Nell'Abruzzo antica terra di pastori esplode la febbre degli studi e del metano di Gigi Ghirotti

Nell'Abruzzo antica terra di pastori esplode la febbre degli studi e del metano PER MIGLIAIA DI GIOVANI, OZIO FORZATO Q EMIGRAZIONE Nell'Abruzzo antica terra di pastori esplode la febbre degli studi e del metano Quattro università sono sorte in pochi anni, a L'Aquila, Pescara, Chieti e persino Teramo - Sogni e rivalità per un'autostrada che dovrebbe serpeggiare per tutte le montagne della regione - La riforma del Fucino: dove c'era un latifondo, ora sono stabilite 9000 famiglie - Ma il reddito è insufficiente e la terra si spopola (Dal nostro inviato speciale) L'Aquila, febbraio. Un rettifilo covre nella notte, c'è una breve pianura intorno, le chiostra bianca delle montagne la chiude, un falcetto di luna la rischiara. Non c'è anima viva, non luce o rumore di casa, non suono che non sia d'alberi o di vento. Potrebbe essere luogo d'altro pianeta, o un, paesaggio da fiaba ricca d'incantesimi. Leggiamo il suo nome sul cartello stradale: Altopiano Velino 8i- rente. Ecco, questo è un luogo dove fermare la macchina e raccogliere le idee sul viaggio in Abruzzo. E' l'unica regione che non abbia avuto un aumento di popolazione, ma un regresso: di censimento iti censimento, l'Abruzzo ha perduto in dieci anni centomila abitanti. Sono andati a cercare altrove il « miracolo », e non qui intorno, ma, i più, in America. Le case sono decrepite, acquedotti e fognature mancano quasi dapper¬ tutto, tre quarti delle abitazioni non conoscono i « conforti » elementari dell'igiene domestica. Ad Avezzano ci dicono: < Andate un po' in giro per il Fucino. Troverete le baracche dei terremotati ». tChe terremotatiti. « Quelli del '15-'18.'». Nella fantasia popolare è diventata una unica sciagura: dopo la distruzione di Avezzano e d'un grappolo di paesi intorno — ciò avvenne il mattino del 13 gennaio 1915 — arrivaro- no le cartoline di precetto, incominciò la guerra e chi s'era salvato dal terremoto non sempre se la cavò dalla trincea. Ora hanno dato la medaglia d'argento ad Avezzano, che, tra l'altro, fu distrutta una seconda volta durante quest'ultima guerra per causa dei tedeschi che vi avevano insediato un grosso comando strategico. Ma la medaglia non copre le baracche ancora in piedi da quel lontano terremoto. « Qui fiorisce l'industria del passeggio », ci dicono di paese in paese, lungo la piana del Fucino. Una volta questi paesi si specchiavano nelle- acque di un lago, il terzo lago d'Italia, in ordine di grandezza. Alla metà del secolo scorso i Torlonia che lo possedevano decisero di prosciugarlo per farne della buona campagna. « O » Torlonia prosciugano il Fucino, o il Fucino prosciuga i Torlonia », dicevano i vecchi. In capo ad un trentennio il lago fu all'asciutto. Non i Torlonia. Incominciarono le lotte contadine, di cui c'è eco nell'opera di Ignazio Silone e in tutt'una letteratura popolare abruzzese. Finalmente nel '51 la < terra promessa » fu spartita e assegnata ai braccianti. Era tale la fame di terra che d'un latifondo cosi grande si dovettero tagliare porzioni piccolissime: quattordicimila ettari divisi in novemila famiglie. Ora, chi ebbe un fazzoletto troppo piccolo di fortuna, già si divincola nelle difficoltà. Il grano è stato sostituito dalla bietola, ma non basta. I figli crescono e l'Ente Riforma non può che aiutarli nelle pratiche per andare all'estero. I Torloniat Quelli sono ritornati, ma non più con la giacca alla cacciatora. Sono diventati industriali: uno zuccherificio, due centrali elettriche, una cartiera, la banca, naturalmente. Il miracolo? Non si può dire che non ci sia stato. Lo zuccherificio che nel '53 produceva novantamila quintali di zucchero e impiegava 1500 operai, ora ne produce B40 mila quintali, con 700 operai. Al rinnovo degli impianti per la produzione saccarifera ha contribuito generosamente la Cassa per il Mezzogiorno, con due miliardi e mezzo. Si dirà che qui il miracolo consiste nella pioggia sul bagnato, nella trasfusione di sangue in persona già pletorica. Non è il solo esempio di miracolo a gambe all'insù. Leggiamo sulle relazioni della Camera di commercio che i benefici di legge per i miglioramenti forestali e poderali spesso non raggiungono 10 scopo, perché mancano le premesse: lo Stato contribuisce alle spese con l'ottanta o l'ottantacinque per cento, ma i comuni, le aziende, i privati non sono nemmeno in grado di tirare fuori quel venti o ventteinque per cento che occorre per approdare al beneficio. La prudenza del risparmiatore, alieno dalle avventure, la prudenza delle banche dinanzi alle < spalle fragili » degli imprenditori congiurano a rendere asfittica la situazione. Il danaro costa qui più che altrove: il 10 o il 13 per cento, contro il 6 o l'a in uso nelle banche del Nord. C'è poi la tradizionale parsimonia della gente abruzzese, che peggiora ancora le cose: 11 risultato è un reddito medio che s'aggira sulle Ilo o 130 mila lire all'anno procapite, uno dei più bassi. C'è, a dire il vero, una città d'Abruzzo che s'è data un piglio milanese, è Pescara, l'ultima arrivata (fu eretta a provincia nel '£9). In questi dieci anni è aumentata di ventiduemila abitanti (ora ne conta 82 mila) e s'è fatta la nomea d'avere il primato nazionale degli assegni sparati a vuoto. Sarà vero, non sarà vero, il fatto è che Pescara non sta più nella pelle. Ha un aspetto da capitale dei camionisti, e dai traffici stradali fra Nord e Sud, infatti, trae la sua maggiore fortuna. Paté che scoppi di salute: in questi tempi si è rimessa a dar fastidio all'antico e naturale capoluogo della regione, L'Aquila. Di recente, il sindaco di Pescara fu portato quasi in trionfo da sessantacinque sindaci della Morsica e dei PeUgni: lo acclamavano come il salvatore, il vindice dei loro diritti conculcati. Che cos'era successo t E' la vecchia, famosa questione dell'autostrada, progettata a collegare il Tirreno all'Adriatico: L'Aquila la vorrebbe serpeggiante su per le proprie montagne, Pescara la reclama diritta, attraverso le valli del Fucino e dei Peligni. La società costruttrice t Sentite questa: la società che dovrebbe aprire l'Abruzzo al traffici moderni fm presente al governo one éon te spese non ci sta. L'autostrada, di¬ ce, per essere redditizia dovrebbe cominciare a Fiumicino (ahimè!) passare per Roma, scavalcandola, e arrivare così, in un modo o nell'altro a Pescara. Il sovrapasso di Roma (a pagamento) sarebbe la condizione che i costruttori pongono per l'inizio dell'opera. Se, dunque, un giorno vedremo autocarri e utilitarie viaggianti a fiore dei tetti dell'Urbe, questo sarà il prezzo che avremo pagato perché l'Abruzzo possa essere raggiunto dall'autostrada. Ma torniamo alle dispute municipali: l'altra settimana si dovevano approvare gli statuti di due nuclei d'industrializzazione, uno per la valle del Pescara, l'altro per Avezzano. Tutto era pronto, ma al momento di ripartire le seggiole scoppia la rivalità tra i candidati alla presidenza. La decisione è rinviata, forse a dopo le prossime elezioni politiche. Si scopre il metano, in quel di Vasto e in quel di Teramo: all'istante si mobilitano i sindaci di tutta la regione, vorrebbero stiracchiare il metanodotto in tutte le direzioni, fino a /arft> passare sotto l'uscio di casa propria. Una volta la vecchia e austera capitale, L'Aquila, godeva d'un primato nel campo degli studi. E' la città che si definisce « la Salisburgo d'Italia », per le sue elette tradizioni musicali, tenute in vita strenuamente. Alcuni anni fa costituì la prima università d'Abruzzo: non si entra senza commozione nel palazzo dell'università dell'Aquila, dove lavorano a tutta lena imbianchini e muratori a far belle e grandi le aule, in un via-vai di studentesse che corrono per lezioni e per esami. Un manifestino annuncia gelidamente, nell'albo della facoltà di Magi¬ stero, che solo una candidata ha superato l'esame dì latino scritto, e appena di misura. Quest'anno L'Aquila apre i corsi di ingegneria, di matematica, di scienze economiche. Ma anche qui il primato dell'Aquila è in crisi: anche Pescara, anche Chieti, persino Teramo reclamano scuole superiori e, poiché non le ottengono, aprono a dispetto corsi universitari un po' alla macchia, ma con professori che hanno cattedre a Roma, a Milano e in altre università. « Quando i giovani riceveranno la laurea da professori che insegnano legittimamente — pensano — il loro titolo non potrà non essere riconosciuto ». E' una speranza. L'Abruzzo è terra di speranza e di attesa, spesso impazienti, disordinate, e degne tuttavia di essere non più frustrate e deluse. Gigi Ghirotti

Persone citate: Ignazio Silone, Torlonia