I passeggeri del "treno della morte,, erano che venivano al Nord con la speranza di emigranti un lavoro

I passeggeri del "treno della morte,, erano che venivano al Nord con la speranza di emigranti un lavoro Drammatici racconti degli scampati ai disastra dei Lecce-Milano I passeggeri del "treno della morte,, erano che venivano al Nord con la speranza di emigranti un lavoro Muratori, carpentieri, manovali delle Puglie e dell'Abruzzo - Volevano trovarsi davanti ai cantieri per essere presenti al primo appello - Sposi in viaggio di nozze sono riniti in ospedale - Due bimbe trovate urlanti aggrappate al collo dei genitori: la mamma era morta, il padre ferito prigioniero tra i rottami - I parenti tremanti di angoscia davanti alle salme non ancora identificate (Dal nostro inviato speciale) Castel Bolognese, 8 marzo. Era un vecchio treno che aveva dei trascorsi: in tempo di guerra, quando non aveva ancora tanta velocità, se ne veniva dal Sud al Nord facendo un po' di borsanera. Essendo di abitudini notturne, s! prendeva ogni tanto qualche scarica di < Pippo », un aeroplanino che gironzolava per i nostri cieli a dare fastidio alla povera gente. Questo cenno biografico sul « D 152 », che stanotte è impazzito e si è sfasciato a pochi metri dalla stazione di Castel Bolognese, era indispensabile per chiarire fin da principio che tipo di treno fosse: nessun nome famoso a bordo, nessuno che ci viaggiasse sopra per turismo o per diletto. I passeggeri erano, per lo più, emigranti — muratori, carpentieri, manovali, giunti soprattutto dalla Puglia e dall'Abruzzo — che correvano per essere presenti al primo appello davanti ai cancelli dei .cantieri, ora che incomincia la buona stagione e riprende il lavoro; oppure soldati in licenza, che avevano consumato fino allo stop pino le ore di libertà in famiglia. Forse milleduecento i pas seggeri. Ad Ancona, avevano aggiunto quattro carrozze, sti- paté come scatole di sardine, due dirette in Germania, due a Parigi. Cosi, carico di una umanità umile, frettolosa 'di arrivare, se ne veniva a cento all'ora attraverso l'Emilia, già ormai era in vista Bologna. Ora che il « D 152 » è un cumulo di macerie, lamiere storte, sedili sbattuti giù per la campagna, valige, gabbie, scarpe, giacche, fagotti maciullati e dispersi, e i passeg gerì, un po' all'ospedale, qual ■cuv/o «H'obitoric- c un p»' chissà dove (appena rimessisi dallo spavento, constatato di avere le ossa tutte sane, molti sono andati a raccattarsi le loro cose e ora sono ripartiti per la Francia e per la Germania), cerchiamo di togliere da questo treno un mazzetto di ritratti. Chi c'era là dentro? C'era, per incominciare, una coppia in viaggio di nozze. Lei è Carmela Pavan, di anni 24, nata ad Arsego, frazione di Padova, e proprio ad Arsego, otto giorni fa, nella chiesa parrocchiale, convolata a legittime nozze con 'Donato Musella, carabiniere, un bravo giovane abruzzese, che domani avreb be dovuto riprendere servizio alla caserma Setaf di Vicenza. Rapido viaggio di nozze, tempo di una licenza matrimoniale, consumata in fami glia, negli Abruzzi, in casa dello sposo, a Giulianova. Bi sogna pure far conoscere Carmela alla famiglia. E poi, via di corsa. Stavano guardando dal finestrino, i due giovani, quando stanotte la loro povera luna di miele è finita, tra polvere, vetri rotti e valige in testa. Lei ora è all'ospedale di Faenza, con il malleolo in frantumi, lui con la gamba rotta, nello stesso ospedale, reparto maschile. C'erano due bambine, Franca e Lina Càffarelll, lima di nove, l'altra di diciotto mesi, che viaggiavano con papà e mamma, nella vettura di testa. La famigliola dormiva, le bambine aggrappate al collo dei genitori. AU'1,55 (questa è l'ora dannata del cD 152») le due piccole sono ancora aggrappate al collo del genitori, ma atterrite e urlanti. Il padre è incastrato nelle lamiere e non si può muovere. Racconta un superstite: c Era buio, io non vedevo nulla, soltanto sentivo l'uomo che gridava: " Non mi posso muovere, chi mi prende queste bambine? Mia moglie è lì, perché non risponde? Veda un po' se è viva " ». Il passeggero provò a scuotere la signora, ma si ritrasse sgomento. La donna o r a a a o e e era morta e la sua bambina non si voleva sciogliere da quell'abbraccio disperato. «Con la mano, cercai mio cognato che mi era seduto accanto. Morto anche lui. Rimasi cosi sbigottito che perdetti la parola, non riuscivo più nemmeno a toccare quelle bambine che strillavano. Finalmente, dal finestrino, entrò un giovane, che a' portò via le due piccole ». Ce una cassettina posata sul pavimento, nella caserma dei carabinieri di Castel Bolognese. E' colma di fazzoletti, annodati per le cocche, ogni involtino reca i documenti dei passeggeri e gli oggetti « di loro pertinenza », come precisa l'inventario steso dai carabinieri. «Una mostrina bianca con filetto rosa e distintivo del 40" reggimento fanteria, appartenente a militare sconosciuto. Taccuino con annotazioni varie, numero di matricola del fucile e della baionetta in consegna, orologio da polso privo di lancette, biglietto seconda classe, pacchetto di sigarette Nazionali con filtro ». Il titolare del povero fagottino verrà poi identificato dal suo colonnello: è il soldato Domenico, Di Tizio, di Miglianico, in provincia di Chieti, in viaggio di ritorno dalla licenza. Ecco qui un passaporto per la Repubblica Federale tedesca, tutto spiegazzato. Appartiene a Domenico De Rosa, foggiano, nato nel 1915, coniugato. Nella prima pagina il documento lo qualifica « contadino », ma poco più avanti c'è una annotazione della Questura di Foggia: « La qualifica di De Rosa Domenico è di manovale, non più di contadino ». Entro quest'altro fazzoletto sdruscito si annoda la vita di Giuseppe Pasquale, di Lana del Peligni (Chieti), di anni 32. C'è il biglietto per Parigi, il passaporto, 30 franchi di carta, 163 franchi di metallo, 2640 lire italiane, un orologio «in metallo giallo con cinturino "pure in metallo giallo» — la prudente analisi del verbalizzante si limita a constatare i fatti —, due chiavi per valigia, una scatola di cerini, diciotto sigarette Nazionali semplici. Ora si apre la porta: sono parenti di viaggiatori del «D 152 », venuti a frugare tra .i fagottini. Cercano se non vi sia quello di qualche loro congiunto. «Vengo da Teramo, ieri sera partì mio figlio. Era su quel treno ». L'uomo parla tutto d'un flato. Ha il cappotto nero, i capelli ondulati, completamente bianchi, l'occhio mite e sgomento. « Come si chiama? ». « Di Lelli Mario ». Il brigadiere, consulta l'inventario. « Anni? ». « Ventiquat tro ». Il brigadiere esce, va in un'altra stanza, ritorna dal vecchio: « Che abito vestiva? » L'uomo è pallido, ora, più bianco dei suoi capelli bianchi. Nella lista, suo figlio non figura. Ma tra i morti ci sono persone non ancora identificate. Chi sarà mai quel cadavere che il verbale così descrive: « Civile sconosciuto, età 25-30 anni, ba sette lunghe, vestito marrone rigato, maglia grigia, scarpe gommate, oggetti di pertinen sa, lire 400, due.penne .feiiwi »? E' una questione di righe sull'abito, di penne biro nel taschino. Il vecchio si affloscia sbigottito sulla panca. Parliamo con due scampati abruzzesi, Fìoravante Madonna, muratore, e Angelo Maria Tornesi, carpentiere, cognati di Giuseppe Pasquale e di Alberto Di Nella, morti entrain bi nella prima vettura. 'Viag giavano in loro compagnia e anche con altri abruzzesi, di paesi vicini. Destinazione Parigi. Non la Parigi di Place Pigalle o di Montparnasse Un'altra Parigi, dove in bàtiments che sembrano caserme migliaia di italiani alloggiano, icqD<ivsns intenti a fabbricare belle case, con piscina e giardino, nei quartièri residenziali di Orly. Dice Fioravante Madonna: < Mio cognato Pasquale aveva incominciato proprio quest'inverno a fabbricarsi la sua casetta, al paese. Erano dieci anni che andava a Parigi. Era stato lui, anzi, a chiamare anche me. Noi siamo dì Lama dei Peligni, hai presente? Sì, proprio sotto il Corno della Maiella. Prima del terremoto, Lama aveva cinquemila abitanti; dopo venne la distruzione della guerra, e si ridusse a metà. Adesso saremo in millecinquecento. Ma appena il sole comincia a scaldare, via tutti. Chi va in Francia, chi in Belgio, chi in Olanda, chi ancora più lontano, in Caledonia, in Australia, in Canada. Ce n'è dappertutto. A casa restano donne e vecchi ». Lama, dunque, ha avuto prima un terremoto, poi, per nove mesi, tedeschi e alleati che si sparavano entro le sue mu ra (erano tagliate dalla linea fortificata Ortona-Guardiagre le) e infine, ultimo pensierino dei tedeschi, mine sotto ogni casa. Con i « danni di guerra», con un decennio di questa Parigi, fatta di cazzuole, di carriole e di nostalgia, Giuseppe Pasquale incominciava dunque a mettere un mattone sopra l'altro per casa sua. Il < D152 », ve l'abbiamo già detto, era un treno di povera gente, che veniva da paesi battuti a lungo dalla sventura. Ha lasciato sui binari solo fazzoletti insanguinati. Gigi Ghirottì n ! 111111 n 11 t f u 11 ! 11 n 111 u 1111 i 1111 [ r m 111111111 m : 11 ( 11 Luigi Mazzocconi, 21 anni, perito nella sciagura. Il padre mori 2 anni fa in un incidente ferroviario (Tel.) t tl di di La testa schiacciata di una carrozza che si è capovolta dopo essere uscita dai binari I vigili del fuoco trasportano sulla barella il cadavere di un viaggiatore estratto dai rottami di una carrozza 111 ri 111 i n 11 ! 11 il i n 11 111 t [ ì ! 111 m ri i M ! 11 m ; 11 m 111m [ m n i : m w m m i ! 1111 m 11111 > 1111 m m 111 n u 11111 n 111111 m 11 [ 111111 n 11111 t 11 t 11 n i u 11 n n n M m i [ i [ i m i r : 11 u 11 < i m 1111 r i n 111 u m ì m M111 t m n i m m m m m m n i m n 11 ! ) i a