La Chiesa russa interverrebbe al Concilio ecumenico di Roma di Enzo Bettiza

La Chiesa russa interverrebbe al Concilio ecumenico di Roma Colloquio a Mosets con l'anivescovo Nittodemo La Chiesa russa interverrebbe al Concilio ecumenico di Roma «Occorrerebbe che non si parlasse di dogmi inaccettabili per gli ortodossi e non si facessero dichiarazioni ostili verso il paese che amiamo» - «Giovanni XXIII è un uomo di cuore aperto» (Dal nostro corrispondente) ... Mosca, 20 febbraio. . < Cosa potrebbero fare i rappresentanti della Chiesa ortodossa se nel corso del Concilio venissero tenuti propositi offensivi nei confronti del paese che amiamo? Non potrebbero fare altro che lasciare Roma ». Chi ci parla cosi è l'arcivescovo Niccodemo, membro del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca, il Concilio è quello vaticano che si terrà in ottobre e il « paese amato » è l'Unione Sovietica. Questa pregiudiziale patriottica ad una eventuale partecipazione ortodossa al Concilio indetto da Giovanni XXIII illustra, meglio di cento altri discorsi, la particolare posizione che la Chiesa ufficiale russa ha assunto e mantiene verso lo Stato comunista esattamente da ventun anni: cioè da quando Stalin, per mobilitare il popolo contro l'aggressione nazista, domandò al metropolita Sergio di benedire la « grande guerra nazionale » contro l'invasore. Da quel giorno i seminari e gli uffici amministrativi della Chiesa ortodossa misero sulle pareti il ritratto di Stalin, oggi sostituito da Kruscev, accanto all'icona della Madonna di Kazan. Xj'arkipiskov Nikodim ci riceve in un salone antiquato, pieno di flnestroni e di cortine gialle, nella sede del segretariato per le relazioni fra il Patriarcato di Mosca e le Chiese straniere, e, appena stabilita la nostra nazionalità, il discorso scivola verso le difficili relazioni fra l'ortodossia e il cattolicesimo. L'aspetto dell'arcivescovo, considerato la mente politica dell'alto clero russo, è classico: voce salmo, diante di basso, veste talare di seta nera, una minuscola ico na preziosa poggiata sul torace robusto, lunga barba nera e capelli nerissiml spioventi sulle spalle. E' stato lui a condurre le cavillose trattative per l'en trata della Chiesa ortodossa russa nel Consiglio mondiale delle Chiese ortodosse e prò testanti ed ha guidato una delegazione all'assemblea di Nuova Delhi. L'ammissione degli ortodossi russi nel Consiglio, avvenuta a Nuova Delhi, sollevò problemi di natura politica più che teologica. «D'ora in avanti — disse in quella occasione il protestante olandese Visser't Hooft — dovremo tener conto non solo delle divergenze fra le Chiese di Occidente e di Oriente, ma anche della tensione fra i politici dei due emisferi ». Così il Consiglio mondiale decise di convocare, dopo Nuo va Delhi, una conferenza di esperti che si posero per te ma la creazione di < un'atmosfera di fiducia tra i cristiani della Russia e dell'America i quali spesso si calunniano senza conoscersi » Ma la questione di fondo rimane ancora sempre circoscritta al secolare dissidio religioso fra Mosca e Roma, oggi acuito dalla scissione del mondo in due campi ideologici. L'entrata dei russi nel Consiglio mondiale delle chiese ortodosse e protestanti, ci spiega l'arcivescovo Niccodemo, non significa ancora affatto che siamo vicini al giorno della riconciliazione universale di tutte le chiese cristiane. Ciò che secondo l'arcivescovo moscovita si oppone all'unità organica dei cristiani è, soprattutto, il dogma romano della supremazia pontificia. Egli possibilistìcamente intrawede una piattaforma di collaborazione con Roma più sul « terreno pratico >, come lo chiama, che su quello religioso. < Anche se tra le nostre due chiese non ci sono mai stati contatti diretti, tuttavia gli sporadici incontri personali che ho avuto con i vostri prelati (l'arcivescovo allude ai suoi colloqui di Nuova Delhi con gli osservatori pontifici) sono stati buoni. Sul terreno pratico, dunque, è possibile migliorare i nostri rapporti*. Qui rispunta il patto di convenienza stipulato ventun anni fa da Stalin con il metropolita Sergio. L'arcivescovo, infatti, conclude: «Ad esempio possiamo intenderci benissimo sul terreno della difesa della pace » (non si contano più gli articoli dedicati ai partigiani della pace dal Djurnal Moslcovskoi Patriarzij, rivista del Patriarcato moscovita). Domandiamo quale sia comunque il suo pensiero sul desiderio di Giovanni XXIII di operare per l'unificazione delle chiese. Risposta: «Sento che Giovanni XXIII è un uomo dal cuore aperto, e Dio voglia che l'unità cristiana, da lui auspicata, possa avvenire un giorno» Aggiunge che < purtroppo, molti cardinali romani non hanno manifestato lo stesso desiderio di unità». Domandiamo poi se la Chiesa ortodossa pensa di inviare qualche suo osservatore al prossimo Concilio Vaticano < Più volte — risponde il prelato — ci è stata posta questa domanda che ci mette in una situazione imbarazzante Ci vergogniart-o. quasi, di non poter rispondere Come possiamo pronunciarci, se non siamo stati ancora invitati?». QzmlcipppsicvpdrnlVrttzvfrtavlstauvdnn Quindi, repentinamente, avan-1 zs quasi un mezzo suggerì-.: mento: «Se nel calendario dei lavori del Concilio romano non ci fossero punti dottrinali con i quali la Chiesa ortodossa non 1,, . , . può essere d accordo (ad esem- pio il dogma della supremazia ' pontificia), e se non vi fossero dichiarazioni ostili verso il paese che amiamo, credo che allora da parte nostra non vi sarebbero più difficoltà di principio circa l'invio a Roma di osservatori della Chiesa russa ». L'ultima domanda che poniamo è la più delicata: « Nella bolla di convocazione del Vaticano si parla del materialismo ateo e della necessità per i cristiani di combatterlo. Qual è la vostra posizione al riguardo, dato che vivete in uno Stato che si professa materialista e ateo?». Riceviamo un'occhiata severa; sentiamo che siamo giunti, forse prima del previsto, alla fine del colloquio. L'arcivescovo Niccodemo si controlla bene, sfiora con calcolatissima austerità l'icona sul petto e, infine, levando gli occhi al cielo risponde: < La lotta è unica per tutti i cristiani: vivere secondo l'insegnamento del Vangelo. Se tutti i cristiani vivessero secondo il Vangelo, non farebbe loro paura nessuna specie di ateismo ». Enzo Bettiza —

Persone citate: Giovanni Xxiii, Hooft, Kazan, Kruscev, Stalin