Gli avversari di Adenauer in Germania sperano di sfruttare la rivalità fra i due blocchi di Alberto Ronchey

Gli avversari di Adenauer in Germania sperano di sfruttare la rivalità fra i due blocchi ALLE SPALLE DEL VECCHIO CANCELLIERE SI DELINEA UN SOTTILE GIOCO POLITICO Gli avversari di Adenauer in Germania sperano di sfruttare la rivalità fra i due blocchi I liberali di Mende, i « giovani capitalisti » di Dusseldorf, i socialdemocratici, i commercianti di Amburgo sognano lauti affari con la Russia e guardano con interesse all'immenso mercato cinese - I sovietici temono uno Stato unitario tedesco, anche se comunista, ma incoraggiano ogni movimento che incrini la solidarietà con l'Occidente - In questi giorni ha successo un racconto vecchio di cento anni, ma sempre attuale: la ragazza di Colonia e l'ussaro prussiano, amanti sempre divisi (Dal nostro Inviato speciale) Colonia, febbraio. Il carnevale renano è sonoro e scende per le strade; un signore con l'elmo di Armonio sulla testa dice alla gente: « Cari pazzi e care pazze ». In piazza e nelle bir- tlllllllllllllllIIItlIIIIIIIIIIItlllltlllllllttllllllllll* rerie cantano la ballata tradizionale della giovane di Colonia, che incontrò sulla riva del fiume un ussaro prussiano; la canzone è audace, nello spirito del carnevale, e risale ai tempi che seguirono il congresso di Vienna e la restaurazione. Celebra l'incontro fra le due Germanie, quella renana, festosa, benestante e cattolica, e quella prussiana, austera, protestante e militare. Accadde poi, nel 1945, che i soldati russi e americani s'incontrassero sull'Elba; e oggi, press'a poco, la giovane del Reno e il prussiano sono di nuovo separati come nell'età napoleonica: da una parte la Confederazione renana, con Baviera, Hannover e Schleswig Holstein, e dall'altra la Prussia, con Sassonia e Turingia. La questione tedesca s'impone anche nelle canzoni di carnevale. Nel benessere e ■'.elle feste delle città tedesche si avverte un'inquietudine ; quasi che la Germania sia giunta al margine di un periodo transitorio. Beco un discorso che in questi giorni ho sentito "ipetere, con qualche approssimazione, non poche volte: €La più austera maschera di Colonia è il nostro cancelliere Adenauer. Non sapremo mai che cosa egli è davvero... Forse, con la fondazione dello Stato di Bonn e la costituzione dell'esercito federale, ha voluto consolidare la separazione tedesca, da vecchio autonomista renano. Forse ci ha giuocatl tutti; è possibile. Che cosa speravano i tedeschi da un ex borgomastro antiprussiano, credente nella civiltà lotaringiaf Voleva fare del Reno la linea mediana dell'Europa a sei; ci è riuscito, ha creato un'economia, non uno Stato. Se ha sabotato l'unità germanica diffidando dello spirito tedesco, ha superato Kruscev... Ma il Cancelliere non è così semplice; è anche un reazionario che se odiò il terzo Reich, quello hitleriano, rimpiange il secondo Reich più, della Repubblica di Weimar e crede nella potenza non meno che nel capitalismo religioso e dinamico. Forse ha voluto creare un governo separato e una potenza per imporre ai russi l'unificazione senza condizioni fra dieci, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiii venti o trent'anni. Ma in questo caso, se nel '54 non poteva prevedere i missili russi del '57, sapeva dell'atomica sovietica; dunque conduce un gioco rischioso... oppure il Cancelliere è tutto questo insieme, ha obbedito a sentimenti opposti. Insomma, che cos'è davvero Adenauer non lo sapremo mai, nemmeno nell'autunno prossimo, quando grazie al cielo dovrà ritirarsi, secondo l'impegno... ». Sono soprattutto i rifugiati dalla Germania Est, che ripetono questi discorsi. Ma la vita politica tedesca, ancora dominata dalla sfinge Adenauer, mette in scena personaggi più difficili dello stesso Cancelliere, che compaiono all'orizzonte solenni e indecifrabili come complicate figure allegoriche. A dodici chilometri da Bonn, sulla riva sinistra del Reno, l'ambasciatore sovietico Smirnov ha invitato i capi liberali nella sua villa Hcntzen di Rolandsck per un « Birrabend» (una sera'ta di birra) o, come pure si dice, « Herrenabend » (serata per soli uomini). I liberali, infatti, s.ono la forza nuova, finora esorcizzata, che dopo il ritiro del Cancelliere deciderà le scelte di Bonn. Le attenzioni dei sovietici verso i nuovi personaggi si moltiplicano. Le figure più ermetiche sono Erich Mende, presidente della Fdp (Freie Deutsche Partei, partito liberale), Thomas Dehler, Wolfgang D.oring (capo dei < giovani capitalisti » di Dusseldorf ) e l'ambasciatore tedesco a Mosca, Hans Kroll, ex agrario della Prussia orientale, amico e protetto di Mende, gradito interlocutore di Kruscev, che lo invita ai bagni di Soci, nel Mar Nero. Adenauer tollera le iniziative personali di Kroll, a sua volta, per intimorire gli anglo-americani con la prefigurazione d'una possibile svolta radicale della Germania e imporre ad essi la sua politica. La Fdp, il partito pia ambiguo che sia comparso in Europa negli ultimi quindici anni, è ad un tempo nazionalista e < aperto » verso i russi. La sua ala destra sogna il quarto Reich e tutte le sue tendenze fidano che l'Unione Sovietica, prima o poi, sacrificherà il regime di iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu Ulbricht nella Germania Est, come immagina finanche il < cremlinologo > Isaac Deutscher. Mende, il leader del partito, spera in un dono sovietico dell'unificazione, che potrebb'essere ricambiato con le risorse del miracolo economico di Bonn: solidi marchi sotto forma di riparazioni belliche e forniture di linee automatiche, impianti completi e macchine utensili per contribuire all'esecuzione del nuovo piano ventennale sovietico. Egli ammette che oggi tali disegni appaiono ancora prematuri, ma calcola che il processo sarà graduale, passando attraverso un'attenuazione dei rigori della Germa- | nia Est e quindi una forma di unità confederale. Nasce da questa valutazione la richiesta di un dialogo diretto e spregiudicato fra Bonn e Mosca, sulla quale concordano in parte i socialdemocratici e alcuni democristiani, come il protestante Eugenio Gerstenmayer, presidente del Bundestag. I sovietici non smentiscono le illusioni di Mende; al contrario le incoraggiano. Oltre che dal miraggio dell'unificazione, il gruppo liberale è mosso da cospicue lobbies economiche, interessate all'apertura di nuovi I sbocchi per l'incontenibile industria tedesca. Alcuni uomini d'affari di Amburgo, città < incollata » alla frontiera con la Germania comunista e tradizionalmente protesa verso l'Est, che ha visto ridurre fino a un quarto i suoi traffici con la Sassonia, la Boemia, la Slesia e Berlino (sull'Elba passavano un tempo li mila chiatte all'anno), non aspettano che il ritiro di Adenauer. Se l'intransigenza ostinata del Cancelliere ha suscitatopreoccupazioni a Londra e a Washington, i contatti fra la Fdp ed i sovietici suscitano sospetto. Non si prepara una svolta quieta e davvero distensiva, nonostante qualche apparenza. Si preannuncia una Germania Federale a metà svincolata dagli occidentali, nazionalista e affarista, pronta a mercanteggiare la propria potenza giuocando su due scacchiere in attesa d'un'c occasione storica » per l'unificazione, aperta al migliore offerente e < viziata > da ambo le parti. Accarezzando la tigre, ognuno tenterebbe di controllarne i movimenti, col sacrificio periodico di < qualche agnello ». Questo è il programma della Fdp, che i sovietici favoriscono scavalcando anche la socialdemocrazia tedesca, meno temeraria: poco importa se, fra j i nuofi interlocutori, numej rosi sono gli ex-nazisti. Ma l'unificazione tedesca, secondo le valutazioni più ponderate, è un miraggio e resterà tale per cinquantanni almeno. L'ultima seria offerta sovietica fu quella del 'SS, quando a Mosca credevano nella stabilità dei regimi « satelliti » polacco e ungherese, e avrebbero consentito la formazione di uno Stato unitario tedesco in cambio della sua neutralizzazione. Dopo i moti berlinesi, la rivolta ungherese e l'tottobre» polacco, la diplomazia sovietica ha rinunciato al contratto e oggi non cederebbe l'unificazione nemmeno con la garanzia che lo Stato pantedesco fosse, per assurdo, comunista. L'esperienza della Cina a levante non incoraggia i russi a consentire la costituzione di una vasta entità politica a ponente, foss'anche alleata. Dopo l'unificazione, inoltre, tornerebbe fatalmente in discussione la frontiera orientale tedesca dell'Oder-Neisse (che sancisce l'annessione della Pomerania e della Slesia alla Polonia e il condominio russopolacco nella Prussia dell'Est); ciò provocherebbe nuovi fermenti nelle Repubbliche baltiche dell'Urss (Lituania, Lettonia, Estonia) e mm i iimmmmmmmmiimmmi una serie dì reazioni a catena intollerabili per i governanti sovietici. Se Adenauer è una sfinge, 0 come dicono * una grande maschera di Colonia », lo sono ancor più i nuovi personaggi alla ribalta: nessuno sa se credano a quello che dicono, dove guardino veramente e che cosa pensino davvero di ottenere. Potrebbero stipulare con l'Est contratti di affari, questo sì. A Mosca, in agosto, Kruscev dichiarò a Fanfanì che qualora l'Occidente respingesse un'intesa in solido sullo status quo tedesco, sarebbe il successore di Adenauer a negoziare, rano ili posdno (presto o tardi), e che la storia ha già fornito simili esempi (i patti della Russia con Bismarck e Hitler). Ma volle insistere soprattutto su questa profezia: la potenza dell'industria tedesca avrà bisogno nei prossimi anni di materie prime, che i sovietici possono fornire senza limite attraverso un pool (la Ruhr è nulla a paragone del Kuznetsk siberiano e del Volga-Ural), e di nuovi grandi mercati, che l'Urss potrà offrire così come potrà, ad usura, la Cina. « E' quel che si dice — rispose Fanfani — battere il tamburo cinese ». La fantasia dei liberali e dei capi dell't industria temeraria » tedesca è soverchiata forse da quella prospettiva. Ma non per niente 1 governanti sovietici sono marxisti: secondo il loro determinismo economico, tale interesse dovrebbe bastare, anche se la Prussia resterà divisa dal Reno. E' in questo modo che si cerca di rispondere al più grave inter¬ rogativo sospeso sull'avvenire dell'Europa. Ecco perché Kruscev non ha dato seguito al suo ultimatum sul trattato di pace tedesco: ormai si aspetta il ritiro di Adenauer, tutti studiano la curva della congiuntura economica di Bonn. Alberto Ronchey