Nuovo processo a Genova a due «amanti diabolici»
Nuovo processo a Genova a due «amanti diabolici» Nuovo processo a Genova a due «amanti diabolici» Secondo l'accusa la donna avrebbe spinto l'amico al delitto per disfarsi del marito • Poi inscenarono il suicidio - Il fatto avvenne in Sardegna (Dal nostro corrispondente) Genova, 31 gennaio. € 2von incolpate nessuno perché mi sono morto io ». Queste e: atte parole erano scritte in un biglietto che fu rinvenuto accanto al cadavere del contadino Francesco Pilo di 27 anni, maciullato dal treno. La salma fu ritrovata il mattino del 5 dicembre 1956 nella campagna di Osilo, accanto alla linea ferroviaria SassariTempio. Fu un ferroviere ad avvertire il capostazione di Osilo. Per quasi sei mesi tutti credettero al suicidio del giovane agricoltore, anche se non riuscivano a trovare un movente al gesto disperato. Poi la famiglia del morto avanzò sospetti sulla vedova, Francesca Migheli, una ragazza aassarese che allora aveva 25 anni. Cosi solo ai primi del luglio 1957 si può collocare l'inizio della vicenda giudiziaria della coppia indicata come gli « amanti diabolici ». Il primo sospetto nacque quando i congiunti del morto rivelarono ai carabinieri che la Migheli aveva allacciato da un anno e mezzo una relazione con un amico di famiglia. Giovannino Sonnu di 30 anni. Costui era stato visto partire per la caccia, assieme al Pilo, proprio all'alba del 5 dicembre '56. Da queste premesse, di per sé compromettenti ma che 11 Sonnu ha negato recisamente anche per la parte concernente la partita di caccia, prese le mosse l'indagine che in pochi giorni portò all'arresto del due amanti sotto l'imputazione di omicidio premeditato. Gli inquirenti riuscirono a raccogliere molti indizi. Tuttavia la Migheli e il Sonnu hanno sempre proclamato la loro innocenza Parve inverosimile che il Pilo, avendo deciso di su ridarsi, fosse partito quel mattino renando nello zainetto la colazione. La vedova però presentò il biglietto in cui il marito manifestava propositi suicidi e mostrò un breve testamento, manoscritto, per consentire un raffronto delle due scritture. Sui due documenti sono state redatte parecchie perizie calligrafiche, dal responso sostanzialmente equivoco, anche se tale da far sospettare che biglietto e testamento possano essere stati opera del Sonnu anziché del Pilo. . La Corte d'Assise di Sassari, nell'aprile '59 ritenne la Migheli e il Sonnu colpevoli di avere ordito la morte del Pilo (la donna voleva, secondo l'accusa, disfarsi del marito; l'amante avrebbe stordito 11 Pilo afferrandolo alla gola e- l'avrebbe gettato sotto un treno in stato di Incoscienza per dare verosimiglianza al suicidio) e li condannò all'ergastolo. Un anno e mezzo dopo, nel novembre del 1960, l'Assise di Appello considerò autentico il biglietto trovato accanto al cadavere e ritenne il Pilo suicida. Cosi mandò assolta la coppia perché il fatto non sussiste. Il P.M. ricorse in Cassazione. E' da notare che anche il magistrato che stilò la motivazione della sentenza non dimostrò di condividerne in pieno la decisione. In effetti il proscioglimento fu giustificato con argomentazioni insufficienti, consentendo alla Cassazione di annullare il verdetto incaricando i giudici dell'Assise di Appello dì Genova di riesaminare la vicenda. Il primo patrono di parte civile, l'avv. Francesco Adriano, ha parlato stasera. Per lui non sussisterebbero dubbi sulla colpevolezza del Sonnu e della Migheli. I due non soltanto avrebbero ordito l'assassinio del Pilo, ma avrebbero anche contraffatto il testamento del contadino per appropriarsi dei suol averi. Il processo dovrebbe concludersi il 6 febbraio. e, gj,
Persone citate: Francesca Migheli, Francesco Adriano, Francesco Pilo, Giovannino Sonnu, Migheli
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