L'epidemia tra gli alpini del battaglione Saluzzo

L'epidemia tra gli alpini del battaglione Saluzzo L'epidemia tra gli alpini del battaglione Saluzzo Le misure dell'autorità militare per combattere il virus (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 7 marzo. I nuovi casi di epatite vi rale manifestatisi fra gli alpini del battaglione « Saluzzo > confermano purtroppo che l'epidemia non è ancora stata soffocata. Anche oggi si ha il nome di un altro contagia to: l'alpino Giovanni Battista Streri di Cervasca, dì 22 anni, è stato colpito 'dai primi sintomi del male nel pomeriggio e alle 17 l'autoambulanza par tiva dalla caserma « Fiore » di Bórgo San Dalmazzo per portarlo all'ospedale di Cuneo, dove ieri erano stati ricoverati tre suoi commilitoni: An gelo Crespo, Danilo Glacomazzi e Stefano Silvestro provenienti dai presidi dì Boves e Dronero.' Ora a Villa Croce, il reparto infettivi dell'ospedale civile di Cuneo che distende I suoi bassi edifici un po' fuori della ii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinii città,- sulla destra della strada di Borgo San Dalmazzo, sono ricoverati quattordici alpini. Il loro padiglione è uno dei primi, a sinistra, accanto alla palazzina dell'amministrazione. Altri sette sono all'ospedale militare di Savigliano: totale ventuno. Un caso segnalato oggi da Imperia prova quanto sia subdolo il contagio dell'epatite: il giovane Antonio Zerbone, che aveva prestato servizio militare nel battaglione «Saluzzo>, caserma di Borgo San Dalmazzo, inviato in congedo ai primi di gennaio, quando l'epidemia non aveva ancora determinato i provvedimenti di quarantena, è stato colto dai sintomi del male e ha dovuto essere ricoverato all'ospedale. L'epatite virale, dopo avere colpito a tre riprese, in agosto, in novembre e in febbraio gli alpini del presidio di Aosta (una ventina di soldati di quel reparto sono tuttora ricoverati nell'ospedale militare di Torino), si è sviluppata fra gli alpini del battaglione « Saluzzo » e il primo caso si ebbe durante il campo invernale a Prazzo, nell'alta Val Maira. Qualcuno suppone che il virus si trovasse nell'acqua non potabile ingerita dai militari in montagna, ma potrebbe essere stato portato nel reparto da qualche militare proveniente da Aosta, dove l'epatite infieriva già dal mese di agosto. Questi insidiosi aspetti del morbo rendono più difficili e complicate le misure, profilattiche. L'isolamento contumaciale a cui sono costretti i mi-, lDhnelfptn"1IK11 lllllMlllllinilllllMIIIIIHllllllMIIIHII litarl dì stanza a Borgo San Dalmazzo, Boves e Dronero, ha impedito finora la diffusione del morbo in altri reparti e fra la popolazione civile; ma la malattia continua a manifestarsi con una frequenza preoccupante nei reparti contagiati. Tutti i soldati del battaglione « Saluzzo » sono sottoposti a misure igieniche e profilattiche rigorose. Iniezioni di gamma globuline — che sembra siano una delle cure preventive più efficaci, sebbene non decisiva — sono state praticate a tutti gli alpini Il comando militare ha ritenuto opportuno dimezzare il presidio di Borgo San Dalmazzo, forte di quasi 800 alpini, dislocandone qualche centinaio nelle caserme di Boves e Dro nero. Si è preferito ripartire i militari in tre acquartieramenti meno affollati perché le disinfezioni dei locali, il controllo sanitario e le cure prò tettive possono essere più pronte ed efficaci. c, d(

Persone citate: Antonio Zerbone, Crespo, Danilo Glacomazzi, Giovanni Battista, Maira, Stefano Silvestro