L'assassino di Tremosine ricostruisce in aula il suo tentativo di suicidio

L'assassino di Tremosine ricostruisce in aula il suo tentativo di suicidio L'assassino di Tremosine ricostruisce in aula il suo tentativo di suicidio Due detenuti testimoniano di averlo trovato appeso a un'inferriata in carLelti in udienza i messaggi che l'imputato inviò dalla cella ai parenti cere (Dal nostro corrispondente) Brescia, 5 febbraio. E' ripreso oggi in assise il processo a carico di Giuseppe Rossi, 11 « mostro di Tremosine ». Il primo toste chiamato nell'emiciclo è il direttore del carcere. Egli dichiara che dal maresciallo degli agenti di custodia Carlo Pardelli ha saputo che il Rossi, nei giorni precedenti il 16 gennaio, aveva manifestato propositi suicidi e aveva preparato una striscia con i brandelli di un asciugamano, poi trovata sotto il pagliericcio di un compagno di cella. Sul tentativo di suicidio riferiscono i due detenuti che si trovavano con il Rossi. Viene interrogato per primo Luigi Festa, di origine napoletana, in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio. Presidente — Racconti quello che sa. Teste — In un giorno imprecisato del gennaio scorso (si saprà poi che è il 14), dopo la mezzanotte sono stato chiamato improvvisamente dall'altro mio compagno di cella Mayer, che aveva trovato 'I Rossi vicino alla finestra col cappio al collo e una estremità legata alla» sbarra. Io ho visto, o mi è sembrato di vedere, ebe il Rossi penzolasse lungo il muro e fosse sospeso a 20-25 centimetri da terra. Fatto sta che lo liberammo e riportammo sul letto, gii demmo una sigaretta e dopo ci addormentammo.' Presidente — Aveva dei segni sul collo? Teste — Sì, e gli sono rimasti per due giorni. Presidente —; In carcere, che cosa vi ha detto il Rossi? Toste — Il Rossi ci ha raccontato ciò che aveva fatto, cioè che aveva ucciso i suol genitori, ma lo aveva fatto, ha affermato, in un momento in cui non capiva più niente. Ed ecco presentarsi Giancarlo Mayer: un friulano, In prigione anch'egli per reati contro la proprietà. Egli dice: « Verso la mezzanotte del 14 gennaio, dopo la conta, ho visto il Rossi recarsi al gabinetto. Passati dieci minuti circa, siccome avevo necessità anch'Io, andai a sollecitarlo: l'ho trovato col cappio al collo e una estremità all'inferriata, mentre era ancora sulla pattumiera rovesciata». Presidente '— Perché non avete riferito al maresciallo Pardelli i particolari? Teste — Non lo abbiamo fatto perché non ce li hanno richiesti. Ci hanno chiesto se aveva fatto sul serio o no e abbiamo risposto che lo sapeva soltanto luì. Io, intanto, ho nascosto sotto il mio pagliericcio la striscia di tela. Quindi avviene il confronto fra il Festa e il Mayer, originato dalla discordanza della loro versione; ma poi si perviene alla chiarificazione: può darsi che il Festa, coperto dal Mayer, non abbia visto che 11 Rossi era ancora sulla pattumiera Nella udienza pomeridiana Giuseppe Rossi è fatto uscire dal suo recinto e chiamato dal presidente a ripetere il gesto di tentato suicidio. Con assoluta precisione, come sempre, l'imputato ripete particolareggiatamente la preparazione al suicidio e anzi accompagna la descrizione con l'atto di appre stare il cappio. A questo punto il presidente fa produrre la pattumiera e vi fa montare il Rossi. La pattumiera cede sot to il suo peso e subito l'imputato spiega: < Qui è caldo e al lascia andare; nel gabinetto del carcere invece è freddo e rimane rigida». Un milite si reca in carcere e ritira un'altra pattumiera. Il Rossi vi sale nuovamente, ma stavolta il recipiente non cede, dando ragione alla sua osservazione. Segue la lettura delle lettere sequestrate e messe agli atti; sono scritte in modo molto corretto per uno che ha appena superato le elementari. In tutte il Rossi esterna il suo pentimento, invoca il perdono dai parenti e quello del parroco e la pace per la sua anima Vi sono scritte frasi come queste: <L'ho fatto senza pensare a niente»; «Sarà stato il diavolo a spingermi a fare quello che ho fatto; chiedo perdono ai miei cari ». Al parroco dice: « Mi faccia il piacere di dire una Messa per i miei defunti ». « Solo Dio può salvarmi. Lei è un uomo di Dio e anch'io sono figlio di Dio. I miei cari mi hanno già aiutato nel farmi perdonare dal miei parenti e da lei ». Una lettera del giorno di S. Lucìa, quando cioè nel Bresciano distribuiscono doni • giocattoli, reca 11 ricordo della sorellina e dice: « Spero che anche su in Paradiso festeggino questa data». Da un'altra lettera si sa che a Natale il Rossi ha fatto la Comunione. In un'altra ancora scrivei «Non è vero che sono matto. Prego sempre perché mi sollevo dal tormento ». E poi : « La mamma è là In cielo; io l'ho uccisa, ma lei sa che non sono stato lo ». « Solo Dio mi ha visto; la mia mamma avrà saputo da lui che cosa ho fatto e credo che mi avrà già perdonato ». « Di giorno vedo l miei parenti, di notte li sogno», e così via di seguito su questo tono. In ogni lettera al parenti, Giuseppe Rossi chiede un po' di soldi. Il sopraluogo a Tremosine e stato stabilito per mercoledì, ad ora da definirsi s. m. Il giovane assassino di Tremosine entra in aula (tel.)

Luoghi citati: Brescia, Tremosine