesi neutrali, Segni ha infine proposto che il metodo di lavoro venga accelerato al massimo. « Mi sembra — ha detto — che si potrebbe delineare un comune consenso sulla costituzione di sottocomitati che lavorino contemporaneamente ai diversi problemi in modo da raggiungere. sollecitamente e parallelamente dei risultati positivi nel vari capipi. Per parte mia vorrei appoggiare un tale sistema di lavoro che ritengo essere quello piti efficace e corrispondente ai criteri d'urgenza che ci devono guidare, tenendo presente la necessità di presentare alla commissione disarmo delle Nazioni Unite dei risultati concreti già nel rapporto che la conferenza dovrà redigere entro il SI maggio ». La proposta di Segni è stata fatta propria da Krishna Menon, rappresentante dell'India, che ha formalmente invitato i due vice - presidenti permanenti della conferenza, Rusk e Gromyko, a studiare in concreto i mezzi per attuarla. A partire dalla prossima settimana è quindi probabile che, oltre le sedute plenarie che continueranno a svolgersi di mattina, si terranno nel pomeriggio riunioni più ristret te di lavoro. Il timore dei neu trali è difatti che la lunga serie delle dichiarazioni ufficiali ritardi eccessivamente l'inizio del lavoro concreto. I capi delegazione degli otto paesi «non impegnati* (Birmania, Brasile, Etiopia, India, Messico, Liberia, Rau e Svezia) si sono riuniti stamane e hanno deciso di invitare i due «grandi » di Occidente e d'Oriente a tenersi a disposizione per fornire chiarimenti sui piani e le condizioni del disarmo se¬ fmtI condo i rispettivi loro progetti. Di questo atteggiamento dei neutrali, che è sostanzialmente critico nei riguardi delle grandi potenze nucleari dell'uno e dell'altro blocco, si è fatto buon interprete il ministro degli Esteri brasiliano Santiago Dantas che, primo dei rappresentanti di paesi non impegnati, ha pronunciato stamane un.discorso di intonazione molto vivace: « Sappiamo bene — ha detto — qual è il metodo più comunemente adottato in tema di disarmo: presentare proposte che si sappiano inaccettabili, per rigettare sulla parte avversa la responsabilità del rifiuto, al solo scopo di impressionare l'opinione pubblica internazionale. Per questo, infatti, il problema del disarmo è divenuto il terreno prediletto per gli esercizi della guerra fredda. Ma il giorno in cui le potenze minori, meno armate ma realmente desiderose di pace, denunceranno apertamente questo sistema e. non si presteranno più alle speculazioni polemiche di questo o quello dei due blocchi militari, il gioco dei Grandi diventerà inutile, e sperabilmente si comincerà ad esplorare quali siano i margini effettivi di una possibile transazione. E questa è appunto la posizione che il Brasile intende adottare nel corso di questa Conferenza ». Dantas ha concluso deplorando con pari energia gli esperimenti atomici compiuti dall'Unione Sovietica nello scorso autunno e quelli che gli Stati Uniti hanno annunciato per la fine di aprile nel caso che la Conferenza non abbia raggiunto a quella data qualche primo risultato concreto. Per questa condanna dell'America Gromyko, fìngendo di ignorare la parte del discorso che riguarda l'Unione Sovietica, ha vivacemente felicitato i IIIIIIIIMIMIMim il ministro brasiliano, ed in serata ha offerto un pranzo a tutti gli otto capi delegazione dei paesi neutrali. Il tentativo di accaparramento dei non impegnati continua infatti ad essere uno degli esercizi preferiti ai margini della Conferenza, e tra le manovre che vi si compiono non è quella dì minore interesse. A chiusura della seduta ha parlato il ministro degli Esteri della Repubblica cecoslovacca Vaclav David, che ha praticamente ripetuto i temi svolti ieri da Gromyko. Egli si è comunque diffuso con ampiezza anche maggiore nel sostenere la necessità della adozione del piano Rapacki per una zona disatomizzata che comprenderebbe le due Germanie, la Polonia e la Cecoslovacchia; ha condannato aspramente i prossimi eventuali esperimenti atomici americani e i progetti di trasformare la Nato in quarta potenza nucleare e finalmente si è lanciato in un attacco senza quartiere contro la Germania federale, chiedendo che essa non soltanto non abbia a disporre di armi nucleari, ma venga anche privata delle armi che ora detiene. Con una vivacità di espressione che ieri Gromyko aveva accuratamente evitato, il ministro cecoslovacco ha dichiarato che lasciare armi in mano ai tedeschi, qualunque sia il pretesto a copertura della concessione, significa soltanto incoraggiare « i generali nazisti a ritentare l'impresa in cui hanno fallito quando agivano agli ordini di Hitler ». Vittorio Gorresio Segni rievra (Telef. )