Hanno donato tutto ai poveri: denunciale per lo fantesca "non in regola"

Hanno donato tutto ai poveri: denunciale per lo fantesca "non in regola" Paradossale e commovente vicenda di due anziane sorelle di Ceva Hanno donato tutto ai poveri: denunciale per lo fantesca "non in regola" Da quarant'anni le due donne, entrambe malate, sono assistite da una carne-, riera che è diventata parte integrante della loro famiglia - L'ispettorato del lavoro ha chiesto l'intervento del pretore per il mancato pagamento dei contributi (Dal nostro inviato speciale) Ceva, 26 gennaio Tre vecchie donne che credevano di essersi isolate dal mondo e vivevano appartate come in clausura, sono da qualche giorno angosciate da un evento mai immaginato: il pretore, addirittura, dovrà interessarsi di loro e chiarire una questione posta dall'ispettorato del lavoro. Abitano in via Sauli, in un palazzetto dai portici che appartenne — come ricorda una lapide — al conte Lodovico Sauli d'Igliano, e occupano due alloggettl al primo e al secondo piano, collegati da una ripidissima scala intema. Nel mobili, nei quadri, nei soprammobili sono i segni di un'agiatezza antica su cui è caduta la polvere del tempo e della tra- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiiiiiiiiib scuratezza. Le sorelle Camilla e Domenica Ruatta, di 71 e 84 anni, sono le figlie di un notaio che possedeva case e cascine, ereditarono 1 beni di famiglia e invecchiarono senza mai separarsi. Dieci anni fa, colte da fervore religioso, donarono il loro patrimonio per fondare un'opera pia: l'Istituto secolare delle zelatrici del Sacro Cuore, riservandosi l'usufrutto dei beni. Ma lo zelo della carità le indusse ancora a beneficare, a donare anche una gran parte del redditi, ormai scarsi, delle campagne. «Arrivavano carri pieni di frutta e verdura — dicono i vicini di casa — e le pie signorine li mandavano all'asilo infantile o al ricovero del vecchi >. < Ora sono entrambe malate: una è colta da una forma di paralisi, l'altra da un sereno dolce turbamento che la fa sembrare a una mite vecchia fanciulla, e vivono rinchiuse in una stanza del secondo piano, senza più uscire, circondate dal ricordi di una lunga monotona serie di anni, senza accorgersi che il mondo è tanto cambiato. Chi le cura? chi prepara i pasti frugali? Un'altra anziana donnetta di 72 anni, Maria Vassallo; che da quarant'anni vive con Camilla e Domenica Ruatta. Cameriera, donna di fiducia, dama di compagnia: difficile stabilire una qualifica: « Da quarantanni sono in questa casa — dice — e sono affezionata alle signorine: questa ormai è la mia famiglia. No, non prendo stipendio e non 10 chiedo. Sono di casa: come farebbero le signorine senza di me? Le guardi: non possono più uscire, non possono fare nulla in gasa». E' il vecchio tema della cameriera che nella cattiva ventura si unisce alle vecchie padrone per formare una sola famiglia. Ma a questo punto si affaccia un signore che, forte di un articolo di legge, pone delle domande imbarazzanti. Bisogna sapere che il fattore d'una cascina, che fu già delle signorine Ruatta, convinse le pie signorine ad affidare a una sua nipote il compito di sbrigare qualche lavoro domestico, un paio d'ore al giorno; in tal modo la nipote avrebbe potuto fruire delle assicurazioni sociali.. Camilla e Domenica Ruatta non seppero dire di nò, e fin qui tutto andò bene, ma un brutto giorno interviene un ispettore del lavoro per controllare e trova non la nipote del fattore — che compariva di rado — ma Maria Vassallo. La interrogo, le risposte sono confuse, la vecchietta è emozionata e l'ispettore ne conclude che la Vassallo è una dipendente, lavoratrice domestica, e che la sua posizione assicura Uva non è in regola. Si profila 11 pagamento di contributi arretrati, di multe, qualcuno parla perfino di prigione. Sgomente le tre donne si rinchiudono in casa, unite da un'affettuosa disperata solidarietà, non vogliono più aprire la porta, non vogliono vedere nessuno, han¬ no paura di tutto e di tutti. Il pretore giudicherà l'intricata situazione che noi abbiamo tentato di esporre, ottenendo a stento di essere ammessi nella stanzetta-rifugio delle tre donnette. Le Signorine Ruatta non sanno più spiegarsi in modo comprensibile se non con la loro fida compagna e con il solo uomo in cui hanno fiducia: un bravo artigiano, il mobiliere Camia che ne interpreta il confuso mormorio e lo traduce. Le risposte a tante domande sono monche, incerte, confuse. Difficile è stabilire i mezzi di cui dispongono le sorelle Ruatta dopo le donazioni compiute, ma sembra che non manchi loro il necessario. Questo non è un dramma della povertà, è il dramma di un mondo antico, irreale, quasi di clausura, brutalmente rotto da un'indagine di legge che, dopotutto, potrebbe assicurare un'assistenza sociale a Maria Vassallo il giorno in cui le sue padrone venissero a mancare (chissà se hanno anche pensato all'avvenire della donna che da quarant'anni le assiste?). Non sarà facile il compito del pretore se, accertando i fatti e applicando la legge, avrà lo scrupolo umano di non turbare troppo il gruppo solidale delle tre vecchiette spaurite e tremanti: fanno una. grande pena. Ettore Doglio Maria Vassallo, a sinistra, con le due anziane sorelle Ruatta che assiste da 40 ann iiiiiiiiiii^ i

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