«Castello in Svezia»: adulterio e assassinio come sport invernali
«Castello in Svezia»: adulterio e assassinio come sport invernali la commedia della Sagan all'Alfieri «Castello in Svezia»: adulterio e assassinio come sport invernali Castello in Svezia ovvero ^adulterio e l'assassinio come sport invernali. Nella sua prima commedia, rappresentata iteri sera all'Alfieri a due anni di distanza dalla prima parigina, Francoise Sagan porta sulla scena, e c'era da aspettarselo, gli stessi personaggi che nei fortunati romanzetti della giovane scrittrice sono continuamente occupati a parlare d'amore, o a farlo. Qui, confinati per comodità di canovaccio in un castello svedese dove per quattro mesi l'anno la neve li taglia fuori dal mondo, questi personaggi trovano nella noia e nell'Isolamento altri eccellenti motivi per dedicarsi al loro passatempo preferito. Ecco Eleonora, la bella castellana, che equamente si divide fra un sanguigno marito (Ugo) e un più esangue cugino (Federico); ed ecco, sorvolando sul sospetto d'incesto che ambiguamente colorisce i suoi rapporti con Eleonora, il fratello di costei, Sebastiano, che corteggia con tangibili frutti Ofelia, prima moglie di Ugo; la quale fa onore al suo nome scespiriano aggirandosi con un rametto di follia per i corridoi del castello da quando il marito, smanioso di acca sarsi con Eleonora, ha spie ciativamente dato ad intende^ re che Ofelia fosse morta (e ne ha fatto celebrare le ese quie). Benedetto uomo, e non bastava un divorzio? No, perché nella famiglia di Ugo, le cui tradizioni sono così gelosamente custodite dalla sorella Agata che essa costringe fa< miliari e ospiti a indossare costumi settecenteschi, il divorzio è un disonore. Questi ed altri sono trasparenti pretesti per un « divertissement » di non grande levatura che talvolta incespica nel melodram ma, ma r-iù spesso tenta, senza eccessiva fortuna, le difficili vie dell'umorismo nero Assisteremo infatti all'uccisione di un vecchio servitore e ai furori omicidi del padrone di casa per poi apprendere che l'una e gli altri erano simulati onde consentire ad Eleonora e a Ugo di disfarsi dell'ormai ingombrante cugino: Federico fuggirà atterrito a morire di fame e di freddo nella foresta dove — ed è il tocco finale — altri due o tre cugini l'avevano preceduto negli inverni passati e un altro certamente lo raggiungerà alle prossime nevi. Dopo aver saccheggiato un po' questo e un po' quello ma soprattutto Anoullh (e magari ne avesse imitati i veleni), l'autrice non si è poi curata di dare coerenza e sviluppo al materiale accatastato. Avesse premuto più risolutamente il pedale dell'ftu?nour macabro, avrebbe ottenuto qualche migliore effetto. Ma non è il caso di essere troppo severi verso una commedia da salotto che, tutto sommato, finisce ugualmente per conseguire, tra battute abbastanza spiritose e figurette non tutte insipide, lo scopo di intrattenere piacevolmente lo spettatore. Tanto più che, nell'edizione italiana, il regista Luciano Mondolfo ha avuto l'accortezza di buttare tutto in farsa sacrificando una certa finezza, del resto dubbia, a un più facile divertimento. L'hanno assecondato, con prontezze. Nora Ricci, davvero la più intonata, e, superato il primo impaccio, anche gli altri: Ilaria Occhini, con la fredda sensualità che il personaggio di Eleonora richiedeva, un sobrio Sergio Fantoni (il marito), Luigi Vannucchi (un Sebastiano piacevole e sfumato), Luca Ronconi, impaziente e sospiroso amante, Maria Grazia Francia, svanita come si conveniva, e ancora il Cartoni. Nonostante la sua fragilità lo spettacolo corre spedito, specialmente nella seconda parte, e riesce a rallegrare il pubblico che ieri sera ha ripetutamente chiamato alla ribalta gli interpreti. Si replica. vice
Persone citate: Francoise Sagan, Ilaria Occhini, Luca Ronconi, Luciano Mondolfo, Luigi Vannucchi, Maria Grazia Francia, Nora Ricci, Sagan, Sergio Fantoni
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