Condannato non lo vogliono in cella perché risulta innocente per un errore

Condannato non lo vogliono in cella perché risulta innocente per un errore Condannato non lo vogliono in cella perché risulta innocente per un errore Detenuto e processato per omicidio è stato assolto in appello Tre giorni prima però gli erano stati inflitti due anni per estorsione - Ma la condanna non era stata comunicata al carcere (Dal nòstro corrispondente) Napoli, 31 gennaio. Un caso probabilmente senza precedenti, nelle nostre cronache giudiziarie è accaduto al carcere di Poggioreale. Un agricoltore detenuto, Giacomo Tafuro, assolto dall'accusa di omicidio ma condannato a due anni per estorsione in un altro processo, messo in libertà, per un errore dell'Ufficio matricola e della Procura della Repubblica, ha chiesto di restare in prigione. E fra le sue più vive proteste è stato liberato. Giacomo Tafuro fu incriminato insieme al Aglio Mario ed alla figliola Michelina perché il 31 maggio del '57 l'intera famiglia aveva partecipato a quella che, paragonandola alla pesca del tonno, ucciso a colpi di fiocina dopo essere entrato in un < corridoio » di reti, venne detta dal rappresentante di Parte civile una < mattanza per onore >. Il < matado », l'ucciso, fu un certo Pietro Desiderio, che avendo certi conti da rendere alla Giustizia, aveva trovato ospitalità, nelle campagne del Nolano (sempre solidali con 1 ricercati) e precisamente in casa del Tafuro. Il latitante fu accolto, nascosto e col tempo avc2Igdlndndrccutdlllpclmflciiiiiiiiiiiiiiiiftiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiii assunto quale collaboratore, regolarmente retribuito nei lavori agricoli. Sennonché Giacomo Tafuro e la moglie And reana avevano due belle figliole: Michelina e Luigia, di 20 anni la prima e 19 l'altra. Il Desiderio — che era un gagliardo giovane — facilitato dalla tentatrice solitudine della fattoria Feudo (questo il nome derivato dalla contrada) giurò ad entrambe l'eterno amore, riuscendo a nascondere a ognuna delle sorelle la relazione ohe aveva iniziato con l'altra. Secondo l'uso dell'ambiente contadino di quelle contrade, un uomo che vuole sposare una donna le.mostra la serietà delle sue intenzioni rapendola. Se lei si fa rapire, allora è raggiunta la prova che l due si amano. Dopo il ratto, le nozze sono d'obbligo. Chi è pratico del Nolano, sa bene che il ratto se non porta all'altare conduce al cimitero. E Pietro Desiderio confermò la schiettezza dei suoi sentimenti a Michelina Tafuro fuggendo con lei in una sua caia nella periferia di Castellammare. A questo punto Luigia, vedendo che 1 fiori d'arancio sbocciati per la sorella erano appassiti per lei, rivelò iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiifiiiiiiiij , i . a o , e è o a a ò alla madre d'essere stata sedotta. Lo sdegno dei familiari nell'apprendere questa novità fu calmato solo dal ragionamento che se avessero soppresso ; l'ingrato ospite (sempre ricercato senza alcun esito dai carabinieri) avrebbero anche eliminato il promesso sposo di Michelina. Sennonché Pietro Desiderio commise un errore. Si recò da Castellammare a Saviano, in casa dei Tafuro insieme alla sedotta ufficiale — cioè Michelina — e anziché rassicurarli sulla sua buona volontà di sistemare la faccenda con un bel < si » innanzi al curato chiese, per sposarsi, almeno due milioni in contanti. Quella ferma richiesta fu la scintilla che fece esplodere l'odio compresso. Mario, fratello di Michelina, si assunse il ruolo di «primo vendicatore dell'onore » e sparò al Desiderio due colpi di fucile da caccia, ferendolo mortalmente. Nel primo processo vennero condannati a 15 anni il padre (rimasto latitante) e il Aglio e assolta invece Michelina. Nel secondo conclusosi ieri, benché la Pubblica Accusa avesse chiesto la riconferma della precedente sentenza per Mario e Giacomo Tafuro e 9 anni per Michelina, la Corte riconfermò la sentenza solo per Mario, assolvendo la figlia ed anche il padre intanto costituitosi. L'imprevisto è accaduto sta mane. Infatti quando è stato detto a Giacomo Tafuro che poteva andarsene tranquillamente a casa, egli ha osservato che tre giorni prima, a un al tro processo, ebbe 24 mesi di carcere per estorsione. La con danna gli fu inflitta sempre dalla stessa Corte di appello che lo aveva assolto nel successivo processo dal reato di concorso nell'omicidio di Pietro Desiderio. Ma evidentemente per una mancata comunicazione al carcere della condanna a 2 anni, l'ufficio matricola di Poggioreale ignorava ogni co sa. Invano Giacomo Tafuro ha sollecitato la testimonianza di vari compagni di cella. La dì rezione è stata Irremovibile. Chi non è condannato non può rimanere in galera. E lo ha messo fuori. Il Tafuro, per non avere poi altre noie ha fatto telefonare subito dal suo aw. Francesco Saverio Siniscalchi ad un giudice della Corte da cui era stato condannato, il consigliere Gennaro Serio, informandolo di quanto era accaduto perché il magistrato sapesse che egli era uscito si, ma non di sua volontà. Il consigliere di Corte d'appello, Serio, ha assicurato il Tafuro del suo sollecito interessamento perché gli vengano mandati al più presto i carabinieri per arrestarlo nuovamente. Intanto Giacomo Tafuro; condannato, sta fuori e si è goduta questa notte nella casa di Saviano una dolce parentesi di libertà. Crescenzo Guarino iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiii

Luoghi citati: Castellammare, Michelina, Napoli, Saviano