Basta il tragitto da Albenga a Genova a far triplicare il prezzo della verdura

Basta il tragitto da Albenga a Genova a far triplicare il prezzo della verdura Il mercato è oppresso da un sistema distributivo irrazionale e pesante Basta il tragitto da Albenga a Genova a far triplicare il prezzo della verdura Sono una ottantina di chilometri - I carciofi pagati ai contadini 50 lire l'uno costano in città 150 - Gli spinaci da 100 a 300 lire ■ Le ragioni dei grossisti e degli intermediari - I produttori non osano portare direttamente la merce in città per timore di essere boicottati dai mediatori (Nostro servizio particolare) Genova, IO marzo. I prezzi sono così alti che le massaie si riducono a comperare tre etti di lattuga. Gli economisti annotano anche questi dettagli: danno in modo vivissimo la misura delle oscillazioni dei prezzi e del costo della vita, fissano in modo concreto un momento' storico (lo studio sui prezzi dei generi alimentari dal Rinascimento in poi). I prezzi della verdura, oggi, sono il se^ gno più chiaro dell'allarmante confusione che domina il sistema distributivo dei prodotti della terra. Non è un male torinese, milanese, genovese. E' un male nazionale, dalle conseguenze economiche e sociali gravissime: i contadini abbandonano la terra perché non dà abbastanza per vivere, ma in città i consumatori pagano un chilo di lattuga 400 lire. Ma facciamo subito i conti nel modo più elementare. Un chilo di insalata costa all'origine cento lire (prezzo di queste giornate freddissime che hanno danneggiato le colture). Tanto riceve il contadino dal mediatore il quale raccoglie l'insalata nei centri di produzione e la seleziona, awiaiidola alle grandi città. Il mediatore ha, a sua volta, un agente che ritira l'insalata all'arrivo e la fa trasportare fino ai mercati all'ingrosso. Qui interviene il grossista, il quale compra finalmente l'insalata per rivenderla ai negozianti. In molti casi il grossista si limita a fare da agente o mandatario di grossi esportatori del Sud. Quando l'insalata arriva in città, il suo prezzo è salito da 100 a 200 lire al chilo, n consumatore la pagherà anche 300. La lattuga più bella è salita in questi giorni a 400 lire, mentre all'origine il contadino la vendeva a 180. A questo punto tutti sorridono, meno, il consumatore e il contadino. I grossisti: «Fantasie, esagerazioni, i prezzi sono alt' perché fa molto,freddo e la merce ■ scarseggia. ■Aspettate qualche giorno, quando ritornerà il sole e i prezzi crolleranno. Allora nessuno si occuperà delle nostre perdite». I mediatori: «Noi abbiamo modeste percentuali ». I commissionari, i mandatari, i sub-agenti: anch'essi hanno parti modestissime. Gli incettatori; non si trovano. I negozianti: «Le differenze fra i prezzi all'ingrosso e quelli al minuto non sono così forti, e poi non si dimentichi lo scarto, la merce invenduta, quella che si altera rapidamente, le tasse, gli affitti, le spese di esercizio ». La verità è semplice ed è già stata ripetuta infinite volte dagli economisti: il nostro mercato è oppresso da un sistema distributivo irrazionale e pesante. D'accordo, mediatori e grossisti rischiano qualche volta grossi capitali, qualche volta i prodotti che arrivano in città sono da buttar via. Ma resta il fatto che oggi un chilo di spinaci costava 100 lire ad Albenga e 300 nei negozi di Torino e di Genova. I contadini di Albenga vendevano i pochi carciofi salvati dal gelo a 50 lire l'uno, ma in città li pagheremo domani 150 Il peso degli intermediari è eccessivo. Il grossista, in molti casi, non corre neppure ì rischi pretesi: vende, detrae le spese e il suo guadagno (dal 10 al 20 per cento) e spedisce quello che resta all'agricoltore. Detratte le spese, resta dì solito molto poco. Si aggiunga 11 peso dei troppi rivenditori a Genova sono quasi 3000 (uno su 250 abitanti), solidali nel vendere poco a prezzi alti. Se la produzione arrivasse direttamente in città, tutto cambierebbe. Ma non è facile, perché il 50 per cento della frutta e della verdura consumata nelle grandi città del Nord arriva da Napoli, da Bari e dalla Si cilia, un 25-30 per cento dalla Toscana, dalla Sardegna, dal l'Emilia. Poi ci sono le impor tazioni di pomodori dalle Canarie, di patate dalla Cecoslovacchia, di insalate speciali dal Belgio. Specialmente nei mesi invernali il mercato è dominato dai grandi incettatori del Sud (che possono essere meridionali o milanesi o genovesi). Essi accaparrano la produzione di arance e di ortaggi, pagandola in anticipo ai produttori, naturalmente a prezzi molto bassi. II povero contadino siciliano, campano, pugliese, si accontenta di poco, pur di avere un introito sicuro. I grandi incettatori rischiano: il gelo, i tanti imprevisti noti agli agricoltori possono danneggiare il raccolto già pagato, anche distruggerlo. In questo caso si ha un gioco d'azzardo con perdite pagate dal pubblico Possono davvero poche persone influenzare i grandi mercati delle citta? Il fatto è evi¬ ddnfrLtbrbiNtaStTivcdsgscrmzitssiD1zhpinlsnet dente. Se contassero le leggi della domanda e dell'offerta, nei momenti dì abbondanza la frutta e la verdura dovrebbero scendere a prezzi irrisori. L'esperienza dimostra il éontrario. Quando i pomodori abbondano in Toscana e in Liguria e i contadini lì venderebbero a 5 lire al chilo, in città il prezzo resta sulle 100 lire. Nei mesi estivi, migliaia di tonnellate di pomodori sono abbandonate nelle campagne. Se quelle migliaia di tonnellate arrivassero sui mercati di Torino, di Milano e di Genova, i prezzi crollerebbero. Non avviene: troppo forti sono i vincoli che legano i dominatori dei mercati, troppo forte è la soggezione 'dei produttori. Tutto cambierebbe da un giorno all'altro se i contadini scendessero in massa sui mercati portando frutta e verdura. La legge lo consente. Ai mercati generali c'è uno spazio riservato ai produttori che intendono vendere direttamente, senza intermediari. Ma lo spazio resta inutilizzato. Opposizione della « mafia >? Forse il termine è troppo colorito. Direi, più semplicemente, che 11 contadino non sa organizzarsi, manca di iniziativa, non ha grande simpatia per le cooperative. Se porta la verdura in città per suo conto si vede boicottato dai mediatori che non compreranno mai più da lui; al mercato di città non riuscirà a vendere- Oppure nessuno lo pagherà in contanti ed egli sarà costretto a far credito a sconosciuti, avendo poi enormi difficoltà e perdite di tempo per incassare, mentre gli mancherà il danaro liquido. I grandi speculatori, che non comprendono necessariamente tutti i grossisti, sanno benissimo tutto questo é sorridono fiduciosi: il contadino resterà nelle loro mani, il consumatore continuerà a pagare. Se qualcuno non interviene. Mario Fazio

Persone citate: Mario Fazio