Il romanziere dei "giovani bruciati" russi è un medico trentenne dall'aspetto di pugile di Enzo Bettiza

Il romanziere dei "giovani bruciati" russi è un medico trentenne dall'aspetto di pugile INTERVISTA 1 ON L'AUTORE DEL "BIGLIETTO STELLATO.. Il romanziere dei "giovani bruciati" russi è un medico trentenne dall'aspetto di pugile Vassilij Aksionov, con il suo primo libro, ha conquistato un enorme successo e spaventato i censori - Presentando gli studenti scanzonati, apolitici e vagamente cinici delle grandi città, è apparso come l'esponente del «revisionismo» contro i superstiti staliniani Ha il coraggio di definire Pasternak « grande poeta e patriota»; ma ammette che farà qualche «correzione» al pur innocuo romanzo (Dal nostro corrispondente) Mosca, 6 febbraio. Vassilij Aksionov, che mi siede dì fronte con i capelli tagliati quasi a spazzola, il naso corto e schiacciato, il torace atletico inguaìnato in un maglione grigio, e che in un impeto d'entusiasmo mi dice «Hemingway è il più grande scrittore del secolo! >, riporta alla mente le ansie di un Elio Vittorini trentenne. Lo stesso aggettivo rispunta sulle sue labbra, incrinate da una screpolatura rimarginata che dà l'ultimo tocco al suo imponente fisico da boxeur, quando affiorava il nome di Pasternak. c Grande poeta e grande patriota! > esclama, e non posso fare a meno di avvertire, nell'insolita qualifica di «patriota», una vibrazione polemica contro i detrattori politici che allo sfortunato autore del Dottor Zivago imputarono, tra le altre cose, anche scarso senso patrio. Questo giovane ventinovenne, che si esprime cosi liberamente, non viene comunque da una palestra di pugili ma dalle aule della facoltà medi:, ca di Leningrado. LI si è laureato e, quasi fino ad un anno fa, esercitava la professione di specialista di malattie polmonari. Ha abbandonato, ormai, la medicina per dedicarsi completamente alla letteratura e la sua nuova -carriera prosegue tra successi, discussioni, polemiche. L'autore del Biglietto stellato, presentato in Italia da Eineudi e a cui, con un eccesso di fantasia pubblicitaria, è stato attribuito il ruolo di rappresentare lo stiljagismo, ossia la rabbia anticonformista de1 coetanei sovietici dei beatniks americani, mi riceve in un ambiente che non s'attaglia né alla sua personalità, né al linguaggio dei suoi personaggi L'Ente culturale incaricato alla sovrintendenza delle interviste fra giornalisti stranieri ed esponenti della cultura sovietica ci ha messo a disposizione uno dei suoi più solenni saloni, che, fra tanti tappeti, cristalli e divani, ricorda 'a hall di un lussuoso albergo ottocentesco: Aksionov, evidentemente, non si sente a proprio agio. Contiene a stento la sua mole straripante, che ha qualcosa di americano, tra i fragili bracciuoli di una poltroncina foderata di raso violetto. Nel suo buffo romanzo, che egli sta ora sceneggiando per un film, gran parte della critica ufficiale ha voluto vedere un pericolò di corruzione non solo per i canoni letterari convenzionali, ma per il costume e l'atteggiamento dei giovani. La realtà è più complessa: il libro, per molti lati ingenuo e innocuo, piuttosto che un veleno per la gioventù sovietica, ne è un'espressione. Ciò che ha allarmato i censori è stata la scoperta che gli studenti, a Mosca come a Leningrado, a Minsk come a Odessa, usano 10 stesso gergo apolitico, scanzonato, fiorito di barbarismi e venato di un certo candido cinismo, che è il sale del romanzetto dì Aksionov (la trama, di per sé, culmina nel più edificante ottimismo). Anche se quella critica se la prende in superficie con il contenuto, sono in verità le stramberie del linguaggio, i dialoghi in libertà, le osservazioni disincantate che la sconcertano. Aksionov assicura che le frasi e i vocaboli della sua operetta non sono inventati, esistono, sono uno stato d'animo diffuso nelle aule scolastiche; , riconosce, soltanto, di avere « forse un po' esagerato >. Quando accenno alla critica più propriamente polìtica mossa al suo lavoro, la definisce « superne!die e nervosa». 11 discorso devia così su Kocetov, lo scrittore di cui ci siamo già occupati e che in questo momento incarna la reazione « dogmatica » dei nostalgici contro le sentenze «revisionistiche» rappresentate, nella narrativa, da Aksionov, e nella poesia da Evtuscenko. Le due correnti hanno ormai 1 rispettivi testi rappresentativi nel Segretario regionale di Kocetov, storia di un ambiguo caso di coscienza maturato nell'atmosfera della sconsacrazione di Stalin, e nel Biglietto stellato di Aksionov, cronaca di un gruppo di giovani che, senza parlarne, sembrano accettare con molto entusiasmo, nei gesti e nelle allusioni, quella sconsacrazione. Domando al trentenne se ha letto il libro del cinquantenne: «Ho tentato — risponde — ma non ci sono riuscito. Mi annoiavo, e ho lasciato il romanzo a metà. Tutto ciò che scrive e dice Kocetov, mi riesce antipatico ». Sul realismo socialista, che resta ancora sempre l'unità di misura convenzionale per valutare l'orientamento di uno scrittore russo, Aksionov esprime qualche idea abile, sfumata, tuttavia sufficientemente chiara sotto la trama speculativa. « Il realismo socialista può racchiudere in sé varie forme e tendenze. Esso, come tendenza generale, rappresenta un ottimismo storico, finalistico; è un atto di fede nel destino ultimo dell'uomo. Ma, secondo me, non può identificarsi con un ottimismo automatico, valido per ogni circostanza. Esiste, per me, un ottimismo complesso, che non corre su una traiettoria liscia e si può esprimere anche nel dramma e nella tragedia ». Definisce il periodo staliniano in letteratura come « conservatore » e lo rifiuta; non si può più scrivere come allora; ma come si dovrebbe scrivere oggi non lo dice, e si ha l'impressione che forse lui stesso, Aksionov, non lo sappia. L'abisso dell'oscurantismo staliniano da cui questi giovani escono a tentoni cercando al Auto il libro, l'autore straniero che possa illuminarli, riallacciarli allo sviluppo naturale della letteratura europea che qui si fermò con il suicidio di Majakowski e la liquidazione di Babel, gli ha lasciato sulle spalle un umiliante fardello: l'ignoranza. Lo stalinismo non incarnò soltanto una soffocante vigilanza teologica sul dinamismo della cultura; privò, materialmente, la cultura di testi, di traduzioni di maestri, di conoscenze, di sussidio critico. < Da noi si traduce poco », riconosce Aksionov. Sa, piuttosto vagamente, che esistono Kafka e Joyce. Ha messo cosi Hemingway e Salinger, divulgati in versione russa, al culmine della modernità. Quando gli obietto che Faulkner è più interessante dì Heming way, anche se meno piacevole, mi dà un'occhiata inte¬ ressata e incredula: di Faulkner non ha letto che un raccontino mal tradotto. Altra e non meno pesante eredità dello stalinismo letterario, è l'indifferenza dei giovani scrittori per 1 contenuti Abituati, per riflesso orma: condizionato, a rispettare certi clichés obbligati nella trama, non le attribuiscono più importanza e, sforzandosi di costruire una cornice per personaggi e situazioni convenzionali che sfuggano alla censura politica, scaricano gli impulsi creativi nei problemi for¬ mali, nello stile, nel linguaggio, nelle acrobazie filologiche E' il caso di Aksionov, che ha caricato una storia banale di audaci fermenti formali. L'impalcatura esterna, i fatti, non sembrano interessarlo molto: ma preannuncia con la massima indifferenza, come si trattasse di una normale operazione amministrativa che, date le critiche suscitate da certe situazioni del Biglietto stellato, ne rivedrà la prossima edizione e vi apporterà « alcune correzioni ». Enzo Bettiza

Luoghi citati: Eineudi, Italia, Leningrado, Minsk, Mosca, Odessa