Una scintilla ha provocato il disastro

Una scintilla ha provocato il disastro Una scintilla ha provocato il disastro (Dal nostro inviato speciale) Saarbriicken, 8 febbraio. 888 mòrti, 81 feriti e SO « dispersi », ecco nelle crude cifre l'epilogo della catastrofe di Wolklingen, che ha superato per proporzioni la tragedia di Marcinelle. Il bilancio non è definitivo, che l'opera di ricerca, tuttora in corso, si concluderà soltanto nel giorni prossimi. Ma già sappiamo che cosa significano nel linguaggio della miniera queste riserve. «C'è speranza di trovare ancora qualcuno in vita? ». Posto di fronte a questa domanda il direttore della miniera di Saarbriicken, Hans Hugo, ha risposto: «No». Tutto può accadere nelle miniere, che talvolta restituiscono vite umane dopo giorni e giorni. Sono però casi rarissimi, addirittura memorabili. Il senso comune avverte che, a conti fatti — includendovi anche i cosiddetti dispersi — 1 morti saranno 300, e forse più. Molti dei feriti stanno dibattendosi in queste ore tra la vita, e la morte. E anche questa circostanza non aumenta gli ottimismi. A parte un centinaio di minatori postisi in salvo con le proprie forze o riportati alla luce subito dopo lo scoppio, nelle ultimo ventiquattro ore il pozzo di Louisenthal non ha restituito che morti e feriti. Oggi, poi, sono stati riportati alla superficie soltanto dei cadaveri. Li tiravano su. con l'ascensore, man mano che li ricuperavano a 600 metri di profondità (dove è avvenuta l'esplosione) avvolti in pesanti coperte. Le coperte servivano a proteggere i corpi dagli improvvisi sbalzi di temperatura (in basso fa molto caldo) se vi ardesse ancora una fiammella di vita. Precauzioni vane. Per la maggior parte i 879 (o i 300) uomini sono morti per soffocamento. Li ha uccisi il monossido di carbonio sprigionatosi dopo il c colpo » di grisù. Per altri la fine è stata assai più violenta, quindi meno tormentosa: la esplosione li ha scagliati contro le pareti e le volte delle gallerie, e di essi sono stati recuperati soltanto dei resti. Altri' ancora furono schiacciati sotto massi, blocchi di cemento e montagne di carbone. E sono appunto quelli che vengono tuttora ricercati. I cancelli della miniera sono chiusi per tutti, anche per i giornalisti. Pertanto nessuno ha potuto assistere alle operazioni di soccorso; ma dietro le mura rossastre del pozzo, con su la bandiera giallo-rossa e nera a mezz'asta, la scena dev'essere stata orrenda, il lavoro febbrile. Ogni tanto partivano dei camion: c'erano a bordo devine di bare. Fuori dei cancelli la gente teneva gli occhi fissi sulle gigantesche ruote dell'ascensore montate sulla sommità del pozzo. Appena si mettevano in moto, tutti sapevano che stavano portando su qualcuno: vivo o morto t A quelle angoscie rispondevano piti tardi dei foglietti bianchi tirati al ciclostile che venivano affissi di ora in ora sul muro esterno della Loui¬ e a , e a . i n i i a i o a r i . i l a , a e i . e r o o , , o o i a . o i e a ¬ senthal. Erano gli elenchi dei morti e dei feriti. La direzione della miniera' comunica con la folla dei nongiunti sol tanto per mezzo di quello « circolari ». E' un modo di procedere che lascia interdetti gli stessi tedeschi. Un rigore che sfiora la brutalità. Fulminati da quelle letterine al ciclostile, i più deboli crollano; e subito arrivano gli infermieri che li caricano su barelle portandoli al più vicino ospedale. Tutto si svolge qui con precisione meccanica, funzionale, che non conosce incertezze, quasi disumana. La gente fuori della miniera non parla né grida oggi. Il rigore ha preso il sopravvento anche sulle manifestazioni emotive. L'ordine trionfa. Al di là dei cancelli dove campeggia, come tragico scherno, la scritta Denk an deiner Sicherheit (< Pensa alla tua sicurezza») avanza un gruppo di minatori con le lampade ancora accese sugli elmetti di cuoio. E' una delle squadre di soccorso che sono da* ieri mattina all'opera. Sono usciti in quel momento dal fondo del pozzo e procedono con aria trasandata, come soldati reduci da una battaglia perduta. Si distinguono, in mezzo agli uomini vestiti di blu, due ragazzetti con faccia annerita che avranno si e no 37 anni: più agili e snelli degli anziani, i ragazzi riescono spesso a penetrare negli angusti pertugi e cunicoli che vengono aperti con grande fatica dalle squadre di soccorso. Gli uomini si disperdono in fretta fuori della miniera, rispondendo all'assalto delle domande con dei gesti vani. Come dicessero: < Niente, inutile ». .Riesco poi ad avvicinare uno di quegli uomini, Waldemar Meinecke, di 27 anni. Non trova parole efficaci per descrivere quel che ha veduto là sotto. Poco fa ha contato 15 morti. L'incendio è spento — sono le sue frammentarie informazioni — l'aria ora è respirabile. Si procede metro per metro cercando di rimuovere o di perforare montagne di detriti. Si scaverà ancora per giorni. I mucchi di detriti arrivano ai due metri di altezza, ostruendo gran parte della galleria devastata dallo scoppio. Oggi Waldemar Meinecke ha veduto solo morti, ammucchiati gli uni sugli altri. Oli ultimi feriti U ha visti la notte passata: < Nella galleria ci trovammo all'improvviso con le gambe sprofondate in uno spesso strato di polvere di carbone — mi racconta. — La polvere ci arrivava alle ginocchia. Da testimoni scampati al disastro si Sapeva che li sotto c'erano dei nostri compagni. Cominciammo a sondare la polvere metro per metro. Dovemmo farlo con le mani, senza usare pale o altri attrezzi per non ferire chi si trovasse là sotto ancora in vita. D'improvviso il mio braccio si è trovato preso in una morsa. Era una mano. Si avvinghiava con disperazione, come quella di un uomo prossimo atebbintidtel'cgsoeptobtoiststsecsstginlicè ad annegare. Subito liberai la testa del mio compagno. Ebbene, in quella maniera ne abbiamo tirati fuori venti ancora in vita. Cinque sono poi morti sull'ambulanza che avrebbe dovuto caricarli su un elicottero pronto a partire per l'ospedale. Altri tre sono deceduti dopo il ricovero per le gravissime ustioni». La storia delle operazioni di soccorso è costellata di simili episodi. Si parla di un minatore diciassettenne che si imbatte nel fratello creduto morto, mentre egli si appresta a scendere nelle viscere della terra con le squadre di soccórso. E sappiamo ancora del minatore Walter Kiefer — 40 anni e tre bambini — che deve la sua salvezza ad un caso straordinario. Poco prima dell'esplosione, il Kiefer stava guidando un piccolo convoglio di carrelli carichi di carbone. Ad' un bivio, invece di imboccare la strada prestabilita, la piccola locomotrice da lui condotta scivolava sull'altro binario. Un provvidenziale errore nella manovra degli scambi: se avesse preso la strada giusta, il Kiefer sarebbe rimasto seppellito dopo pochi minuti sotto quattro o cinque tonnellate di carbone precipitate in seguito allo scoppio. €ln miniera non ci torno più — ha detto il Kiefer —. Ho la patente per guidare i camion. Preferisco fare l'autista ». Giuseppe Violi e Teofilo Giili, due dei cinque minatori italiani occupati nella Louisenthal (il primo è di Melicucca, in quel di Reggio Calabria, l'altro è nato nella Saar da genitori italiani) avrebbero dovuto scendere in basso con gli sventurati compagni col turno di ieri mattina. Furono le mogli, che dovevano andare a far degli acquisti con i rispettivi mariti, a cambiare il programma di lavoro. Violi e Gilli si fecero sostituire da due compagni. Dissi già- ieri che fra le vittime non c'erano nostri connazionali. I trecento uomini — per lo pia. in età fra i 20 e i 35 anni — che hanno lasciato la vita nella miniera rappresentano un tragico assurdo. Sul piano della teoria la catastrofe appare ai tecnici pressoché inverosimile. La Louisenthal è una miniera con impianti moderni e provvista delle più ampie attrezzature per la sicurezza dei suoi uomini. Per queste sue prerogative, aveva vinto l'anno scorso un premio dello Stato federale. Hii iiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Nella miniera modello tutto sembrava funzionare alla perfezione. Undicimila metri di condutture assorbivano di giorno e di notte il metano che si liberava nelle gallerie a misura che procedevano i. lavori di estrazione del carbone. Lodevoli precauzioni, che la Louisenthal ha fama di miniera « ricca » di gas. In ventiquattro ore queste tubature collegate alle pompe assorbivano S0O mila metri cubi di metano, pari al 90 per cento del gas stagnante nelle gallerie. (E' confermato però che la notte che precedette la catastrofe gl'impianti, per l'assorbimento del gas cessarono di funzionare. I dirigenti della miniera escludono però qualsiasi connessione con la catastrofe). I metanometri che hanno l'ufficio di controllare appun¬ to le condizioni dell'aria lavoravano con molta regolarità, L'aria era « buona », non o'erano pericoli in vista. Anche gli impianti elettrici che spesso sono fonte di sciagure erano perfettamente isolati, assicurava quest'oggi ai giornalisti il direttore della miniera Hugo. Sembravano quindi eliminati tutti i pericoli prevedibili: ai minatori era vietato anche l'uso di calzature con i chiodi che avrebbero potuto sprigionare scintille per via dell'attrito. Il signor Hugo ha dovuto però ammettere che in certi punti della miniera, per ragioni tecniche, non si riusciva ad estrarre la più gran parte del metano. In certi tratti anzi ne restava fino al 30 per cento. «Afa finora — ha affermato il signor Hugo — non si può dire quali siano state le vere cause del sinistro». pspsluazcftr Con tutta evidenza lo scoppio è stato provocato da una scintilla: <In certi casi — ha precisato il signor Hugo — baA sta a provocare la sciagura l'attrito di una piccozza contro una pietra». Ma circolano già altre versioni. La più roman* zesca parla del sabotaggio (un caso di sabotaggio venne infatti scoperto nei mesi passati, senza conseguenze). Massimo Conti Il dramma della moglie di un minatore rimasto sepolto: la giovane donna è trattenuta mentre, disperata, vuol raggiungere l'ingresso della tragica miniera (Tel.) Il viso inceronato per le ferite, uno dei minatori salvati dalle squadre di soccorso rievoca le drammatiche ore vissute nella galleria della miniera di Louisenthal (Tel..)

Persone citate: Denk, Gilli, Giuseppe Violi, Hans Hugo, Hugo ? Baa, Massimo Conti, Teofilo Giili, Waldemar Meinecke, Walter Kiefer

Luoghi citati: Reggio Calabria, Saar