Giovane donna uccisa in auto a rivoltellate dal suo amico, figlio di un alto funzionario

Giovane donna uccisa in auto a rivoltellate dal suo amico, figlio di un alto funzionario Trovata cadavere sulla neve lungo la statale di Avellino Giovane donna uccisa in auto a rivoltellate dal suo amico, figlio di un alto funzionario La vittima, di 26 anni, era nota per la sua bellezza e le facili avventure - L'omicida è sposato ma aveva lasciato credere d'essere scapolo - Nel 1956 era fuggito in Venezuela dopo avere sottratto 25 milioni in valori bollati alla banca di cui era cassiere - Rientrato in Italia aveva scontato una breve pena - Ha sparato alla sua compagna che voleva lasciarlo - Trovato in casa svenuto e ferito (Dal nostro corrispondente) Napoli, 30 gennaio. Una giovane donna, Elvira Zevola, molto nota in taluni ambienti della città per la sua bellezza e la movimentata vita < sentimentale », e stata trovata uccisa lungo la < statale SS» sotto un cespuglio coperto di neve, nell'Alta Irpinia. La polizia ha informato che l'omicida è Giacomo Rossi, ex-cassiere di un importante istituto bancario, già condannato perché nel '56 si impadronì di 25 milioni in valo¬ ri bollati rivendendoli sottocosto ad alcuni tabaccài. Il 10 aprile di quell'anno U Rossi, nonostante il mandato di cattura — firmato due giorni prima — sali tranquillamente su di un apparecchio dell'Alitalia recandosi nel Venezuela, Costituitosi nel '59 a Ciampino prima che scadesse il fermine per poter beneficiare dei due anni di condono previsti dall'ultimo provvedimento d'amnistia per i latitanti, ebbe quattro anni e mezzo poi ridotti di otto mesi in appello. A Caracas il Rossi — che è figliolo di un alto funzionario del ministero delle Finanze in servizio a Napoli — sposò una donna schedata dal « buon costume », Rosa Gagliardi da Catanzaro. Questa l'aveva denunciato < per sfruttamento » sostenendo d'avergli dato in varie riprese sei milioni. Tali somme erano indispensabili al Rossi, desideroso di vivere una brillante esistenza mondana, mostrandosi in lussuose auto che non pagava dopo la prima rata. Fu con questo sistema che egli apri uno studio di rappresentanze commerciali in via del Chiostro, ove mobili e macchine da scrivere furono acquistati a credito. Uscito da Poggioreale, fitto un appartamento in via Marina ove abitava insieme alla moglie rientrata anch'essa dal Venezuela. Ma riprese subito la vecchia vita. Il padre, Modestino, ispettore generale del ministero delle Finanze, ed il fratello Gennaro funzionario della Pubblica istruzione ogni tanto impietositi gli davano del denaro ed ottimi consigli. Ma non serviva. Sfoggiava-eleganti abiti, frequentava cocktalls e giocava d'azzardo. Per mantenere questo tenore ricorse al solito sistema di allacciare una relazione con qualche donnina desiderosa di rifarsi un'esistenza rispettabile attraverso il rammendo di un matrimonio con tight e fiori d'arancio. La trovò nella Zevola, dall'esistenza molto movimentata ed assai ben conosciuta in Questura, dove risultano nell'archivio numerosi precedenti fra cui più, di una diffida. Il padre di lei, Giuseppe, era morto da tempo, la madre Maria gestiva una piccola ma frequentata trattoria in via Dalbono. La Zevola sposò giovanissima un militare degli Stati Uniti, Peter Mincon che, stancatosi, la lasciò preferendo dedicarsi all'allevamento dei merinos in Australia e rendendosi irreperibile, tanto che lei aveva in corso una pratica di « morte presunta » per ritornare nubile. La donna gradì molto la corte del Rossi che si disse scapolo. Seppe che egli era laureato in economia e commercio ed apparteneva ad un'ottima famiglia. Lei aveva 26 anni e lui SI. L'idea di quelle nozze le piacque, anche se non lo amava. Fu Giacomo Rossi però ad innamorarsi, e forte. Per avere un luogo dove incontrarsi senza occhi indiscreti fitto un appartamentino al Vomero in via Bonito. Ma negli ultimi tempi i rapporti erano divenuti estremamente difficili. La relazione durava da otto mesi ed Elvira — che gli aveva dato spesso somme notevoli — non intendeva sopportare oltre quegli indugi. Il Rossi, innanzi a quelle continue pressioni e richieste e solleciti, non poteva che inventare scuse su scuse. E lei, esasperata, aveva deciso di lasciarlo. Ieri Giacomo Rossi la invitò ad Avellino dove si recava per contrattare la vendita di un terreno del padre all'Ina-Casa. Elvira accettò: l'argomento non la interessava ma l'occasione le parve buona per un definitivo chiarimento. E' evidente ora come accadde la tragedia durante quel lungo colloquio in auto. La donna dovè esprimergli l'irremovibile proposito e lui, non volendo perderla, trascinato dall'ira impugnò l'arma e fece partirò i( colpo. Poi, accortosi di averla uccisa, l'abbandonò sulla via. Nell'ansia di libe¬ rarsene lasciò in auto il cappotto, una scarpa sfilatasi e la borsetta. Un frate francescano, padre Gaudenzio da Pescolanciano, percorrendo sulla « 600 » quella via scoprirà, inorridito, il corpo della donna. La morte è avvenuta da poco, con un solo proiettile alla tempia sinistra. L'assenza d\ orme sulla neve, al limite di un bosco di faggi, rivela che non vi fu neanche lotta. Poco dopo, ad Avellino in via dei Due Principati, il brigadiere Alfonso De Chiara della squadra mobile trova un'Alfa S000 bianca abbandonata con lo sportello sinistro aperto. La osserva: dentro vi sono larghe macchie di sangue sul sedile e sangue vi è ancora su una pelliccia di breitschwanz. La scarpa sinistra, una borsetta di coccodrillo « francese », un cappotto, un caricatore di proiettili IjSS confermano che è l'auto su cui Elvira Zevola venne uccisa: nella borsetta vi è anche la sua tessera. E' la targa dell'Alfa che fa risalire poi immediatamente al proprietario. I genitori dì Giacomo Rossi, interrogati, ignorano tutto. Lo stesso appare con la moglie cui egli, dopo il delitto, aveva telefonato dicendole che sarebbe andato a Milano. Nella notte telefonano al commissariato del Vomero. E' il portiere di via Bonito 52. Ha letto % giornali, visto la foto del ricercato e da buon portiere avverte subito la polizia che Giacomo Bossi è là. Pochi minuti dopo due sottufficiali, il maresciallo Guglielmo Molinaro e il brigadiere Vincenzo Capobianco salgono le scale ed entrano forzando la porta. Giacomo .Rossi è a terra, svenuto. Sul pavimento vi è una pistola e una bottiglia di whisky completamente vuota. Lo trasportano di peso al « Cardarelli » ove i medici gli trovano un grave stato di « choc », e varie contusioni che lo stesso Rossi si è prodotto durante una crisi di disperazione battendo il capo contro la parete. Ma non ha tentato veramente di uccidersi. Se lo avesse voluto aveva lì l'arma, carica ed efficiente. Crescenzo Guarino Elvira Zevola, la giovane donna assassinata (Telefoto Giacomo Rossi per l'omicidio arrestato (Telefoto)