Solo gli occhi del ritratto ricordano un pò Goya

Solo gli occhi del ritratto ricordano un pò Goya Solo gli occhi del ritratto ricordano un pò Goya Il dipinto, ora in possesso di una vedova di Canelli, fu acquistato 40 anni or sono in blocco con altri quadri e un cavallo da corsa o o e , , e a i . o i a n a n i l o s(Dal nostro inviato speciale) Canelli, 8 febbraio. Come sempre capita in questi casi, il riserbo e la circospezione non hanno altro effetto che di sbrigliare la fantasia. A Canelli la notizia della scoperta d'un presunto « Goya > sta circolando e crea una vera attesa per le rivelazioni che un foglio locale promette per domani. In realtà basta pensare all'avvio di tutta la faccenda .per riportarla entro dei limiti più modesti. Vincenzo M. che abita con un fratello ed una sorella in una piccola costruzione abbastanza recente alla periferia di Canelli, parlando con un amico pittore si vantò di ospitare in casa niente meno che un « Goya >. Incredulità dell'altro. Ne scappò fuori una scommessa che aveva per pósta un semplice caffè espresso. Il dipinto, una tela un po' consunta, larga circa 80 centimetri, alta poco più di un metro, raffigurante un monsignore ili origine paffutello, ma ora quasi gonfio nelle guance a causa delle spelature che si riscontrano nel toni chiari del volto, appartiene in verità alla sorella di Vincenzo M., la signora Maria, rimasta vedova qualche anno fa. Suo marito, fin dai tempi in cui abitavano a Milano (prima di trasferirsi a Genova), alternava la passione per i cavalli a quella per la pittura. Pare che qualche decennio fa si fosse lasciato indurre ad acquistare cinque tele per la somma, allora cospicua, di 800 mila lire oltre ad un cavallo da corsa che aveva vinto parecchi premi. Di quel gruppo di dipinti, alcuni venne-ro ceduti negli anni scorsi. In casa era rimasto questo ritratto d'abate settecentesco, con il corredo d'una fotografia recante sul verso un'autentica, simile a tante altre, che ascrive l'opera ad una iniziale attività dell'artista: quasi a confessare che mancano i caratteri più spiccati della sua maturità. Chi è abituato a vederne ben di peggio, questa volta quasi respira; anche per quei due occhi vagamente < goyeschi », sui quali, proprio come in certi dipinti del grande maestro spagnolo, due tocchi di pennello al punto giusto- hanno messo una luce d'intelligenza. Ciò che altri pittori hanno saputo fare pur senza essere «Goya», ma che giustifica 11 sospetto che proprio all'autore delle celebri «Maja» possa essere attribuito. Diciamo meglio: ciò che potrebbe suggerire la opportunità di un esame tecnico, prima di escludere dei tutto una paternità così famosa. Chi si ferma un attimo a guardare questo ritratto non può non osservare le mani; brutte, malformate. Ma si sa anche come proprio Goya che Eugenio d'Ors definì «magico e infaticabile inventore dì sguardi », tanto spesso quasi dissolvesse nella luce le forme anatomiche delle mani, mirabilmente lasciandone sentire però l'intima struttura; quale invano qui ci sembra di cercare, scoprendo soltanto nella mano destra la traccia di un greve pentimento. A Canelli, si fa naturalmente un gran parlare del presunto «Goya» che, come si vede, non costituisce una «scoperta », almeno per la sua proprietaria. Molti ne discutono con curiosità, e stringono d'assedio la guardia municipale Armando Schiavetta che, trovandosi presente alla scommessa, ne sa più degli altri, ma si, è anche imposto il massimo riserbo con quasi tutti quelli che lo avvicinano. Le voci corrono: il dipinto era tenuto sotto il letto; sul verso della tela c'è la firma di Goya; il foto, grafo Roncisvalle, che l'altra sera ha riprodotto la fotografia con l'autentica, ha dovuto subito consegnare anche le lastre: alcuni giornali gli avevano offerto 100-200 mila lire purché si decidesse a fornire una fotografia del dipìnto! E poiché tutti i salmi finiscono in gloria si ripete: se fosse autentico potrebbe valere centinaia di milioni. a. d. IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIilllll» Questa è la riproduzione del quadro attribuito al Goya miiiim iiiiiiiiimiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin immillili luminimi

Luoghi citati: Canelli, Genova, Milano