Non esiste disoccupazione per un buon specializzato

Non esiste disoccupazione per un buon specializzato Andamento del mercato di lavoro Non esiste disoccupazione per un buon specializzato Le.aziende si contendono la manodopera qualificata «.I disoccupati nella provincia sono ancora molti : 37.900 ; ma negli ultimi 5 anni sono itati assorbiti 100 mila immigrati in cerca di lavoro « Per le mansioni specializzate e qualificate il mercato del lavora è oggi in mano ai prestatori d'operay, così si è espresso il dirigente di una grande azienda al quale avevamo chiesto un giudizio sulla situazione. Era la sintesi di un discorso più ampio. Cinque anni addietro — per limitare l'analisi sulla disoccupazione ad un tempo non troppo lontano — numerosi operai specializzati 0 qualificati si presentavano ogni giorno all'Ufficio del Lavoro dichiarandosi disposti a qualsiasi mansione. Inoltre le possibilità di collocamento per 1 manovali erano pressoché nulle; ridottissime quelle dei giovani. Dal 1956 al '57 si registrò un lieve miglioramento. Dopo la recessione del '58, la vita economico-industriale riprese vigore. Negli elenchi dei disoccupati cominciarono a diradarsi gli operai specializzati sino a scomparire del tutto. Seguì una seconda fase durante la quale le industrie prenotavano specializzati e qualificati presso l'Ufficio di Collocamento raccomandando ai funzionari: < Mandatemeli appena si presentano >. Ora siamo alla terza fase: in molti casi non sono più le industrie che scelgono, ma gli operai specializzati che decidono presso quale fabbrica occuparsi. Abbiamo accennato l'altro giorno allo sciopero come « elemento nuovo > che può determinare lo spostamento di manodopera specializzata dalle aziende in agitazione ad altre. Pure significativo è il caso accaduto ad un funzionario dell'Unione Industriale. Nell'autunno scorso una azienda della provincia annunciò il licenziamento di 70 operai per riduzione di personale e modifica dei sistemi produttivi. La notizia venne riportata in poche righe nella cronaca. Fu sufficiente perché nella stessa mattinata giungessero a quel funzionario telefonate di quattro aziende che chiedevano « con priorità ed in via riservata » l'elenco dei licenziati. Merita citare questa rapida statistica: in un mese tra gli annunci economici de La Stampa sono apparse circa 3500 « offerte di lavoro » contro 400 « richieste di lavoro » Scorrendo 1 pìccoli avvisi si ha un quadro abbastanza esatto della situazione che si può così sunteggiare: la ricerca di maestranza con adeguate preparazione professionale assidua; uomini e donne sino a 30-35 anni riescono quas sempre a trovare un lavoro anche se non hanno « un me stiere completo > a due condi zioni: che risultino fisicamen te idonei e che siano sorretti da volontà, spirito di adatta mento e facoltà di apprende re. Si è anche elevata da 40 a 45 anni « l'età media tollerata» per l'assunzione di spe cializzati <b qualificati. Sono progressi notevoli, ma nonostante le buone prospetti ve per il futuro, non si può certo dire che 11 problema del la disoccupazione sia risolto I senza lavoro restano ancora migliaia, sempre troppi per una città come la nostra. So no In gran parte uomini dllfacntlfmonsnmtamztzdnpscrvsllcpszetbm11 11 II II 111111 f 1 ! 1111111 ! 1111M1111111 II 11111M11111 [ 1 donne che hanno superato l'età media senza una specializzazione; persone in non perfette condizioni fisiche, ma ancora valide ed utili alla società; mutilati ed invalidi che non vogliono essere considerati pesi morti; giovani manovali che chiedono di essere professionalmente assistiti per migliorare la loro condizione; operai volonterosi che pongono lo stesso problema anche se già avviati alla maturità. I 37.900 iscritti al 1° gennaio '62 nelle liste di collocamento della provincia appartengono per la maggior parte a queste categorie. Si tratta molte volte di una disoccupazione strutturale: gli immigrati che affluiscono dal Sud, senza un mestiere, senza appoggi, del tutto analfabeti, non sono neppure in grado di farsi comprendere o di entrare nella società sconosciuta: la disoccupazione in questi casi, è doloroso dirlo, diventa quasi inevitabile. Più urgente che mai si prospetta il problema dell'Istruzione professionale e della rieducazione tecnologica. II 1° gennaio '57 la provincia contava 53 mila disoccupati. In cinque anni si è scesi a 37.900. Le 15.100 cancellazioni sono avvenute quasi esclusivamente negli ultimi tre anni. Per valutare la riduzione bisogna considerare due elementi: 1) La popolazione dal 1957 ad oggi è aumentata nella provincia di 200 mila unità (165.969 nella sola città di Torino). In prevalenza si trattava di immigrati. Secondo una valutazione approssimativa al¬ mdcitrlvvdzdaspFiHmadcQaaeRlssgstTde'asBim '■•«•■■■uni iiiiiiiniiHininiu meno la metà erano In cerca di occupazione. Questo significa che nella nostra provincia in 5 anni si sono creati, in totale, 115 mila posti di lavoro: una media di 23 mila all'anno. 2) Questo sforzo è avvenuto mentre erano in corso vasti programmi di rammodernamento e di automatizzazione degli impianti che rendevano disponibili altre forti aliquote di lavoratori da riassorbire- senza scosse nel ciclo produttivo.

Luoghi citati: Collocamento, Torino