L'on. Pacciardi parla dei rapporti della moglie con la famiglia Manfredi di Fausto De Luca

L'on. Pacciardi parla dei rapporti della moglie con la famiglia Manfredi ■Olifante rto<ej»rogaforlo garanti alla cowuwaiaaiono Bonzi L'on. Pacciardi parla dei rapporti della moglie con la famiglia Manfredi Quando il deputato repubblicano non era ancora ministro, la consorte entrò in contatto con la moglie del noto costruttore per l'acquisto di un alloggio - Più tardi fu costituita una cooperativa, in cui entrarono anche l'on. Reale e il gen. Pezzi, per la costruzione di una casa - Annunziate mozioni e interpellanze in Parlamento (Segue dalia Jil pagina) fronti del colonnello Toscani che ebbe una parte di primo piano nel determinare il prezzo che fu effettivamente pagato per i terreni espropriati. Toscani contribuì a far rescindere la convenzione firmata con la ditta Torlonia che prevedeva l'esproprio di tutti i terreni necessari, in qualsiasi tempo, al prezzo forfettario di 45 lire al metro quadro. Scrivendo una lettera per il ministro Pacciardi (che ha detto di non saperne nulla) Toscani contribuì a far adottare il criterio di valutare e pagare i terreni di volta in volta secondo le necessità. Tale criterio è costato allo Stato 500 milioni in più. Ma se Pacciardi non sapeva che un ufficiale del Ministero firmava per lui, l'allo- ra ministro dei Lavori Pubblici sen. Merlin firmò, senza rendersi conto di nulla, il deoreto che 'rescindeva la convenzione con la ditta Torlonia. Tutti questi elementi confluiranno certamente nel dibattito parlamentare, al quale spetterà anzitutto il compito di chiarire le ragioni che hanno indotto tanti uomini di governo e tanti alti esponenti della pubblica amministrazione ad agire confusamente, senza un sostanziale rispetto delle leggi. « Anche quando il rispetto delle forme fu assi curato — nota la relazione Bozzi — si sono manifestati nel merito delle attività aspetti non conformi, talvolta, in maniera obbiettiva alla tutela del pubblico interesse ». Ciò si riefrisce alla mancanza di un piano organico di partenza; alla mancata manutenzione delle opere costruite; al frequente ricorso alla trattativa privata, « in particolare nel caso della costruzione dell'aviorimessa »; al non sostanziale rispetto «ella procedura dell'appalto-concorso nel caso della costruzione dell'aerostazione; all'adozione di troppe, e per importi troppo rilevanti, perizie suppletive e di varianti; ai quattro miliardi spesi da Togni senza autorizzazione legislativa. Non meno interessante, soprattutto per i riflessi più immediatamente politici, sarà la discussione su quegli aspetti di lotta di partito che secondo Andreottl nobilitano, nel confronto, i siatemi della camorra napoletana. Dai verbali degli interrogatori risultano infatti gli attacchi a Togni e ad Andreottl su agenzie di stampa di Ispirazione democristiana e su giornali cattolici — attacchi se¬ guiti poi da ritrattazioni — che J ben denunciano io stato di rivalità interna tra le correnti della de. Si deve aggiungere però che un esemplo tipico di sistemi deteriori si è avuto, in collegamento con le conclusioni della commissione d'inchiesta, nel modo come l'interesse dell'opinione pubblica è stato orientato su un aspetto particolare della vicenda di Fiumicino — 1 lavori della ditta Manfredi — e sull'on. Randolfo Pacciardi. Come pervennero le notizie, peraltro non esatte nei particolari, al giornale romano? Dagli Interrogatori del giornalisti del quotidiano risulterebbe che le Informazioni pervennero attraverso un biglietto anonimo, per cui l'aspetto deteriore non è tanto nella pubblicazione giornalistica, ma nel sistema di far pervenire al giornali notìzie con l'evidente scopo di dare un particolare orientamento all'opinione pubblica. Di tutta la vicenda personale sua e della moglie, l'on. Pacciardi ha dato poi questa versione alla commissione d'inchiesta: «Nella mia vita non ho mai posseduto niente e non posseggo nulla nemmeno adesso. Sono figlio di operai; non ho mai avuto beni di fortuna. Mi sono incontrato con colei che poi è diventata mia moglie e spero che dalle vicende che racconterò non vorrete desumere che il mio sia stato un matrimpnio di convenienza. « Quando mi sono sposato, nel 1323, mia moglie aveva tre appartamenti in vìa Gregoriana, che erano frutto della sua dote. Era una Civinini, possidenti di Grosseto, e suo padre, quando è morto, le ha lasciato alcune proprietà fra cui dei titoli del Consolidato al 5 per cento e delle case: 4 palazzi che ha ancora, a Grosseto. Quando ci siamo sposati, mia moglie con la sua dote ha comperato prima un appartamento (ave vamo fatto una specie di cooperativa con l'on. Conti) e poi abbiamo comperato i due appartamenti dello stesso Conti « Quando sono stato espulso dall'Italia, avevamo questi tre appartamenti in via Gregoriana; oltre a questi, le case di mìa moglie a Grosseto e questi titoli di consolidato, che abbiamo speso per quell'occasinoe, e un- appartamento ad Albano che mi serviva per fare l'avvocato (io allora ero un giovane avvocato penalista), nonché un appartamento a Civitavecchia Questi erano i nostri beni quando ce ne siamo andati dall'Italia. Chi conosce la vita degli esuli sa benissimo che le comunicazioni con le famiglie sono impossibili. Noi per 18 anni abbiamo ricevuto messaggi solo clandestinamente e a Marsiglia, quando stavamo per avventurarci oltre il mare, ricevemmo 30.000 lire, che una sorella di mia moglie, alla quale avevamo lasciato una procura generale, ci aveva fatto pervenire. « I tre appartamenti sono stati venduti da questa mia cognata durante la guerra o subito dopo. Quando mia moglie è tornata da New York (io sono tornato nel 1944 e lei ai primi del 1946) si è trovata un piccolo capitale per le rendite non riscosse e per l'importo delle vendite, ed ha cercato di investirlo. Quando ero alla "Voce Repubblicana" e non ero an cora ministro, avevo un segretario che era cugino della moglie di Manfredi. Siccome fre quentava casa nostra propose a mia moglie di acquistare un appartamento a Roma perché i nostri erano venduti. «In quel momento la signora Manfredi stava costruendo tuia casa in via IiOvanlo, dove 1 Manfredi hanno poi abitato per tanto tempo. Mia moglie si mise in contatto con la signora Manfredi e chiese se poteva avere un appartamento, che doveva servire come abitazione per noi. Poi io sono andato al governo e abbiamo affittato l'appartamento, essendomi stato dato quello ufficiale. Lo abbiamo affittato abbastanza bene perché ci rendeva, mi pare, 130 mila lire al mese e questa rendita ci ha alutato per pagare l'altro. « Siccome da tempo mia moglie aveva intenzione di trasferire la sua proprietà a Roma, già da prima d->lla guerra (mia moglie e :e sorelle hanno ancora oprietà indivisa) pensammo .i costruirci una casa a Roma; e, visto che quella di via Lovanio rendeva bene, ad un certo momenr to (non so bene da chi sia partita l'idea, ma probabilmente dalla signora Reale) alcuni amici hanno tenuto una riunione in casa Reale, nel corso della quale pensarono di fare a Manfredi, proprietario di un terreno, la proposta di costituire una specie di cooperativa e di acquistare tutti gli appartamenti. Poiché io ero ministro in carica, non mi piaceva molto l'idea dì partecipare ad una cooperativa con sovvenzioni dello Stato come avrei potuto essendo deputato. Allora abbiamo fatto una specie di cooperativa di fatto tra noi: Reale, il segretario del nostro partito, mia moglie e la vedova di Egidio Reale; più tardi mia moglie lo disse anche alla signora Pezzi, moglie del mio capo di gabinetto e ad altri amici. «Qualche tempo dopo il signor Manfredi, che sa fare bene i suoi interessi, ha visto che i prezzi aumentavano e siccome sì era impegnato con quelle persone e non poteva disdire l'impegno, ci disse di non chiamare altri soci perché gli altri appartamenti intendeva venderli per conto suo. Quindi praticamente 'Sono rimasti mia moglie, il generale Pezzi e I due fratelli Reale. Gli altri appartamenti li voleva vendere Manfredi per conto suo ». In tal modo, una volta venduti gli appartamenti di Manfredi, Pacciardi e la moglie potevano controllare la Cores, ma per evitare che la società svolgesse altre attività, bisognava acquistare' almeno il 51 per cento delle quote, comprando altri appartamenti. «Per le proprietà di via Lovanio mia mogilie ebbe un appartamento grande e uno più piccolo; poi prendemmo altri due appartamenti. Praticamente mia moglie diventò la maggiore azionista della Cores, che aveva due soci: lei e la signora Manfredi Per fare questo ha dovuto contrarre anche dei debiti con amici; però ha restituito tutto ». Pacciardi ai dichiara poi disposto a esibire tutti i documenti di acquisto, che avvennero nel 1959-60, quando non era più miniatro e quando non ebbe nulla a che fare con ti costruttore Manfredi. E così conclude: « Per quanto riguarda Fiumicino l'unica volta che mi sono occupato dell'aeroporto è stato quando si tenne la più volte citata riunione dal generale Pezzi del tecnici del Lavori pubblici e della Difesa nel tentativo di accelerare 1 lavori» (per la pista numero due, affidati all'impresa Manfredi). In tema di appartamenti la Commissione he. interrogato anche il generale Samuele Corbin, cognato dell'on. Togni il quale fu segretario particolare di Togni quando questi fu ministro dei Lavori pubblici e si occupò di Fiumicino.. Il gen. Corbin era alle dipendenze dell'Aeronautica ma fu distaccato al Lavori pubblici con una carica puramente nomiinale di collegamento con l'Aeronautica «per giustificare il distacco ». Il generale racconta che nel 1951 sua moglie ereditò 20 milioni. Di questi, ne investirono 15 nell'acquisto di tre appartamenti. Poi, per evitare gravose tasse di successione, il generale e la moglie stipularono una società fra loro, secondo l'istituto della comunione, con il programma di ac quistare piccoli appartamenti con il cui reddito farsi una «villetta al mare». A questa società ha dato un aiuto flnan ziario un altro cognato del generale, un armatore catenese. Presidente — Poi ci sono altri cinque appartamenti in via Gregorio VII. Corbin — No. Presidente — Quanti ce ne sono allora? Corbin — Due. Poi quattro appartamenti in via Lilibeo. Presidente — Poi c'è la villa di Castiglioncello. Di quanti vani è fatta? Corbin — Si tratta praticamente di un disco sostenuto da pilastri i quali a loro volta poggiano su una piattaforma sotto un seminterrato; sotto questo disco c'è un appartamento di 90 metri quadri. Sono due .piccoli corpi uniti da un ingresso: da una parte c'è la camera da letto con il bagno e dall'altra il soggiorno con la cucina. Sotto, dove in un primo tempo era previsto un garage è stato ricavato un bel salone. Con questa visione marina si chiude il lungo resoconto degli interrogatori per Fiumicino. Adesso la vicenda si trasferirà in Parlamento. I comunisti hanno presentato una mozione, una iniziativa analoga è stata annunciata dai socialisti, Pacciardi ha presentato un'interpellanza, Togni ha detto che interverrà. Stasera anche i missini hanno presentato una loro interpel lanza. Fausto de Luca L'on. Randolfo Pacciardi